domenica 29 marzo 2015

Sette brevi lezioni di fisica - Carlo Rovelli




Oggi voglio parlarvi di un libro che ha avuto un grande successo negli ultimi mesi (per la serie: segni di redenzione per questo pianeta), ai primi posti nelle classifiche nonostante, udite udite, non parli né di bizzarri marchingegni sessuali, né di ragazzine che s'innamorano di insegnanti di trentordici anni più vecchi di loro. Tanta roba.

Ogni capitolo, scritto con squisita maestria dal fisico e saggista Carlo Rovelli, ci apre un mondo dentro il mondo, fornendoci chiavi di lettura entusiasmanti per i diversi piani di cui si compone la realtà delle cose, la cosiddetta natura. In modo pesante? Diavolo, no. Punto primo, perché il libro è davvero sottile, circa una sessantina di pagine; punto secondo, perché lo stile di Rovelli, animato da un universale spirito comunicativo, è veloce, asciutto e ironico, il genere di scrittura che è l'equivalente di un cucchiaino di zucchero ingoiato dietro a una pillola amara. Tutto sembra più dolce, croccante e la realtà, quella che le leggi della fisica e della termodinamica descrivono con tanta precisione quanto sfocatezza, si trasforma in un complesso di forze ed equazioni che tutti, amanti o meno del genere, possiamo comprendere.

Un capitolo dopo l'altro, Rovelli ci parla della relatività generale, della fisica quantistica e delle particelle fino ad arrivare alla termodinamica, passando da un assaggio corposo di astrofisica e un bicchiere di vino siderale. Ottimo l'antipasto sulla teoria di Einstein sullo spaziotempo come entità che si distorce e allunga, le cui variabili ne riscrivono costantemente la storia, scritto con grande profondità e una punta di nostalgia; ma se ottimo è il primo capitolo, deliziosi sono i seguenti, piccole perle di frutta ora aspra, ora dolcissima che ci portano a conoscere il mondo attraverso gli occhi che la natura ci ha dato, occhi che ne percepiscono solo un'immagine sfocata e che mai, o forse da un momento all'altro, potranno cogliere la matematica bellezza delle formule che descrivono una realtà molto più semplice e molto più complessa di quella che immaginiamo. Nel giro di poche pagine giungeremo nel cuore della diatriba contemporanea fra scienziati impegnati a trovare una teoria unificatrice che spieghi con eleganza e precisione la verità dell'universo che ci circonda: sì, perché se da un lato la relatività generale è stata dimostrata ed è ritenuta valida, le stesse caratteristiche le hanno la fisica quantistica e la termodinamica... peccato che, pur essendo reali tutte e tre le teorie, siano in totale contrapposizione tra loro. 
Perciò, dov'è la verità?
Qual è l'immagine nitida del mondo che noi riusciamo a percepire solo in maniera approssimativa?

Sette brevi lezioni di fisica è un compendio che tutti - ma proprio tutti - non solo dovrebbero leggere, ma potrebbero leggere. Scritto in maniera leggera, delicata, intensa, è davvero un libriccino accessibile a tutti. Io l'ho finito ieri sera e sono ancora lì, persa tra una cometa e una supernova, tra un quark e un gluone, che fluttuo fra i dubbi lungo il margine di quella che, con l'unica parola che noi umani conosciamo, definiamo "realtà"...

venerdì 27 marzo 2015

Uomini e topi di John Steinbeck




Sono qui!
Sono quiiiiiiiii!
Ehm. Sì, sono mancata per qualche giorno: il lavoro, il lavoro, il lavoro... ho già detto il lavoro?, e poi altre trentordicimila cose. Ora che avete ben chiari nei dettagli i mille motivi che mi hanno tenuta lontana dal blog (?), passiamo alla recensione: Uomini e topi. Pensate che è una barba? Una recensione di un classico, ommioddio, clicchiamo la X rossa prima che ci contagi?
Beh, vi sbagliate.

Punto primo, perché è Steinbeck.
Punto secondo, perché è Steinbeck.

