martedì 31 luglio 2018

Per il ciclo recensioni librose: Tenebra Lux di Alessandro Del Gaudio

C'è una cosa che accomuna tutti noi scrittori: l’amore per i nostri personaggi. Spesso ci perdiamo a guardare dalla finestra, una mano sotto il mento, fantasticando su di loro, su cosa fargli succedere e come potrebbero sentirsi nello svegliarsi nel cuore della notte e trovarsi soli. Credo sia questo ad avermi colpita di più di "Tenebra Lux". Il rapporto personaggio-autore. La presenza costante e confortante di essi nei momenti più oscuri.
Ma andiamo con ordine.

Titolo: Tenebra Lux

Autore: Alessandro Del Gaudio

Casa Editrice: Leucotea

Genere: Dark/Urban fantasy

Pagine: 174



L'inizio del libro è fresco e originale, ben congeniato: non solo presenta il protagonista dal punto di vista di un personaggio secondario, espediente che apprezzo sempre, ma catapulta subito in un mondo tridimensionale, caratterizzato dal profumo succulento della carne e dalle risate di una cittadina riunita per festeggiare la Pasquetta. Qui facciamo la conoscenza del nostro eroe, Ruffo, un fumettista affetto da una insicurezza cronica con le donne e da un paio di problemi con la sua ragazza: litigi, piatti rotti. Robetta tranquilla, insomma.
La sua sofferenza non può che aumentare quando, durante una telefonata, scopre che la ragazza lo tradisce. Ruffo precipita nell'apatia e nello sconforto: cerca aiuto nei consigli degli amici, esce a bere qualcosa, si getta a capofitto nel lavoro. Nulla, però, sembra tirarlo su di morale, finché una sera, passeggiando per la città in cerca d'ispirazione, non ode un pianto.
In un vicolo, incontra la donna di cui s'innamorerà perdutamente: Alice, una bellissima senzatetto. Nonostante la ragazza si trinceri fin da subito dietro un silenzio ostinato, Ruffo non se la sente di lasciarla al freddo, tutta sola: portatala a casa, le dà una camera e cerca di farla sentire a suo agio. L'influenza della presenza di Alice nell'appartamento, però, non tarda a manifestarsi: già dalla prima notte, Ruffo comincia a fare incubi agghiaccianti su un clown diabolico. Nonostante ciò, lui s'innamora sempre più della ragazza finché, una notte, i due si ritrovano a letto insieme. E' proprio allora che tutto precipita all'improvviso: dal niente, Ruffo perde i sensi e cade in coma.
Da qui, la storia cambia marcia: risvegliatosi in una sorta di versione-Silent-Hill della sua città, Ruffo inizia a vagare per cunicoli e strade deserte, zigzagando tra saracinesche abbassate e incontri con personaggi talvolta spiritosi, talaltra inquietanti, come Pakinopah, il clown, o come Tenebra Lux, lo spirito mefitico che infesta questa sorta di città upside-down.
In sua difesa intervengono delle figure di cui lui non ricorda nulla, ma che si rivelano alleate preziose, determinate a risvegliare la sua volontà di trovare l'uscita dal limbo.

Ruffo ce la farà?
Beh, non ve lo dico, perché il libro merita. E' scorrevole, lineare - e, complice la brevità, stuzzica la curiosità. Per me, che adoro le premesse ed entrare in sintonia con il protagonista, le prime pagine sono state affascinanti, ma è la seconda parte del romanzo quella che ho amato di più, soprattutto il punto in cui i compagni di viaggio di Ruffo rivelano la loro natura.
La prosa è un altro aspetto positivo del romanzo: descrittiva ma con il dono della sintesi, non annoia, anzi, invoglia alla lettura; la semplicità dello stile contribuisce a creare un legame fra il lettore e i personaggi, ma non si risparmia alcune vette di ottima prosa, specialmente in occasione della rivelazione di cui vi parlavo poche righe fa.

