martedì 5 gennaio 2016

Gironzolando per la città: sogni, librerie indipendenti e l'amore per i libri


Sì, sono ancora viva.
So che ormai stavate organizzando le battute di caccia con i cani alsaziani per venirmi a cercare, ma invero sono sempre stata qui, con mille idee a frullarmi per la testa. Cioè, qui; se per qui intendete al lavoro, dispersa fra mille impegni o ai fornelli a cucinare per trentordici persone in occasione delle feste, allora sì, ero qui. Sappiate che, anche mentre mi destreggiavo fra la ricetta di una vellutata di patate e broccoli e una corsa al supermercato per comprare un ingrediente mancante, ho sempre pensato a voi. E al blog, a come innovarlo, a come renderlo sempre più interessante e sfizioso per ogni genere di appetiti.

Disegno di proprietà della sua scandalosamente
brava autrice, C. Cassandra
Un paio d'idee mi sono venute in mente, ma per ora non ve ne parlerò. Se c'è una cosa sulla quale tutti gli artisti concordano, è questa: se avete un'idea, non spifferatela in giro. Non tanto per il timore che vi venga sottratta, bensì per il fatto che le idee sono germogli teneri, vulnerabili, e vanno protette. Da cosa? Ma da tutto: dalle critiche, dai consigli e perfino dagli apprezzamenti. Tutto può far vacillare un'idea, finché non è ben radicata nella volontà. E' per questo che, come ho imparato dal grande maestro Stephen King, quando mi ritrovo a gironzolare per il paese in cerca d'ispirazione e un'idea mi folgora, in genere cerco di lasciarla da parte per un po'. Se dopo qualche giorno è ancora lì, e non mi sembra affatto malvagia, allora la appunto sul taccuino e la lascio stare ancora per un po'. Se è davvero una buona idea, inizierà a fiorire da sé.

Ma andiamo a quanto di più solido e concreto esista: libri! Acquisti! Librerie! Yeeeeeh! \*_*/
Ehm.
Nelle ultime settimane, complici la tredicesima e i fumi dell'alcol post festeggiamenti natalizi (?), mi sono ritrovata in spedizione punitiva a Sarzana, una cittadina vicino a casa mia. Era sera, faceva un freddo del diavolo e la copisteria non voleva farmi le fotocopie di "Adorata creatura" di Vita Sackeville-West e Virginia Woolf in un tempo ragionevole. Ormai avevo pagato mezz'ora di biglietto del parcheggio, perciò mi sono ritrovata a bighellonare per i viottoli del borgo, accompagnata dal rumore leggero dei miei passi. Le luci delle luminarie. Il vapore del mio respiro. Non so esattamente a che punto mi sono accorta di starmi dirigendo verso la mia libreria preferita, L'altro luogo; so solo che, quando sono arrivata davanti alla porta e l'ho trovata buia e chiusa, con la luna che illuminava crudelmente gli scatoloni abbandonati all'interno, mi sono sentita perduta.
Non può essere, mi dicevo. Non può aver chiuso.
Poi, noto un cartello: CI SIAMO SPOSTATI IN VIA XXX. Cioè, c'era un nome al posto delle x, è per privacy che non la scrivo. Faccio bene? Faccio male? Who knows?
Comunque sia, mi sono ricordata che la libraia, Anna, mi aveva avvisata che stava pensando di trasferirsi più in giù lungo la via. E così sono partita alla ricerca della nuova sede, sentendomi per metà esploratrice e per metà peccatrice. Sì, perché col freddo che faceva, dopo pochi metri avevo già tirato giù fra me e me mezzo pantheon.
Ma!, a un certo punto, quando ormai avevo perso le speranze, essendo la via quasi finita, noto sulla destra un'insegna: Il quarto piano/L'altro luogo.
EVVIVA! L'HO TROVATA!