Tutto è iniziato qualche mese fa, quando, documentandomi per il nuovo romanzo, incappai in una falla nella trama. Oddio, non proprio una falla... diciamo una enorm PICCOLISSIMA voragine. Per motivi che non posso spiegarvi pena fucilazione punitiva della SIAE, mi sono ritrovata a spulciare l'elenco degli scrittori del primo quarantennio del novecento. Ero sul punto di annegare fra una Woolf e un Moravia quando, all'improvviso, eccolo: John Steinbeck, padre della letteratura americana che, grazie alla traduzione dei suoi romanzi a opera di Cesare Pavese, influenzò così grandemente i giovani italiani e la cultura post trentennio fascista.
Un po' preoccupata - non ho mai amato molto lo stile di scrittura dei classici in generale e so che non andrò in Paradiso per questo - ho provato a leggere la sua opera magna, Furore... e me ne sono innamorata. Follemente e per sempre.


Uomini e topi è un'altra delle celebri opere di Steinbeck. Scritto nel 1937, questo romanzo breve mette in scena pochi giorni della storia di due personaggi molto diversi fra loro, eppure inseparabili: George Milton, mezzadro svelto di lingua e di cervello, e Lennie Small, un ragazzone ritardato che non vorrebbe mai far male a nessuno, ma che a causa della sua totale e spiazzante innocenza, in abbinamento con una forza fisica letale, continua a uccidere tutto ciò che tocca: topi, cagnolini, ragazze. Non si accorge delle sue malefatte e ogni volta, di fronte al fatto compiuto, reagisce con orrore e disperazione, il tipo di sentimento che proverebbe un bambino nell'aver compiuto l'ennesima marachella e sa che le prenderà dai grandi - o da George, nel caso di Lennie.

Non che George sia un tipo manesco: fa di tutto per non abbandonare mai Lennie, per dirgli cosa fare e quando farlo, ma spesso perde il lavoro a causa sua e questo lo fa imbestialire. Non c'è niente di più bello che un pezzetto di terra, si capisce; e il sogno di ogni mezzadro della California, dopo aver trascorso una vita a zappare la terra di altri e raccogliere frutti per i proprietari terrieri, è mettere da parte abbastanza soldi da comprarsi un pezzo di terra e costruirci la propria casa. E' proprio questo il leitmotiv del romanzo: Lennie continua a chiedere a George di ripetergli come sarà quando finalmente avranno la loro casetta, i maiali, le galline e perfino i conigli. Lennie non pensa ad altro che ai conigli, a quanto sono morbidi e a come li accudirà, cogliendo l'erba medica per loro. Fa di tutto per non dare dispiacere a George, ma anche quando i due arrivano nell'ennesimo ranch, abitato da personaggi indimenticabili - Slim il capo-cavallante, Carlson, Crooks "il negro", Candy e il giovane Curley, malvagio e inviperito come una vespa sotto un bicchiere - non sono che pochi i giorni che riusciranno a trascorrere lavorando, prima che il male torni a bussare alla loro porta...

Da leggere. Da leggerissimo, ve lo posso assicurare. Non solo per il suo stile di scrittura asciutto ma pittoresco, leggero, scorrevole, ma anche per l'incredibile bravura di Steinbeck nel dipingere i personaggi con pochi tratti: tre righe e un personaggio è fatto, una figura nera stagliata contro il cielo. E pensare che, a rifletterci bene, non sono nemmeno le persone i personaggi più importanti del libro: sì, perché se da un lato abbiamo George e Lennie, due uomini che vagabondano insieme in un mondo ormai tanto carente di affetto per il prossimo, due diamanti grezzi alla deriva, dall'altro ci sono gli animali che Lennie - e non solo lui - uccide: i topi, soprattutto, ma anche il cane di Candy, vecchio e cieco ma innocente, come Lennie, per non parlare dei cagnolini più giovani e di quelli, immaginari, di cui George riempie la casetta immaginaria del futuro: i conigli diventano non solo un sogno a occhi aperti o una gustosa prospettiva per il pranzo domenicale del futuro dei due amici, ma un vero e proprio simbolo di un'età dell'oro che non è più da ricercarsi in un'epoca passata, bensì in una che deve ancora venire. Non che Candy, Carlson, Crooks e Slim abbiano dubbi in merito: hanno visto centinaia di uomini venire al ranch col sogno di un pezzetto di terra di proprietà e altrettanti ne hanno visti andare, con un mese o due di paga in tasca da affogare in qualche casa di prostitute, nell'alcol e nel gioco. "Tutti uguali sono gli uomini", ripetono sovente. Tutti, tranne Lennie, che è un puro di cuore... forse troppo per sopravvivere in un mondo amaro, fatto di polvere, ferri di cavallo e mogli infedeli, come la ragazza sposata con Curley, che non fa altro che ronzare intorno ai mezzadri... specialmente a Lennie.