Perciò, un libro tranquillo, da leggere quando si cerca qualcosa di toccante ma anche leggero, però (c'è sempre un però) non esente da alcuni aspetti sui quali io, personalmente, avrei lavorato di più.
Tralasciando qualche svista di battitura e nei tempi verbali (ma è una cosa che noto spesso, negli autori contemporanei: in molti preferiscono il passato remoto anche quando, parlando di un episodio passato della vita dei personaggi, sarebbe da preferire l'uso del trapassato prossimo), ci sono un paio di elementi che mi hanno lasciata perplessa.


Parto dal primo. Se da un lato Ruffo è un protagonista simpatico e accessibile, dall'altro ci sono stati momenti in cui ho percepito una rottura dell'incantesimo della lettura, come quando, ad esempio, lui incontra i vari personaggi nella città alternativa. Mi spiego: io capisco che Ruffo sia confuso e abbia perso gran parte dei ricordi, ma personalmente ho trovato che le sue reazioni fossero troppo trama-service. Voglio dire, ok tutto, ma se io mi ritrovassi in una città che sembra la mia dopo una guerra postatomica e davanti a me apparisse un clown alla IT, penso che mi teletrasporterei istantamente in Cina. E, se anche sopravvivessi al confronto con lui, credo che dopo mi rinchiuderei nel primo cassonetto della spazzatura e ci morirei serenamente dentro, senza mai più riaprire il tettuccio, tremando di terrore. Ora, capisco che magari io sono una fifona, ma ho trovato Ruffo un po' troppo impassibile, come se nulla lo turbasse.

L'altro dubbio è rappresentato da Alice: per carità, è una ragazza adorabile (anche se, parere mio, eviterei la descrizione un po' abusata dei suoi occhi "da cerbiatta") e sicuramente ha sofferto, ma in tutta la storia, finale compreso, non veniamo a sapere nulla di lei. Voglio dire, è il personaggio femminile principale. Chi è? Perché viveva per strada? Perché piangeva?

Di conseguenza, ho trovato un po' inverosimile la love-story: anche ammesso che esista l'amore a prima vista, Ruffo davvero deciderebbe di "adottare" una vagabonda senza pensarci due volte? Niente polizia, niente pretesa di sapere lei chi è, nemmeno se è affetta da qualche malattia o se magari è in fuga da qualcuno di pericoloso che la sta minacciando e potrebbe ammazzare anche lui? E il giorno dopo andrebbe davvero al lavoro lasciando lei in casa, come se niente fosse? Non so, ma nella vita reale penso che al ritorno Ruffo si sarebbe ritrovato la porta scardinata e l'appartamento svaligiato dalla squadra di malviventi di cui Alice faceva da esca. Anche volendo ammettere che lei sia un angelo, Ruffo non può saperlo, pertanto avrei apprezzato, anche qui, una presenza minore di scelte trama-service.

Poi, per carità, non sono lacune incolmabili: semplicemente, io avrei aggiunto una ventina di pagine per favorire la verosimiglianza. Ad esempio, un litigio o una fuga da parte della ragazza sarebbero stati una buona idea, secondo me, perché avrebbero creato una tensione per cui il lettore avrebbe desiderato vedere Alice e Ruffo insieme. Oltretutto, in genere le persone che vivono per strada sono scappate di casa o ne sono state cacciate, subendo un grave trauma familiare; questi soggetti cadono spesso in giri di droga, prostituzione e povertà estrema che contribuiscono a farli sentire ancora più emarginati e disprezzati dalla società. Maturano odio nei confronti dei cittadini "normali" e quindi, anche se trovano qualcuno che vuole offrire loro aiuto, nella maggior parte dei casi capita che questi scappino, proprio perché vivono nel terrore del rifiuto e della "fregatura".