Sono entrata e... meraviglia delle meraviglie! Qual giubilo! Gioiagaudio!
La libreria è più bella che mai, più grande, più fornita, più tutto *_* ha anche un sacco di oggettini a tema libroso di fattura artigianale, e borse di tela, e gioiellini... e libri, libri, LIBRI!
Ah, che sodisfasiòn!
Ho iniziato a vagare e da quel momento in poi mi sono resa conto che stava verificandosi un'equazione familiare: più passavano i minuti, più vedevo libri che avrei comprato. Direte: beh, è chiaro. Non così tanto: potrei passare un'ora in una libreria appartenente a una grossa catena, come Giunti, Mondadori o Feltrinelli e non trovare niente che mi solletichi. Tale equazione trova il suo compimento solo quando vago per una libreria indipendente, una di quelle dove non c'è un marchio apposto sull'insegna. In questi luoghi, rimasti nelle città di vetro e acciaio un po' come antri stregoneschi, dove i librai assomigliano ad esoterici alchimisti, non si trovano i soliti titoli: qui c'è ciò che sarebbe difficile scovare altrove, e poi libri di case editrici indipendenti, Iperborea, Sur, Tunué, Del Vecchio, L'orma, Zona 42 e mille altre; libri grandi e piccoli, spessi e sottili, con copertine ruvide, lisce, fatte addirittura di pelo; libri tattili, libri profumati di carta vera e inchiostro vero; libri piccini, appena più grandi di una carta d'identità, oppure tomi polverosi che richiamano davvero i volumi di un qualche stregone. Qui ci sono tutti i formati che desiderate: da quelli classici ai libri stretti e lunghi, quasi alieni, di Iperborea, che si reggono bene con una sola mano; e per ciascuno di questi libri potrete scoprire un nuovo autore, uno stile di scrittura e di layout che non immaginavate possibili; oppure potrete scoprire lati nascosti di scrittori famosissimi, autori di classici che non pensavate avessero scritto altro che quel celeberrimo titolo che ogni anno la vostra professoressa tentava di rifilarvi alle scuole medie. Scoprirete racconti, pensieri, poesie ignote; citazioni, amori, assassini, fantasmi e astronavi, donne che siedono su uno scoglio a guardare il mare, con una penna in mano e un pezzo di carta stretto tra le dita; qui troverete ciò che non è di moda, saggi e assaggi di una letteratura la cui esistenza non potete, se non avete mai passato un'ora in questi luoghi, nemmeno immaginare.

Sei proprio innamorata dei libri, dice mia madre sbirciando da sopra la mia spalla.
Credo che abbia ragione. Anche se non sono nessuno e il mio blog è solo una piccola isola nel vasto oceano della scrittura; anche se in pochi ascoltano questa sciocca visionaria che ogni tanto scrive e ogni tanto ama ciò che scrive; anche se tutto ciò è vero, sì, io continuo a pensare che un'ora passata a parlare con i miei lettori o in libreria sia un'ora che valga la pena vivere.

Tornando a noi, persi nell'odore dolce della polvere de L'altro luogo, sappiate che ho comprato alcuni libri. Non potevo fare altrimenti, perché quelle storie mi chiamavano dagli scaffali e queste mie orecchie sono state fatte per udire solo quel tipo di pianto.
Ecco una panoramica di ciò che ho preso:


Mmmmao <3

Parto con una delle mie scrittrici preferite, Virginia Woolf: di lei posso dire che ho apprezzato un paio di romanzi, soprattutto "Mrs. Dalloway", ma la preferisco come saggista, con tutto che non amo i saggi. Lei ha il potere di renderli simili a un piccolo romanzo, a un viaggio nella brughiera fianco a fianco con lei. Così, questa volta mi sono accaparrata "Leggere, scrivere, recensire", che non conoscevo. La libraia mi ha detto che questo saggio è andato a ruba: ne aveva prese due copie il giorno prima e in due giorni le aveva vendute entrambe.