Uomini e topi, un romanzo imprescindibile. Poche pagine, pochi giorni, tanto significato. Stanotte piangevo mentre lo finivo... e, se lo acquisterete, se vi lascerete trasportare in questo mondo di terra e sacchi d'orzo e schiene spaccate per undici e più ore al giorno, capirete il perché.

giovedì 19 marzo 2015

Libri e cenere




Senza premesse: fra pochi minuti uscirò di casa e andrò a vedere Cenerentola, il nuovo live-action Disney *_*

Non sono una grande fan dei live-action - La Bella e la Bestia con Lea Seydoux e Maleficent con Angelina Jolie sono stati un diludendo di dilusione devastante -, in genere preferisco il classico cartone animato, ma devo dire che questa volta entrerò nel cinema con le farfalle nello stomaco. A parte il trailer veramente figo, a parte la rosa di attori davvero unica e l'ottimo regista - Kenneth Branagh -, Cenerentola è sempre Cenerentola. Non perché sia la mia principessa preferita; diavolo, non è nemmeno fra quelle meno preferite. Nella mia lunga lista non si qualificherebbe che fra gli ultimi posti.

Eppure, in Cenerentola c'è qualcosa di più che la classica brava ragazza che non si ribella finché le casca un pene fra le mani. Dai, ammettiamolo: tutte abbiamo sempre pensato questo di lei, complici anche gli anni '50 che di certo, movimenti femministi e lotte nelle fabbriche a parte, non volevano donne emancipate, ma tante mogliettine in tubino pastello da accompagnare all'uomo di casa, il padre di successo che usciva la mattina e tornava la sera e, per diavolo, si meritava un pasto caldo e un po' di servizievoli fusa.
Cenerentola è una donna di quegli anni, eppure rappresenta quel ponte che da una parte trascina come uno strascico l'immagine evanescente dell'angelo del focolare d'inizio secolo, mentre dall'altro apre alla vera spaccatura che porterà il genere femminile ad accedere ai diritti fondamentali della società: quello di voto, il diritto al lavoro e a un salario paritario.

Ma qual è la forza di Cenerentola? Cos'è che la rende così speciale, forte e fragile allo stesso tempo?

Per rispondervi, devo citarvi il leitmotiv del film in uscita nelle sale in questo momento: "Sii sempre gentile e abbi coraggio".
Sì, perché se è vero che Cenerentola è una donna umiliata, relegata a spaccarsi la schiena e le unghie strusciando pavimenti; se è vero che i suoi capelli sono nascosti da stracci e le sue curve infagottate in scamiciate informi e intrise di polvere, dall'altra parte è anche vero che lei combatte, sempre, senza mai arrendersi, con il potere più grande: quello del sorriso.
Personalmente preferisco un bel randello chiodato, ma negli anni '50, così come oggi, un sorriso talvolta può davvero cambiare il mondo.
"Se tutti fossimo più gentili, ogni giorno, allora il mondo sarebbe davvero un posto più bello", ha dichiarato Branagh durante un'intervista; una frase fatta? Forse, ma anche una frase vera.
Pensateci: chiunque è in grado di odiare, di detestare e arrendersi, chiunque può rivoltarsi verso i propri aguzzini, denunciare, picchiare, uccidere se necessario. Chiunque ha il potere, intrinseco, di difendersi e in genere ci riesce anche piuttosto bene; così bene che, spesso, azzanna prima di essere azzannato, offende prima di venire offeso. Questa società dell'insulto è diventata così alla portata di tutti - così di moda - che anche solo pensare a un mondo diverso ci è impossibile. Un sorriso? Pfui. Tutte stupidaggini.