Ultimissimi punti interrogativi, che in un eventuale sequel sarebbe semplice risolvere (come anche le domande su Alice), sono la scomparsa, nel finale, nonostante il coma del protagonista, della sua migliore amica, che nelle prime pagine sembrava la persona più importante della sua vita; un'altra cosa che mi è mancata è stata qualche informazione più dettagliata e magari amalgamata alla storia sui motivi che hanno fatto cadere Ruffo in coma. Magari qualcosa che ha mangiato nella prima pagina, infetto da un verme letale? Un incantesimo di Pakinopah? Una vacanza esotica? Personalmente, avrei citato all'inizio qualcosa del genere, giusto per "poggiare la pistola sulla poltrona nel primo atto, sapendo già che sparerà nel terzo", come direbbe Hitchcock.


Bene, aspetti positivi e negativi terminati. Lo so, lo so: sono una gran pignola. E' vero, tendo a essere
puntigliosa su ciò che leggo, ma preferisco essere onesta e riportare sia le mie impressioni positive che le critiche, cercando di esprimerle nel modo più costruttivo possibile. Il libro mi è piaciuto: è profondo, commovente, in grado di trasportare il lettore per mano dalla prima all'ultima pagina. A un certo punto mi sono ritrovata addirittura con la lacrimuccia!
Vi dirò di più: io spero un sacco che l'Autore decida di scrivere il seguito, non solo perché in questo modo le domande irrisolte potrebbero trovare una risposta, ma anche perché le ultime pagine chiudono la storia con un finale aperto, soprattutto per gli oscuri piani che fanno scintillare gli occhi demoniaci di Pakinopah.

  1. Non posso far altro, quindi, che ribadire il mio consiglio di leggerlo. Tanto, che lo facciate o no, Tenebra Lux vi attende comunque, oltre il cupo arco di ombre che tutti, prima o poi, dovremo attraversare. Ma, se volete essere preparati, c'è un modo piuttosto semplice: basta cliccare qui, acquistare una copia del libro... e inoltrarvi per le vie di questa città distorta, nella speranza di ritrovare la strada di casa, prima che un certo flautista vi trovi e vi faccia perdere il lume della ragione con il suo magico, fatale richiamo.

17 commenti:

  1. Buona giornata a tutte.

    L'inizio sembra preso paro paro da neverwhere di gaiman, lui che trova lei (che guarsa caso si chiama Alice...), la acvoglie se ne innamora e viene catapultato in un mondo altro, "specchio" non fedele della propria città.
    Sinceramente, mi sa di già visto, e gli "errori" che citate non mi sembrano da poco, specie se non ci sarà un seguito.
    "Un fumettista affetto da insicurezza cronica con le donne"? È la mia descrizione... (ok, pseudo, moolto pseudo fumettista :)

    Bellissimo 14, non succede niente fino quasi a metà eppure ti tiene lì. HPL approva in pieno
    P.s.: ho notato che Clive ha fatto anche Ex-supereroi vs. Zombie e Ex2- patrioti, stavo pensando di prendere il primo, li avete letti?

    Grazie, buona giornata a tutte!

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    1. Ciao HPL! Cavolo, davvero? Io purtroppo non amando Gaiman non conoscevo la trama di Neverwhere, che eppure dal titolo è uno dei pochi suoi che mi ha sempre incuriosita. Me lo consigli?
      Purtroppo, bisogna dire che ormai è dura inventare qualcosa; il concetto di "discesa negli inferi" o luoghi simili per ritrovare se stessi risale ai miti preomerici (se non ricordo male), poi ripresi da Omero, Virgilio, e molto più avanti anche da Ariosto per il suo Orlando Furioso (andare a recuperare il senno sulla Luna somiglia molto al tipo di viaggio in oggetto). Certo, in questi libri non c'erano Alici, questo va detto :P
      Diciamo che io spero in un seguito proprio per dargli l'opportunità di risolvere alcune domande rimaste senza risposta. Il libro è scritto bene, specie in alcuni punti, e la storia si segue volentieri. E' un peccato che ci siano queste pecche :( perlomeno, io le ho notate, poi magari mi sbaglio.

      In ogni caso, non sapevo fossi fumettista! Raccontaci qualcosa *_*

      Sono contenta che 14 ti sia piaciuto, sapevo che soprattutto il finale ti avrebbe fatto spuntare il sorrisetto mentre leggevi :D
      Purtroppo di Clive ho letto solo The junkie quatrain (bellissimo, a parer mio molto più di 14, ma son gusti; trovi la recensione nella lista qui sul blog). Ero curiosa anch'io di leggere quella saga, ma purtroppo non l'ho ancora fatto.