Perciò: cara/o ragazza/o che hai acquistato l'altra copia, sappi che io sono qui, che esisto e ti penso. Forse potremmo diventare amiche, se mai ci incontrassimo; ed è bello pensare che qualcuno, dall'altra parte della città, è fatto come te, ama ciò che ami tu. E' come quando passano la tua canzone alla radio: è vero, potresti ascoltarla quando vuoi dal tuo PC, ma non è la stessa cosa. Se la senti alla radio è come se qualcuno abbia deciso di trasmetterla per te, per mandarti un messaggio, ovunque tu sia: sono qui, non posso parlare con te ma ti sto pensando e sei sempre nel mio cuore.
Non ho ancora letto molto di questo saggio, solo le prime righe, ma devo dire che mi sta già piacendo moltissimo.
Molto bello, perlomeno come stile di scrittura, anche "La leggenda del santo bevitore" di Joseph Roth, Adelphi, che non avevo mai calcolato. Non so perché, ma quando l'ho udito piangere sullo scaffale non ho potuto fare a meno di allungare una manina per coccolarlo, sfogliandolo. Ho scoperto, al suo interno, una piccola sorpresa: una pagina fotocopiata del manoscritto originale. Un'eco dal passato, un po' come quella canzone alla radio. Ho sorriso. Ho letto qualche riga. Mi è piaciuto. L'ho adottato.
Ultimo ma non ultimo, "Appello allo Yeti" della Szymborska: non è la prima raccolta di poesie che leggo di Wisława, ma nessuna mi aveva colpita tanto quanto questa. Ancora non ho letto tutti i componimenti, ma vi lascio uno stralcio di quello che mi ha portata a comprare il libro:


Così.
Con semplicità. Con empatia e... non so, una sorta di fresca dolcezza.

Bene, ora che abbiamo finito vi dico...
Come?
Il pacchettino, dite? Quello al centro della foto con i tre libri?
Volete sapere che cos'è, eh?
Diavolo, non vi facevo così attenti.
E va bene. Ve lo dico.

Come vi avevo accennato qui, a breve dovrei ricevere una telefonata dalla celebre agente letteraria Laura Lepri (ansia; felicità; incredulità) per incontrarci e parlare del mio primo romanzo; così, da qualche settimana sto cercando di capire cosa farò quando mi chiamerà, come si svolgerà l'incontro, e anche cosa indosserò. Voi direte: beh, l'importante non è l'abito, ma ciò che dirai. Vero. Ma per una volta voglio cedere a un po' di civetteria.

Forse non ve l'ho detto, ma anni fa acquistai una parure in un negozio di bigiotteria di qualità. Sempre a Sarzana, ora che ci penso. Era una parure per la quale spesi un pochino, ma quando la acquistai mi voltai verso Maura, la mia migliore amica, e le dissi: questa è la parure che indosserò il giorno in cui presenterò il mio manoscritto al mio editore.
Ero molto giovane e molto sciocca, ma ero pura. E ci credevo.
Sono trascorsi anni da quel giorno e, fino a quando, il 5 ottobre 2015, non mi sono recata a Milano in occasione della premiazione per noi finalisti del Premio Letterario Nazionale Neri Pozza (se volete sapere com'è andata la mia avventura, qui potete leggerla), non l'ho mai indossata. Anzi, solo una volta: quando andai in posta per inviare alla Neri Pozza il manoscritto. E ha portato bene. D'accordo, poteva andare ancora meglio, ma è stato, per citare le parole molto lusinghiere che la giornalista e scrittrice Battocletti mi rivolse quella sera, "un esordio pazzesco". Non ci ho creduto per mesi, mortificandomi; ora inizio, mestamente, a pensarlo anch'io.

Perciò, anche questa volta voglio seguire le mie sensazioni. Non so quanti di voi abbiano visto "Il diavolo veste Prada", ma se avete presente la scena finale, in cui Andy va a lavorare come giornalista per la rivista che ama, indossa un paio di stivaletti marrone scuro e una borsa dello stesso colore. Perciò... li ho comprati. Non in libreria, certo; lì ho acquistato solo il contenuto del pacchettino, un paio di orecchini a forma di libro, sempre sul marrone. Li ho sentiti miei, e... ho dovuto comprarli. Magari sono solo sciocchezze, ma spero con tutto il cuore che mi porteranno fortuna. Incrociate le dita per me! :-) 

18 commenti:

  1. Questa volta desidero parlare non tanto dei libri che hai citato ma della libreria "L'altro luogo".
    Era già una bella libreria e adesso che ho saputo che si è rinnovata in meglio, non vedo l'ora di andarci!
    Per chi ama tanto i libri come noi, è sempre interessante visitarle e scoprirne di nuove.
    Adorata creatura lo leggerò, mi stuzzica parecchio.
    Mi è piaciuto un sacco il film "Il diavolo veste Prada" e ricordo benissimo la fase finale con Andy che si avvia verso il suo nuovo lavoro con abiti più semplici, ma sicuramente più felice di prima..e questo è quello che ti auguro, di riuscire a trovare la strada per dare finalmente la luce al tuo romanzo e che la persona giusta sia Laura Lepri.