E invece no.
Pensate se usciste dal letto, al mattino, e accendeste la TV. Vostro marito/moglie/genitore/gatto vi ha preparato il caffè per farvi una sorpresa e voi lo sorseggiate col sorriso sulle labbra mentre al TG mostrano i nuovi trattati di pace fra mondo occidentale e terrorismo islamico. Segue un dibattito dove nessuno urla né parla sull'altro, tutti rispettano l'opinione di tutti, su un nuovo programma: il Piccolo Fratello, dove ogni settimana una famiglia viene scelta perché il fratellino minore di chi ne fa richiesta, malato e senza un futuro, riceva cure gratuite dal Governo e una borsa di studio. Poi vi vestite, riposati e felici, andate al lavoro e nessuno vi sorpassa in macchina, il caffè nelle macchinette non è bruciato, al lavoro i colleghi sorridono e i clienti vi trattano con rispetto. Prima di tornare a casa passate a fare la spesa per preparare una bella cenetta per il suddetto marito/moglie/genitore/gatto...

Bello, vero?
Basterebbe un sorriso. Una gentilezza al giorno, moltiplicata per sette miliardi di persone.

Cenerentola non è solo una principessa che con un paio di scarpe cambia la propria vita. Non è una povera sciocca che aspetta che la vita passi mentre lei ne è solo la spettatrice.
Cenerentola è un'eroina e la sua arma non è un arco come quello di Merida, una padella come quella di Rapunzel né sa volare, come Wendy. Tutto ciò che ha è la tolleranza, la pazienza e la speranza.

Quindi, siamo Cenerentola, ogni tanto.
Siamo gentili, e abbiamo coraggio.

EDIT POST VISIONE DEL FILM: Da grande farò la principessa. Punto.

lunedì 16 marzo 2015

Oops... I did it again!



Eh, sì. L'ho fatto ancora.
Come, cosa?
Un suicidio portafogliale. L'apocalisse dei portamonete. L'eterna dannazione dei salvadanai.
E' una strana storia: c'entrano il giorno di paga, dei libri fighissimi e Amazon. Mischiateli insieme e... KABOOM.
Insomma, nemmeno stavolta sono riuscita a resistere: anche se mi ero ripromessa di non farlo più, almeno per un po', anche se so che in caso d'incendio sarei la prima a morire in 1.8 secondi, ho comprato altri libri. Libri BELLI. Un sacco.

Il tutto è iniziato il mese scorso (come sempre), quando, dopo aver finito di attingere alla parte di stipendio che destino agli acquisti, mi sono ritrovata a gironzolare per vari blog/forum librosi (come sempre). E' stato allora che sono stata fuorviata. Sì, perché ogni singola recensione che leggevo comportava un immediato e direttamente proporzionale aumento in numero di click sul tasto AGGIUNGI AL CARRELLO su Amazon.

Il primo è stato lui:


In genere non amo i romanzi storici, non tanto per il fatto che non sono storicamente esatti per definizione, quanto per il fatto che, pur amando la storia... meh. Non ho mai sopportato un granché film storici, libri storici e quant'altro. Non sono un'appassionata di biografie et similia, eppure questo romanzo mi ha colpita. Ringraziando quei santi uomini (o sante donne) che hanno creato gli estratti gratuiti su Amazon, mi sono messa a leggere le prime pagine di questo libro senza grandi aspettative, invece... mi sbagliavo. Fin dalle prime righe è veramente, ma veramente tanta roba. Immagini evocative, ben scritto, scorrevole... sembra davvero che la Erickson sia stata "posseduta" da Maria Antonietta mentre scriveva. Non vedo l'ora di andare avanti.

 Sono approdata a questa meraviglia a causa grazie a una pagina su FB: "Con una lettera". Sono sempre stata affascinata da questa forma espressiva, anche se non ho mai amato i romanzi epistolari (non ho mai amato... sentite che belle parole rispettose *_*), ma nonostante ciò non sarei incappata in questa raccolta edita da Feltrinelli se sulla suddetta pagina FB non avessero caricato una lettera di una donna alla ragazza che amava risalente ai primi anni del '900. La mia passione per il periodo vittoriano e post-vittoriano è esplosa più ardente che mai, e così... ecco, è colpa loro. Dei bustini allacciati, i cappelli decorati di fiori freschi, i salotti letterari, Parigi con i suoi bistro e le sue abat-jour. Colpa dei villini inglesi di campagna, della tumultuante Londra popolata dalla crema della cultura dell'epoca. Di Picasso, Virginia Woolf, Dalì, Hemingway, Violet Trefusis, Vita Sackville West, Bunuel. Sono loro i colpevoli. Io non c'entro. 