      Buona giornata a te! :)

      - Alice

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    2. Clines*, maledetta tastiera x_x

      - Alice

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    3. Ciao! Come sai bene odio amichevolmente gaiman, le sue uniche cose che consiglierei sono Coraline ( che già hai letto), e la sua run di Miracleman, notevole. Nessundove (o neverwhere) aveva ingannato anche me, sia dal titolo, intrigante, che per il fatto che l'edizione italiana è della fanucci, che stimo come casa editrice. È una mezza cagata, sulla falsariga di sandman, la sua (di gaiman) serie più nota, che consiglio al massimo per le straordinarie copertine di Dave McKean e per alcuni spunti - per esempio, alcune storie si rifanno agli apocrifi della Bibbia, e sono interessanti, ma poi si perde parecchio la saga. Nessundove è trito e ritrito come il 97% della roba di gaiman; gaiman è intelligente e furbo, sa che vende anche solo per il fatto che su un libro c'è il suo nome in copertina, e (giustamente, da un certo punto di vista) ne approfitta. E si arriva a cagate come Odd o L'esilarante mistero del papà scomparso. Che non è esilarante, è noioso e imbarazzante per il livello di stupidità e luoghi comuni del genere che trovano spazio...
      Gli unici libri di gaiman che non ho ancora letto e, probabilmente, non leggerò sono "Cose fragili" e "Il giorno che scambiai mio padre con un pesce rosso".

      Non sono fumettista, mi diletto col disegno (meno con le lettere, non amo scrivere, sorry ;) e ancora sto studiando per farne altro che un hobby. Grazie per l'interessamento, comunque ^^

      Provo questo allora. Clines non lo conoscevo e lo ho scoperto grazie a voi! (La rece mi sono accorto di averla pure già letta ma, odiando le recensioni per motivi un po'lunghi da spiegare, me l'ero, come diresti tu, "pescata tantissimo" ;)

      Buon pomeriggio a tutte!

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  2. Ciao HPL, ho scoperto Gaiman molto tardi, troppo direi, ma comunque molto dopo aver scritto Tenebra Lux (la cui prima stesura risale al 2002, con il titolo Tenebra di Luce, poi cambiato per l'omonimia con un romanzo della Zimmer Bradley). Scoprendo Gaiman l'ho amato da subito e ho trovato profonde affinità con lui, al punto da arrivare ad affermare che il mio romanzo piacerebbe - ho per lo meno potrebbe piacere - ai fan di Gaiman. Per darti un'idea sul discorso delle similitudini, a maggio ho conosciuto un autore goriziano che aveva scritto un romanzo molto simile al mio, pubblicato sempre da Leucotea. Presentando i nostri libri per conto dell'editore, abbiamo scoperto molti punti di contatto, sebbene nessuno di noi due fosse a conoscenza dell'esistenza dell'altro. A volte ci sono, semplicemente, suggestioni o ispirazioni simili. Mi piace pensare che il fantasy sia un genere che si regge su questi elementi piuttosto che sul copiarsi reciprocamente tra autori. Se così non fosse Tolkien per primo non sarebbe andato molto lontano. Spero che questa mia precisazione serva a mitigare un po' il pregiudizio che nutri verso il romanzo, al di là dei giudizi soggettivi di Alice, che in ogni modo è bene lei abbia espresso anche in vista di eventuali futuri sviluppi della storia. Ti auguro una buona giornata e buona fortuna per i tuoi fumetti. :)

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    1. Ciao Alessandro (ti do del tu visto che anche tu lo hai fatto, se ti va bene :)

