venerdì 6 luglio 2018

Intervista a Giuseppe Chiodi

Uno dei motivi per cui mi piace leggere è perché, attraverso le righe di un romanzo, cerco sempre di respirare un po' dell'anima dello scrittore che l'ha creato. Lo cerco nelle gesta dei protagonisti, negli sbagli, nelle sorprese della trama. Mi piace scovare un pensiero di un personaggio e domandarmi se le stesse parole ronzino nella testa di colui/colei che le ha scritte. E forse è proprio per questa mia strana fissazione se ho deciso di scambiare quattro chiacchiere con Giuseppe Chiodi, autore del romanzo urban fantasy "Cuore di Tufo" (trovate la recensione qui).

Prima di lasciarvi all'intervista, ci tenevo a ringraziare Giuseppe a nome mio e di Alice. È stato un piacere leggere il tuo romanzo e conoscerti. Speriamo di poter leggere al più presto un'altra delle tue belle storie ;)



Ma ora veniamo alle domande, che poi sono quelle che vi interessano per davvero! Scopriamo insieme chi è Giuseppe Chiodi.



Ciao, Giuseppe.
Innanzitutto sappi che è un vero piacere avere l’occasione di conoscerti. Vuoi raccontarci qualcosa di te?

Ciao Alice e Francesca, grazie di cuore per l’opportunità!
Cosa dire… sono un ragazzo di (ormai) 26 anni appassionato di scrittura. Gestisco un blog letterario, Immersività, in cui parlo di costruzione delle storie, tecniche di scrittura creativa, recensioni e approfondimenti scrittevoli di varia natura. Sono un estimatore del genere fantastico e della narrativa speculativa in generale. Colleziono penne stilografiche e minerali. Amo guardare i film di yakuza, giocare ai videogiochi e ai giochi da tavolo, mangiare e (a volte) cucinare. Seguo la boxe, che praticavo prima di diventare uno smidollato. E tante altre cosette di scarsa importanza!

Cosa rappresenta per te la scrittura?

Il sangue. Senza scrittura sarei perduto. Scrivere mi fa sentire fiero, realizzato, ispirato. Mi dà uno scopo. È strano da dire, ma la vedo come una missione. Non mi reputo uno scrittore dall’incredibile talento; certo, come tutti, credo di essere bravino. Tuttavia, so per certo che, se non scrivessi le mie storie, nessuno le scriverebbe. E mi pare un peccato che nessuno racconti le (inusuali) idee che mi balzano alla mente. Non si tratta di immodestia, ma di realismo: nessuno abita nella mia testa, nessuno può cacciare fuori quello che c’è dentro se non sono io a farlo…

Veniamo a "Cuore di Tufo". Come saprai, è difficile trovare urban fantasy ambientati in Italia. Il tuo libro, invece, racconta Napoli nella sua interezza. Perché questa scelta? Perché proprio Napoli e non un’altra città, magari straniera?

Lo so, purtroppo, anche se le cose stanno cambiando. Sono stati proprio i fantasy italianeggianti a spingermi a scrivere "Cuore di Tufo" e ho notato che è una tendenza in netta crescita.
Per quanto riguarda il romanzo, esso riprende le leggende popolari napoletane. Pertanto, non poteva essere ambientato in nessun altro posto. Inoltre, io sono italiano e napoletano: perché avrei dovuto ambientare un mio romanzo in una città straniera? È una scelta che comprendo per esigenze di trama, certo, ma che trovo cliché quando si cerca di scimmiottare la narrativa estera (soprattutto di oltreoceano). Poi ci si lamenta che la produzione letteraria contemporanea, in Italia, non viene presa sul serio: non può essere altrimenti, se ci si limita a copiare (male) quello che fanno gli altri!

Cosa ti ha spinto a scrivere questa storia? C’è qualcosa in particolare che ti ha ispirato?

Come detto, ho sempre apprezzato i romanzi che fanno uso della cultura italiana. I fantasy, in particolare, hanno il pregio di renderla più accattivante e moderna. "Cuore di Tufo" è nato per questo: per valorizzare lo sterminato bagaglio culturale di un territorio, ma in modo diverso dal solito; e per raccontare di una condizione che mi premeva affrontare. Parlo del fatalismo, del senso di inadeguatezza, dell’incapacità di voltare pagina. Attributi propri del protagonista, Pietro Cimmino.

Avevi già chiaro il finale del romanzo, quando hai iniziato a scrivere?

Inizio a scrivere quando ho già sviluppato praticamente tutto. Durante la fase di “elaborazione”, però, non è stato facile arrivare a quel finale. Trovare la quadratura del cerchio è molto soddisfacente e, in questo caso, lo è stato particolarmente. Diciamo che mi ha colpito come un fulmine, quando mi è venuto in mente.

Pietro non è un eroe canonico: appartiene più alla categoria degli anti-eroi, o personaggi in grigio, sfaccettati, profondamente umani. Ti ci identifichi, o fra tutti i personaggi del tuo libro ce n’è un altro in cui ti ritrovi maggiormente?

Mi ci identifico un pochino. In realtà, tutti i personaggi hanno qualcosa di me. Non mi ritrovo in uno in particolare, però.
Per me l’eroe deve essere imperfetto. Altrimenti che gusto c’è a leggere? È il motivo per cui ho sempre preferito Paperino a Topolino. Direi, comunque, che si tratta dell’eroe meno anti-eroe di cui ho scritto. Di solito creo protagonisti ancor più negativi!


