mercoledì 22 luglio 2015

Same shit, different day




Direi che la foto esprime tutto.
Stessa merda, altro giorno: SMAG, lo slogan del gruppo di sfigati de L'acchiappasogni. In originale, SSDD, ma comunque lo si rigiri e in qualunque lingua lo si traduca, il succo - il merdoso succo, pardon - è sempre quello.
Sono state settimane inquietanti per il loro orrore, ma oggi è senz'altro il coronamento di tutti i giorni di merda della mia vita. Non il peggiore, ma ci va vicino. Praticamente ogni cosa che ho toccato si è disfatta: cose, cibo, persone. Sarebbe carino se le da poco menzionate persone si rendessero conto di quanto loro hanno sgretolato me, ma pazienza. Non si può vivere di sogni e il sogno che gli altri ci comprendano e tengano veramente a noi rientra ampiamente fra i motivi di rictus nervoso degli dei.
Ho anche avuto un'idea per il nuovo romanzo.
Cioè, la trama, la storia, il personaggio, il setting - quelle robe le ho già. E' solo che non riesco a metterle per iscritto (ma che problema c'è? In fondo sono solo una fottuta scrittrice), o meglio, ne ho messe per iscritto una novantina di pagine... il fatto è che non sono consequenziali. Descrivo immagini, momenti, impressioni, dialoghi densi di pathos, ma sono sparsi; e non scrivo i riempitivi. Cosa sono i riempitivi? Beh, stessa merda altro giorno, appunto. La merda che succede fra un episodio fondamentale e un altro. Gohan che diventa il Great Sayaman. E io non riesco a metterla per iscritto, questa parte escrementizia del romanzo, o perlomeno non ci riesco ancora.
Ma ci sto lavorando, sul serio. Dopo ventordici ore di lavoro e trentordici di impegni vari, ci rifletto su e scrivo ciò che mi affiora alla mente. In fondo non è poi tanto male: lo sa, un archeologo, mentre scava e spennella un ossicino qui, uno là, se quello sul quale sta lavorando è un unico, grosso animale preistorico? Ne ha forse idea? Non credo, ma in cuor suo lo spera... come lo sto sperando io.
Ho letto diversi ottimi libri nelle ultimi settimane. Presto scriverò le recensioni, ma intanto sappiate che uno di questi l'ho finito in un giorno e mezzo e già mi manca. E' di un'autrice esordiente (cioè, in realtà ha già esordito, beata lei), Eleonora Caruso, che ho avuto il piacere di conoscere in occasione della selezione dei dodici finalisti del Premio Nazionale Neri Pozza (ma davvero sono tra i finalisti? Ancora non ci credo). Persona squisita e scrittrice dal talento mostruoso. Il libro si intitola "Comunque vada non importa" e ha sfatato due fra i miei grandi OMMIODDIONO da lettrice:

1) Parla di protagonisti italiani in un setting italiano, eppure mi è piaciuto;
2) E' reso al presente indicativo in prima persona, eppure mi è piaciuto.

In genere detesto entrambi i suddetti requisiti, e invece sono ben contenta di poter dire di essere stata sconfessata.
Beh. Come avrete notato, la mia prosa si sta trascinando come una donna con un buco di pistola nel ventre. Come un gelato che si squaglia. Come me, a galla (ancora per poco) nel mio stesso sudore.
Quindi, vi saluto. A prestooooo...

giovedì 16 luglio 2015

Traguardo: finalista del Premio letterario nazionale Neri Pozza!




Sì.
E' successo.
Dopo mesi che non scrivevo sul blog (temo di soffrire di una forma di sfanculismo acuto quando lo stress degli impegni si fa troppo pressante), finalmente ho una splendida notizia da comunicarvi.
Sono una delle dodici finaliste del Premio letterario nazionale Neri Pozza.
Hanno scelto la mia opera fra 1293. La mia. Io. Ansia. Felicità. Tripudio. ANSIA.
Sono anche fra le uniche due finaliste della sezione Under 35, dove sono pervenute 255 opere. Io. Una. Delle due. E l'altra ha già pubblicato o sta pubblicando ventordici libri con trentordici case editrici. Molto bene.
Eeeee ansia. Ansia senza fine. Ma sono anche felicissima, come se anni fa avessi gettato un sasso in un pozzo lunghissimo e solo ora, finalmente, avessi udito lo schiocco dell'acqua.
A settembre si saprà qualcosa di definitivo. Settembre. Ansia.
Ho già detto ansia?
Scherzi a parte, sono sinceramente lusingata. Per chi non la conoscesse, la Neri Pozza è la più grande casa editrice indipendente e il loro è un concorso serio, tanto che stento a credere di essermi meritata un riconoscimento così prestigioso. Spero che la rosa dei vincitori (l'anno scorso hanno pubblicato le primi 5 opere che si sono classificate) vedrà apparire anche il mio nome, ma comunque vada avrò un nuovo ricordo - il mio Expecto Patronum, se volete. Non dimenticherò mai la telefonata che ho ricevuto, una telefonata nel bel mezzo di un museo nella prima vacanza da sola della mia vita. E' stato come un segno, capite?, un punto esclamativo sul nuovo stile di vita che devo iniziare a condurre. Una vita più indipendente, sana e che manda al diavolo ciò che deve essere mandato al diavolo quando le circostanze lo richiedono. Una vita fatta di duro lavoro, certo, come adesso, ma anche di viaggi in solitaria, di gambe penzoloni da un molo di legno, di tramonti, aria di montagna e profumo dolce di caprifoglio tagliato. Una vita fatta di me, non di altri. Sarà magnifico.
Spero con tutto il cuore che gli anni di lunghe notti di lavoro fossero solo il seme di qualcosa di meraviglioso che, presto, sboccerà. Tutte le mie speranze, i momenti di crisi passati a credere di non saper più scrivere, quelli di delirio e di pianto, quelli di compiacimento... e gli anni precedenti, anni di rabbia e angoscia e odio nero per chi ha provato in tutti i modi a demolirmi... chissà, forse riuscirò a gettarmeli alle spalle. O a soffiarli via: una spora di dente di leone nel vento.
Spero di riuscire a iniziare a vivere nel presente. In fondo, perché guardare solo alle radici? Perché il tronco, e la chioma, e il profumo di fiori ancora racchiuso nelle tenere gemme, dovrebbero essere meno importanti?
Vi lascio con una citazione sulla quale sto riflettendo in questi giorni. E' negativa e positiva al tempo stesso... ma è vera. Vera come le ossa, come l'acqua amara sulle rocce di montagna, le briciole di terra nera, i vermi in quella terra, i morti ancora più sotto. Vera.

"Perché dovremmo guardare al passato per prepararci al futuro? Perché non c'è nessun altro posto in cui cercare."

                                                                                        James Burke