Altro libro dannatamente costoso, ma imperdibile.
Se cliccate in alto a sinistra in RECENSIONI LIBROSE, e poi su Foto dal finestrino, scoprirete cosa ne penso su quella magnifica, minuscola gemma della letteratura contemporanea. Sottsass ci ha lasciati qualche anno fa, è vero, ma le sue fotografie, le sue poesie in prosa, le sue sensazioni sono rimaste con noi - con me. E ci rimarranno per sempre. Leggere la sua autobiografia è il minimo che potessi fare: tornare nel mare calmo del suo stile leggero, ironico come schiuma sugli scogli. Non vedo l'ora.


Eh, lui perché sì.
Perché sto leggendo il primo della saga, "La chimera di Praga" (questo è il secondo) e mi sta piacendo un mucchio. Vorrei riuscire a descrivervi il genere di questo romanzo senza usare le parole "urban" e "fantasy", ma sarebbe impossibile; prima di autoconvincervi che non è il libro per voi, lasciatevi tentare da qualche riga. Perché qualche riga diventerà qualche pagina, e le pagine sulla sinistra del libro si moltiplicheranno, mentre quelle a destra si assottiglieranno, prima che riusciate a rendervi conto che, sì, sta accadendo e, sì, questa Taylor sa veramente come tenere per le palle un lettore.
Non l'ho ancora finito, ma se continua così non posso far altro che pregustare di leggere il secondo volume *_*


Lo so, immagine piccola, ma vi dico io tutto: Jack Kerouac, "Il mare è mio fratello". Mai sentito, nevvero? I know, ma il ben più celebre e acclamato Sulla strada per ora non mi va proprio giù. Troppo alcol, troppo sesso, troppa droga, troppo svilimento della figura femminile... troppo tutto, insomma. Ok che io stessa non so cosa darei per scrivere fluentemente e con tanta presenza di spirito, ma Kerouac ha partorito Sulla strada in cinque settimane durante le quali era costantemente fatto di benzidrine, alcol e caffè e la cosa si risente parecchio nel romanzo.
Questo, invece, mostra un Kerouac acerbo e ancora contemplativo, un po' meno "dai, bella bionda, facciamoci di crack" e un po' più "dai, bella scogliera, facciamoci di poesia".


L'unico motivo per cui l'ho preso è che è di Stephen King. Punto.
Il che non solo dice molto su quanto io idolatri lo Zio Steve (anche se i suoi ultimi romanzi, tralasciando 22/11/'63 che invece mi è piaciuto parecchio, sono stati alquanti deludenti), ma indica anche che ogni anno, per quanto possa andare di cacca la mia vita, King esce sempre con un nuovo libro. Anche se io sono lì che mi dispero perché vorrei scrivere sempre meglio, o più fluentemente, o più frequentemente, c'è sempre lui che mi dimostra come, ogni anno, ci si possa riuscire. Magari non realizzando opere perfette, ma non arrendendosi mai. Lo so, molti troveranno solo una logica di marketing nel King degli ultimi anni, e forse hanno ragione, ma per me rappresenta anche un insegnamento. Rappresenta la speranza. Non importa quanto è buia la notte, tu continua a sognare, perché quando l'alba verrà, sarà un'esplosione di luce.

E voi?
Sono curiosa di leggere i vostri acquisti librosi del mese :)

venerdì 13 marzo 2015

Lo scrittore e l'immagine-ombra





L'altro giorno, sulla pagina di un'amica - La Leggivendola - ho trovato una citazione di Hemingway che mi ha molto colpita: write drunk, edit sober. Ossia, scrivi da ubriaco, revisiona da sobrio.