      Intanto, una cosa; se hai letto la mia risposta ad Alice qui sopra, avrai già capito che tra me e gaiman (e aggiungo a tutti gli pseudo "scrittori" come lui, bravi anzi bravissimi nella forma, decisamente meno nei contenuti) non corre buon sangue. Capisci che se mi dici di avere affinità con gaiman, e che il tuo libro potrebbe piacere ai suoi fan, in questo caso per me non è una bellissima notizia (e spero si capisca che sto parlando al livello di mero giudizio personale). Non amo le recensioni, di qualsiasi cosa, perché spesso non mi servono; mi basta sapere se il recensore - o la recensora- dice SI o NO. Punto, poi la fiducia che ripongo nel suddetto recensore, farà il resto. Questo non significa, dal mio punto di vista, fidarsi ciecamente; un esempio, su YT seguo due canali di due ragazze, una mi consiglia un libro, l'altra me lo sconsiglia: stimo entrambe, che faccio? Mi leggo il libro - in questo caso, "se non ti vedo non esisti" di Levante- e do ragione alla ragazza che l'aveva sconsigliato, perché fa schifo (che poi Levante sia brava come cantautrice è un'alta storia). tutto ciò per dirti che io non parto mai (ovviamente, mi scoccia precisarlo) da pregiudizi.

      Nella fattispecie del tuo libro qui sopra, non me ho dato un giudizio, e si capisce; ho detto quello che chiunque abbia presente il genere, e gaiman, direbbe, e cioè che ci somiglia moltissimo come stile e immaginario. Il fatto che tu mi dica di trovarti in sintonia con gaiman, indica che ci avevo visto giusto :)

      Gli errori che cito sono quelli presentati da Alice, che non hai smentito, ergo ci sono, e io mi sono limitato a dire che mi sembrano gravi - e ho precisato che se ci dovesse essere un seguito, cosa che io non posso sapere ora, non lo sarebbero tanto. Come dice anche Alice, molti errori si possono riparare con un sequel :)

      Buonagiornata a tutte!

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  3. Per quanto riguarda la scelta del nome di Alice, non è per nulla casuale. Volevo che si chiamasse come la protagonista dei romanzi di Carroll: non sono stato il primo né sarò l'ultimo a tributare il grande scrittore inglese.
    Alessandro D.G.

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    1. Ri-ciao!

      Non so come tu abbia interpretato il mio "(che, guarda caso, si chiama proprio Alice...)", ma il senso era esattamente quello che dici tu. Si capisce no?


      (E, prima che tu te lo chieda, non ho assolutamente nulla in contrario all'utilizzo di questo nome, tant'è vero che il più bel libro fantastico italiano degli ultimi anni, e in generale uno dei migliori che al confronto gaiman scansati, è "Alice nel Paese della Vaporità", di Francesco Dimitri :)

      (Che pure dice di ispirarsi a gaiman... l'ha superato, e alla grande...)

      Buonagiornata a tutte!

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  4. Eccomi.
    "L'inizio sembra preso paro paro da neverwhere di gaiman, lui che trova lei (che guarsa caso si chiama Alice...), la acvoglie se ne innamora e viene catapultato in un mondo altro, "specchio" non fedele della propria città.
    Sinceramente, mi sa di già visto", mi sembrava una critica, non so se a Tenebra Lux o a Nessun Dove. Fermo restando che se di critica davvero si tratta non vedo dove sarebbe il problema. Riguardo agli errori, se ci si riferisce a sviste e imprecisioni (ci possono essere state perché purtroppo il libro non è stato seguito da un editor) è un conto, se si parla di migliorie altri lettori potrebbero dire che il libro va benissimo così, che non c'è niente che non vada nel comportamento di Ruffo o di Alice, o che se in un romanzo fantasy si dovesse guardare alla verosimiglianza verrebbe meno uno degli aspetti più marcati del genere: la sospensione dell'incredulità. In genere recensori e lettori dicono tutto e il contrario di tutto, me lo conferma il caso da te riportato sul libro di Levante. Personalmente non so se ci sarà un seguito, le valutazioni fatte da Alice sono personali e ne faccio tesoro, ma non sono qui per smentirle, poiché le recensioni non sono oggetto di dibattito, in cui ci si sente legittimati a replicare. Il non farlo non significa che le reputi degli errori o dei punti deboli. Lo dico con il massimo rispetto e la massima riconoscenza verso chi ha scritto la recensione, che ringrazio ancora infinitamente. :)
    Un saluto e grazie per la chiacchierata.
    p.s. Il libro di Dimitri non l'ho letto, ma mi riprometto di farlo. :)