Anche tu apparecchi un posto vuoto, a tavola, per la Bella ‘Mbriana? 

No, non esageriamo! Tuttavia, capita che si saluti la Bella ‘Mbriana quando si rincasa. Mio nonno, invece, era più interessato alla figura del monacello. Quando succedeva qualcosa di inspiegabile dava sempre la colpa al povero pozzaro!


L’ambientazione è un punto a favore del tuo romanzo. Mentre descrivevi i cunicoli sotterranei di Napoli, hai ascoltato tracce audio particolari? C’è una canzone che abbineresti al tuo romanzo?

Ascolto di tutto mentre scrivo, purché non mi distragga troppo. Non ci sono tracce particolari, che io ricordi. I cunicoli, comunque, li ho visti e si possono visitare (almeno in parte).

Ora una domanda da addetti ai lavori: quanto tempo hai impiegato a scrivere "Cuore di Tufo"?

Dovevo metterci tre mesi ma ce ne ho messi quattro. Funziona sempre così: mi do un tempo e, puntualmente, sforo. Il romanzo, comunque, è breve e non mi è risultato particolarmente complicato. Capiti che m’invischi in alcuni problemi durante la stesura; non in questo caso, per fortuna.

C’è uno scrittore (o scrittrice) che consideri il tuo mentore?

Mentore? No. Ci sono scrittori che apprezzo e ciascuno di essi mi ha insegnato qualcosa. Nessuno, però, mi ha reso lo scrittore che sono. 

Il tuo libro preferito?

I miei libri preferiti sono, probabilmente: "Martin Eden" di Jack London; "Gilgamesh" di Robert Silverberg; "Pan" di Knut Hamsun. Li consiglio a chiunque voglia leggere dei… capolavori! Ma non incompresi o intellettualoidi, sia chiaro. Profondi, scorrevoli, eleganti, chiarissimi, sebbene in proporzioni differenti.

Al momento stai lavorando a un nuovo progetto? Se sì, puoi anticipare qualcosa ai nostri lettori?

Lavoro a vari progetti contemporaneamente. Mi accingo a partecipare a un concorso di racconti con un’opera che mi ha fatto sudare sette camicie, ma di cui sono fierissimo. Ho già scritto e inviato un altro romanzo per la pubblicazione, che (spero) verrà pubblicato nel corso del prossimo anno. Si tratta di una storia di genere clockpunk che unisce l’alchimia e gli automi del ‘700. Infine, sto scrivendo il mio quinto romanzo, che si sta dimostrando davvero un osso duro. Ha ottime potenzialità, però. È una storia ucronica e tech-noir in cui unisco l’Italia e il Giappone nel segno della yakuza.

E ora, un’ultima domanda. A bruciapelo: come ti vedi tra dieci anni?

Ci sono alcune possibilità. Una è che sia sottoterra, per qualche motivo. Un’altra, la più improbabile, è che sia diventato uno scrittore ricco e famoso. La terza è che abbia rinunciato e sia passato ad altro. La quarta è la più probabile, a mio avviso: un Giuseppe ancora più brutto e flaccido che si barcamena tra quello che ama e quello che non ama, per una sopravvivenza spicciola. Spero di essere consolato dalla presenza di un Giuseppino, per allora.
Ciao e grazie ancora dell’opportunità!


Grazie a te, Giuseppe, e in bocca al lupo per i tuoi progetti.


- Francesca




3 commenti:

  1. Complimenti Francesca, per questa bella e inter

    essante intervista!
    Mi fa molto piacere conoscere nuovi autori,anche se ho letto che lui sta già scrivendo il suo quinto romanzo!
    Mi sono piaciute le sue risposte, e condivido il fatto che abbia voluto ambientare la sua storia in Italia, e soprattutto a Napoli!
    Interessante il fatto che descriva dei cunicoli sotterranei, che si possono addirittura visitare!
    Se capiterò a Napoli, mi informerò per poterli vedere. Mi ha sempre affascinato la parte sotterranea e le gallerie, grotte, caverne, e cunicoli, sono sempre stati il mio forte!
    Anni fa ho seguito tutte le puntate de "La bella e la bestia", Vincent viveva sotto terra, e quel mondo, oltre ad essere pieno di persone straordinarie, lo trovavo bellissimo,c'era anche un laghetto sotterraneo!Un amore immenso legava i due protagonisti, e quel luogo senza luce era reso fantastico dalle stupende persone che lo abitavano!
    Tu Francesca lo hai mai visto?

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  2. Ciao Ornella, scusa il ritardo con cui ti rispondo, ma sono stati giorni densi di impegni @_@

    Purtroppo "La bella e la bestia" serie me la sono persa... un vero peccato, perché detta così l'ambientazione è a dir poco fantastica! Poi, con questo caldo, l'idea di un laghetto sotterraneo mi fa davvero gola! Se avrò modo cercherò di vederne almeno una puntata <3

    - Francesca

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  3. Sono certa che ti piacerebbe!
    Oltre all'ambientazione molto originale, c'è comunque una bella e particolare storia d'amore!
    Le ultime puntate mi hanno commossa.
    Ciao Francesca!

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Tu.
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