Mi ha colpita non solo per l'immagine perfetta che restituisce di uno scrittore immenso come Hemingway e della sua immagine-ombra, quella violenta e dedita all'alcolismo che però lo portava a spremere fuori parole di rare esattezza e intensità; soprattutto, mi ha colpita perché la sento mia. Perché mi fa provare un'invidia cieca e graffiante. Perché scrivere di getto, dopo gli anni che ho passato a editare il mio primo romanzo affinché fosse perfetto per inviarlo alle case editrici, mi ha inaridita profondamente.
E' la verità? Sono solo io che mi credo inaridita, e così mi autoconvinco di non saper più scrivere in maniera fluida, sentendo "i grani di sabbia che scricchiolano sotto gli stivali", come dice Stephen King?
Il dilemma mi distrugge. Mi sento divorata dentro, corrosa, incendiata. Lo stomaco mi brucia nell'acido e il cuore si rattrappisce.
Perché non riesco più a "essere lì", perfettamente in trance, immersa in una storia? Riesco a esserlo in un'ambientazione, ma non nella storia che vorrei raccontare. Voglio davvero raccontarla? E' normale, come scrittrice, provare certe sensazioni, dopo anni che si è lavorato a un romanzo in cui ho messo tutta me stessa?
C'è ancora qualcosa di me che posso dare al "pubblico"?
Qualcosa che voglio dare?
La risposta è sì.
Allora perché ho queste difficoltà?
Di certo non voglio prendere la via degli acidi e dell'alcol, una via che disapprovo profondamente da sempre, anche perché non la reputo l'unica per poter attingere a piene mani al proprio potenziale creativo. Allora cosa posso fare?
Dannati Kerouac, Hemingway, Baudelaire! Dannati tutti!!!

giovedì 12 marzo 2015

1984 di George Orwell




La guerra è pace.
La libertà è schiavitù.
L'ignoranza è forza.

Questi gli slogan del partito socialista inglese nel libro - o "ingsoc" nel vocabolario della Neolingua inventata dagli impiegati del Ministero della Verità, preposto alla propaganda politica e al revisionismo storico - in 1984, il capolavoro scritto nel '48 da George Orwell. Slogan difficili da digerire nel mondo post Olocausto, dove frasi come queste evocavano fantasmi ancora troppo recenti per poter riposare in pace:



Molti prima di me hanno realizzato recensioni ottime e approfondite di questo libro, fior fior di critici letterari ne ha sviscerato gli aspetti più squisitamente nascosti, la simbologia, lo strato sociale, la biografia dell'autore... non penso di poter competere con loro, non sono un'esperta; il mio desiderio è quello di realizzare un piccolo sogno di Ginny Weasly, la mia fan numero 1 (mi piace pensarlo XD), che mi ha chiesto una recensione che possa spiegarle di cosa tratta il libro e ingolosirla :)



Classico esempio di distopia, 1984 inscena il dramma non già di un singolo uomo e di una donna, pur protagonisti del romanzo, ma di tutto il genere umano: in un mondo post guerra atomica, dominato dal totalitarismo e dal fanatismo politico, tre macrocontinenti sono costantemente in guerra: l'Eurasia, l'Oceania e l'Estasia, macroblocchi che tagliano fuori, curiosamente, la stragrande maggioranza dell'Africa, parte dell'India, delle Filippine e di diversi altri stati. L'Oceania, la maggiore delle tre superpotenze, è costantemente in guerra mondiale con l'una o l'altra potenza e alleata di quella con la quale non è in guerra.

Tutte le superpotenze sono controllate da sistemi di governo dittatoriali, spersonalizzanti, che obbligano l'individuo ad omologarsi alla massa, obbedendo costantemente alla versione del governo, per quanto assurda essa sia (anzi, credendoci ciecamente) e annullando ogni pulsione sessuale, di amicizia o contemplazione artistica.
Non solo: ogni forma di pensiero o forma artistica è bandita, così come le associazioni che non siano di carattere politico e manifestamente contrarie al sesso per piacere. Gli esseri umani sono un brodo informe che lavora o nell'esercito, o nei Ministeri, oppure fa parte della fetta di società più sciatta, semplice e ignorante, quella dei prolet, un richiamo ai proletari, gente povera, non appartenente al Partito, senza istruzione ma dalla quale, citando una frase celebre del libro così come del film, partirà, a tempo debito, la vera rivoluzione: ma "[...] fino a che non diventeranno coscienti del loro potere, non saranno mai capaci di ribellarsi, e fino a che non si saranno liberati, non diventeranno mai coscienti del loro potere."