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    1. "[...]sinceramente, mi sa di già visto" mi sembrava una critica, non so se a Tenebra Lux o a Nessundove. Fermo restando che se di critica davvero si tratta non vedo dove sarebbe il problema.
      Dico davvero, non ho capito cosa intendi comunicarmi con queste parole; che ti sembra abbia parlato male del tuo libro - ipotizzo che tu intenda "critica" nel senso, comune, di "giudizio negativo"- ?.
      Premetto due cose; io intendo "critica" nel senso kantiano del termine. Secondo; sono d'accordo quando dici "fermo restando [...] problema", SE con critica anche tu intendi critica "kantiana".
      Detto ciò, ipotizzo ancora; probabilmente, è stato quel "sinceramente, mi sa di già visto" a darti l'illusione di una critica "negativa". Forse sono io che do per scontate troppe cose, ma mi sembra evidente che questa affermazione NON è in alcun modo negativa, ma è semplicemente quello che è; una constatazione, non un giudizio, anche perché io il libro non lo ho letto - al massimo, possiamo parlare di "impressione".
      Dunque, se con critica intendi critica kantiana, sì, la mia lo era. Se invece intendi critica negativa, pur dicendo che, per te, non ci sarebbe nulla di male - e io sono d'accordo - allora no, la mia non lo era; tant'è che non mi sono corretto nemmeno dopo essere venuto a sapere che la prima stesura del libro è del 2002, prima che tu leggessi nessundove, per il semplice motivo che, ripeto, ho espresso una constatazione - ossia che due libri, in questo caso il tuo e nessundove, nella prima parte, si somigliano parecchio.
      1) non intendo parlare oltre della storia del libro, semplicemente perché non lo ho letto. Se ho scritto quello che ho scritto nel primissimo mio commento, è perché quello era tutto quel che avevo da dire. Cioè che, per le informazioni ricevute dalla recensione, l'inizio del tuo libro, sinceramente, sembra quello del nessundove di gaiman. Punto, non è né una cosa positiva, né negativa. Queste possibili incomprensioni è uno dei motivi per cui odio le recensioni ;)
      2)non mi trovo d'accordo su alcune cose da te espresse. Anzitutto, specifico che È OVVIO CHE NON CI SI RIFERISCE A sviste o imprecisioni quando si parla di errori; quelle ci sono e vabbe, non è colpa dell'autore, così come eventuali errori si stampa. Gli errori di cui parlo sono, ripeto, quelli elencati da Alice (gli occhi da cerbiatta, il comportamento di Ruffo etc.), cioè quelli che tu chiami "migliorie", dicendo cose, per me, e scusa la franchezza, prive di senso; "se si parla di migliorie, altri lettori potrebbero dire che il libro va benissimo così, che non c'è niente che non vada nel comportamento di Ruffo o Alice".
      Come detto non mi interessa parlare di personaggi che non conosco, ma il pensiero generale: siccome ognuno/a può dire quel che vuole del comportamento dei personaggi (generici) di una (generica) storia, allora lo scrittore è autorizzato a far di testa sua, e, eventualmente, fregarsene? Ti do la risposta; sì, lo scrittore può e deve fregarsene quando comprende che chi critica la sua storia/personaggi, non ha capito niente di quella storia/personaggi. Qui è responsabilità dell'autore essere maturo abbastanza per comprendere ciò.
      Scrittori capaci davvero(ce ne sono, per fortuna)se ne FREGANO del giudizio di chi non capisce. Non perché stronzi, perché intelligenti. Quelli che criticano, per dire, Kafka, lo fanno, anche se in buona fede, sbagliando, semplicemente perché non l'hanno compreso (e tutti, a nostro tempo, abbiamo capito di non averlo compreso, SE lo abbiamo letto).
      "Le recensioni non sono oggetto di dibattito", e allora a che servono? Io ho la mia idea della quasi inutilità delle recensioni, ma il fatto che possano aprire dei dibattiti è una delle poche cose che mi piacciono. Grazie:D

      Buonaserata a tutte!