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    1. Spero tanto anch'io che tutto andrà per il meglio! Non vedo l'ora di mostrarti tutti gli accessori nel loro insieme e soprattutto di portarti prima in una libreria "normale" e poi all'Altro luogo per farti notare ancora meglio la differenza :-)

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    1. Seeeh magari! Se vivessi nel mondo di Harry Potter sicuramente passerei il tempo, oltre che a scuola, nel negozio di Olivander *-* quanto amo quel luogo!
      Anyway, anch'io vado da Giunti e ho la tessera da tanti anni; mi trovo anche molto bene con i commessi, ma personalmente percepisco proprio questa come differenza: un conto è essere un commesso (anche se non è colpa loro il fatto che la catena decida di non far arrivare in negozio altro che i soliti titoli conosciuti), un altro è essere un libraio, uno che sguazza nella letteratura, che ti consiglia il libro polveroso su quello scaffale, che ti tira fuori le chicche che più di nicchia non si può... non so, per me c'è un abisso.

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    3. Io per fortuna ho questa abbastanza vicina, ma comunque devo dire che anche nella città vicina ce ne sono diverse, quindi non mi posso lamentare. La cosa simpatica è che una di queste altre librerie vende anche CD e materiale musicale: ormai negli ultimi anni i CD, complice l'avvento di prodotti alternativi come gli mp3 e iTunes, sono andati sempre più scomparendo dal mercato, quindi questa libreria offre sia CD, sia libri che non si trovano facilmente in giro *-* per me per renderla perfetta ci vorrebbe solo una sorta di bar letterario abbinato, con giochi da tavolo come gli scacchi <3

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    4. Ciao Alessandro, ma sai che mi sembrava fantastica la foto della libreria? Non mi ero resa conto che fosse Il Ghirigoro! *.*
      Domandona: sei anche tu un appassionato di Harry Potter? Pensa che prima pensavo che fosse una saga per bimbi, ma appena ho cominciato a leggerla non ho più smesso fino al settimo e (sigh) ultimo libro...

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    6. *affila la picca contro l'infedele*
      Harry Potter Akbar!!! è_é

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    7. Anche se non ti ritieni un appassionato, mi ha fatto piacere sapere che tu l'abbia almeno apprezzata...
      Per quanto riguarda il genere, anch'io ne preferisco altri, ma mi è piaciuta talmente tanto che ne sono diventata una fan. :)

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    2. Mi fa piacere che tu me lo chieda :-) la protagonista del libro è Akiko, una bambina giapponese nata in Germania alla fine degli anni '80. Prima del governo Schroeder, dal 2000, non esisteva lo ius soli, bensì lo ius sanguinis, perciò Akiko è giapponese di nascita e non tedesca, nonostante il Giappone non l'abbia mai visto nemmeno in cartolina. I suoi hanno un piccolo ristorante giapponese in un paesino al centeo della peggior zona possibile, la valle del fiume Mulde: è questo il luogo dove si concentrano le più violente e criminali bande neonaziste, che battono le strade massacrando chiunque incontrino sul loro cammino: stranieri, Asylanten, omosessuali, alternativi di sinistra. Akiko si ritrova così ad affrontare giorno dopo giorno una vita di fughe e umiliazioni, di paura continua per se stessa e i suoi genitori, fino a quando...
      😆😇

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    4. Sì, è un argomento delicato ma dato che non esistono altri libri sull'argomento la mia speranza è riuscire a portare alla luce un passato (e presente) scabroso che da decenni viene insabbiato senza pietà per le vittime che opprime.

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Tu.
Sì, proprio tu.
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