Protagonista del libro è Winston Smith, un uomo medio, iscritto al Partito, che lavora in uno dei quattro Ministeri che controlla l'Eurasia: il Ministero della Verità, già citato prima (gli altri tre sono il Ministero dell'Abbondanza, che si occupa del cibo e dei rifornimenti, quello della Pace, che si occupa della guerra e degli armamenti, e quello dell'Amore, dove ha sede la psicopolizia, ossia la polizia del pensiero, e dove si trova anche la famosa Stanza 101, una sala delle torture reale quanto allegorica dove i crimini contro il Partito, anche solo pensare con la propria testa, vengono puniti con lavaggio del cervello e torture di ogni genere, fino alla totale evaporazione delle persone, che vengono estirpate dalle anagrafi affinché tutti credano che non sono mai esistite).

Winston lavora come impiegato nell'ufficio che si occupa di bruciare e rettificare i vecchi articoli di giornale, i libri di storia, le notizie: di giorno in giorno una foto può svanire, un articolo riscritto sostenendo l'esatto opposto, la storia rettificata (un esempio è il costante alternarsi delle superpotenze in guerra: se oggi l'Eurasia è in guerra con l'Estasia, mentre ieri si era detto il contrario, il tutto viene riscritto così che la versione di oggi non possa venire smentita da quella precedente).
Meno bravo dei suoi colleghi nella raffinata tecnica del bispensiero (l'essere in grado di sapere che una cosa è vera ma contemporaneamente autoconvincersi che non la sia), Winston è più vulnerabile alla bellezza di una donna, alla speranza - mai veramente nutrita - di un cambiamento o anche solo alla polverosa bellezza di un diario, un oggetto pericolosissimo da tenere in casa ma che lui decide comunque di acquistare in una bottega del vecchio borgo proletario, unico luogo è ancora possibile trovare quei prodotti difficilmente reperibili come lamette, lacci per le scarpe e altri oggetti semplici che la nuova società dell'acciaio e del cemento non può più non solo produrre, ma ne rinnega addirittura l'esistenza. Non esistono germogli nella società di 1984, tranne quelli destinati ad appassire prima ancora di poter sbocciare.


Faccio una piccola pausa per dirvi questo: all'inizio della pagina quasi non sapevo se avrei scritto una recensione decente, ora mi ritrovo a trentordici righe scritte di getto e ancora non sono riuscita nemmeno a parlare del Grande Fratello °_°



Rimedio subito: sì, perché Winston, così come tutti nel mondo di 1984, è costantemente braccato dall'enorme volto impenetrabile del Grande Fratello, il Capo del Partito socialista inglese, nato dalle ceneri del partito laburista, che controlla i Ministeri e tutta l'Eurasia. E' impossibile sfuggire alle migliaia di telecamere e microfoni sparsi ovunque: in ufficio, per le strade, in ogni centimetro delle case; impossibile spegnere la televisione, si può solo abbassarne il volume per dormire, ma il controllo fisico e mentale non finisce mai: in chiunque può nascondersi una spia che ci tiene d'occhio, perfino nei nostri stessi figli.

L'eterno nemico del Grande Fratello è Goldstein, un altro enorme viso con aspetto allungato da pecora, non a caso un cognome ebraico, che viene trasmesso negli unici istanti di vera passione concessa agli impiegati: "i due minuti d'odio", in cui le persone raggiungono una violenza nei confronti del nemico seguita da una catartica devozione orgiastica nei confronti del Grande Fratello, che giunge al culmine della trasmissione televisiva come un salvatore.
Nonostante questo, Winston corre il rischio di chiudersi nel suo appartamento in una piccola zona dove le telecamere non possono inquadrarlo e scrive sul suo nuovo diario, un atto che ha del rituale: all'inizio non sa nemmeno cosa scrivere, non crede di saperlo fare... poi la penna tocca il foglio e da quel momento per Winston inizia una spirale di eventi che lo porterà alla ribellione, alla passione carnale e all'amore, ma soprattutto alla libertà, anche se...


Anche se dovrete comprare il libro per scoprire gli sconvolgenti colpi di scena, per non parlare del finale, e non fate i furbi guardando il film, ché il finale è totalmente diverso u.u



Un libro magnifico, che ho letto e riletto e che non si può non consigliare: "Al futuro o al passato, a un tempo in cui il pensiero è libero, quando gli uomini sono differenti l'uno dall'altro e non vivono soli... a un tempo in cui esiste la verità e quel che è fatto non può essere disfatto.