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    2. (Scrivo qui che prima non mi ci stava più niente... *-\)

      E mi piacerebbe anche parlare di cosa si intende con fantasy, dato che dici che "se in un romanzo fantasy si dovesse guardare alla verosimiglianza, verrebbe meno uno degli aspetti più marcati del genere: la sospensione dell'incredulità". Frase interessante...

      Ciao!

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  5. Esatto, sul fatto che debbano far dibattere sì, ma non tra lo scrittore e il recensore, che evidentemente hanno due idee diverse di libro. Se il recensore ha espresso delle aspettative non significa che l'autore debba tenerne conto. Semmai lo scrittore deve rispettare il pensiero del recensore come di qualunque altro lettore. E poi valutare quali di queste valutazioni possano migliorare il libro e quali finirebbero per snaturarlo, senza sentirsi obbligato ad alcunché. Se tu hai trovato "noioso" o incongruente, o banale Nessun Dove, e magari come te molti recensori, non significa che Gaiman lo riscriverà cercando di fugare ogni loro perplessità. Nessun Dove è quello. Ci sarà chi lo amerà e chi lo odierà. Punto.

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  6. Scusate, mi permetto di intromettermi solo per chiarire un paio di punti che mi stanno particolarmente a cuore :)

    Il primo: né la mia opinione, né quella di Francesca, come abbiamo scritto privatamente anche all'Autore stesso durante il nostro primo scambio di mail, discendono dalla verità assoluta. So che nessuno di voi due lo ha detto, ma ci tengo comunque a ribadire che io e la mia collega siamo solo due comuni ragazze. Leggiamo tanto, scriviamo, e ok, insegniamo scrittura creativa, ma questo non ci rende più meritevoli di altri, né infila nelle nostre tasche la verità. Anche se fossimo due agenti letterarie sotto copertura (cosa che non siamo, se non si fosse capito :P), le nostre valutazioni resterebbero comunque soggettive, personali e quindi potenzialmente errate, se parliamo degli aspetti di un libro che, appunto, sono soggettivi; per fare un esempio, io ho scritto di aver amato moltissimo le prime pagine del libro e alcune di quelle centrali, ma questi sono gusti; altri magari hanno apprezzato di più l'incontro con Alice, o altre parti da me menzionate, e non c'è nulla di male in questo. Sai che pizza, se a tutti piacesse la stessa cosa! :)

    Il secondo punto che vorrei chiarire, però, si riferisce a una frase di Alessandro con la quale concordo solo in parte. Mi spiego e cito: "se in un romanzo fantasy si dovesse guardare alla verosimiglianza, verrebbe meno uno degli aspetti più marcati del genere: la sospensione dell'incredulità."
    Qui è necessario fare una distinzione, secondo me.
    Da un lato, è sacrosanto che il fantasy resti fantasy: questo non significa che non bisogna tener conto della coerenza interna all'ambientazione inventata, argomento sul quale ci sarebbe da scrivere un'enciclopedia, ma è naturale che nell'ambito del fantasy uno può scrivere un po' quello che vuole. Infatti, non mi sono permessa di scrivere, ad esempio, che non ritengo verosimile la presenza di un clown o di altri personaggi nel "mondo inverso", perché è fantasy e io non ci metto bocca. Può piacermi o meno, può essere il mio genere o meno, ma non posso questionare la fantasia :) se Alessandro avesse scritto che nel mondo sottosopra c'è un cubo di Rubik che saltella balzellando su un solo spigolo con sopra un unicorno che balla in equilibrio, non avrei comunque fatto una piega.
    Quello che io dicevo era qualcosa di diverso, e riguarda le reazioni emotive dei personaggi. A meno che l'Autore non scriva, essendo nell'ambito del fantasy, che il personaggio principale appartiene a un'altra razza (con caratteristiche emotive, quindi, magari molto diverse da quelle umane), tale personaggio dovrà comportarsi da essere umano. Voglio dire, un personaggio potrà essere malvagio, oppure generoso, gentile, vigliacco, codardo, sadico, timoroso e chi più ne ha più ne metta, ma in base alla sua indole, al suo background, all'età e a ciò che gli succede le reazioni che avrà dovranno comunque essere riconducibili allo spettro ritenuto normale o accettabile delle reazioni emotive umane.
    Per questo, dato che Ruffo mi era parso un fumettista simpatico ma molto insicuro, specie con le donne, mi sono permessa di dire che forse lo avrei visto reagire in modo più coerente con se stesso e con come avrebbe reagito una persona normale, quale lui è, sia ad Alice che ad altri incontri "sotterranei", mentre quello che ho letto era un personaggio, ripeto, SECONDO LA MIA PERCEZIONE PERSONALE e solo in sporadici punti, che mi è parso abbia preso determinate scelte e avuto determinate reazioni "perché almeno la storia proseguiva senza troppi intoppi secondo il desiderio dell'Autore o secondo la scaletta", per parlare terra terra. E no, l'Autore non deve sentirsi obbligato a fare nulla, né a cambiare la propria opinione sul libro: io sono una bischera qualsiasi e il mio giudizio vale meno di niente, sono solo una lettrice con delle idee personali e opinioni magari sbagliatissime, stop. :)

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    1. Questo non significa che sia un brutto libro, o che io non lo consigli: tutt'altro! In due o tre casi io ho assistito a questo, ho percepito questo, e non posso dire che lo abbia trovato corretto, ma magari sono io, dato che scrivo e sono fissata col cercare di fare attenzione a questi aspetti, ipersensibile all'argomento, mentre altri non ci faranno nemmeno caso. Sono opinioni mie, magari sbagliate, che però mi sono sentita di scrivere.

      Con questo, spero di aver chiarito la mia posizione e di non aver esacerbato la discussione. Amo quando i commentatori interagiscono tra loro e creano nuovi spunti stimolanti, e mi dispiacerebbe che qualcuno se ne avesse a male o prendesse in senso eccessivamente negativo il punto di vista mio e della mia collega.

      Pace e bene :)


      - Alice

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    2. @ Alice

      Ciao! In che senso "so che nessuno di voi due l'ha letto"? L'anonimo è sempre l'autore, Alessandro D. G. ;P

      Hai centrato la questione sul fantasy, quando dicevo che è una frase interessante intendevo proprio questo... del resto, sono di scuola Lovecraftiana...

      Sul resto, ci tengo a ricordare che nelle mie risposte all'autore ho sottolineato più volte che, pur prendendo spunto dal post, cioè dalla rece, ho poi intavolato, o cercato di intavolare, discussioni su un piano più generico, proprio perché non ho letto il libro. Giudizi quindi non ne posso dare, se e quando leggero il libro allora sarà più semplice parlarne con cognizione di causa. :)

      Buonaserata a tutte, siore e siore!

      (Pace e pece)

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    3. Pardon, "so che nessuno di voi due lo ha detto". Letto in fretta, mi sembrava strano °-° :)

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  7. Ciao!

    Non riesco a trovarmi d'accordo nemmeno su questo, ma non voglio creare un caso di stato. Hai le tue idee, il tuo metro di giudizio, e la tua esperienza, come ognuno ha i suoi. Se hai qualcosa da dire, tu lo sai, e ti regoli di conseguenza.

    Cthulhu ftaghn

    Buonaserata! (Comunque la copertina è figa :)

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Tu.
Sì, proprio tu.
Ti trovi in un luogo fra lo spazio e il tempo, dove l'educazione e il rispetto sono la regola internazionale. Se ciò che stai scrivendo è offensivo, sei pregata/o di contare fino a dieci e ricordarti che nell'eternità siderale la stupidità non ha luogo.