Dall'età del livellamento, dall'età della solitudine, dall'età del Grande Fratello, dall'età del bispensiero..."

Vi lascio con una carrellata delle più belle ed emblematiche copertine che la mitica casa editrice Penguin, pioniera della stampa di tascabili e della diffusione a basso costo della grande letteratura nel mondo, ci ha donato nei decenni:






E la più magnifica, la più rivoluzionaria:





E voi? Avete letto questo libro, al di là degli obblighi scolastici?

mercoledì 11 marzo 2015

Novità! *_*




Foto inquietante.
Ma va beh.
Contate che l'obiettivo era trasmettere gioia, datelo per assodato e andiamo avanti XD

Dunque, negli ultimi giorni ci sono stata meno, lo so, ma è pur vero che ho moltissimi progetti ai quali sto lavorando: sto imparando il tedesco per aggiungerlo all'inglese come seconda lingua (anche se ci vorranno anni prima che riesca a parlarlo fluentemente come l'inglese, sigh), sto scrivendo molte poesie, sto cercando disperatam ehm, SCRIVENDO il mio nuovo romanzo, aspettando con tanta trepidazione una risposta dalla Neri Pozza riguardo il mio primo romanzo, curo un sacco di progetti per autori locali... e bla, bla, bla. Il lavoro, poi (che non ha nulla a che vedere con la creatività, come potete bene immaginare) è molto impegnativo, arrivo a casa dopo tante ore che sono già con gli occhi mezzi chiusi... meh. Sonno. Stanchezza. La morte.
Ovviamente mi occupo anche di cose frivol UTILISSIME, tipo giocare per l'ennesima volta a Final Fantasy VIII, ma non ha importanza. La mente deve pur svagarsi un po'.
Purtroppo tutti questi impegni (oltre a cercare di emergere dal mio eremo di tanto in tanto, giusto per non perdere quei pochi, preziosi amici che mi ritrovo) mi portano via parecchio tempo e soprattutto molta energia emotiva e creativa, ma per fortuna ieri sera mi è capitata una bellissima opportunità *_*

Già da diverso tempo intrattengo contatti con Bill Simpich, un simpatico signore che vive negli USA il quale, nientepopodimeno, si è occupato di scrivere un libro inchiesta intitolato State Secret, che potete trovare qui: https://www.maryferrell.org/wiki/index.php/Main_Page (in basso a sinistra ci sono tutti i capitoli), una raccolta di documenti inediti che sfatano i miti sull'uccisione di JFK prendendo in esame gli intrighi di Città del Messico nell'autunno del 1963.
E cosa succede ieri sera?
Succede che decidiamo insieme che io curerò la traduzione italiana del suo libro *_________* YEEEEEEEEEEEEEEEEH! ME CULON GENIO!

Ovviamente non avendo mai vissuto all'estero non ho familiarità con alcune frasi fatte, proverbi, modi di dire e linguaggio di strada, ma sopperirò alle mie mancanze chiedendo a Bill di spiegarmi le sue intenzioni su determinate parole, così da non sbagliare con la traduzione!

Ci vorranno mesi perché è un lavoro al quale posso dedicarmi nei ritagli di tempo e comunque non è retribuito, ma per me è già tanto pensare di poter inserire nel mio CV letterario una menzione a questa opera monumentale, e poi sono tanto contenta di poter contribuire alla diffusione nel mondo di questo libro assolutamente imperdibile per il suo contenuto e il suo proposito *_*

Quindi, viva me!
Peccato che, nonostante la giUoia, mi senta stanca come una zappa dopo aver vangato tutte le Cinque Terre, ma chissene!

E a voi come va la vita? Stanchi? Abbacchiati? Pisciosamente felici?
Dite la vostra :D

domenica 8 marzo 2015

A tutte le donne, a tutti gli uomini. Quelli veri.


Dai un appuntamento ad una ragazza che legge.


“Dai un appuntamento ad una ragazza che legge.
Dai un appuntamento ad una ragazza che spende il suo denaro in libri anziché in vestiti. Lei ha problemi di spazio nell’armadio perché ha troppi libri.
Dai un appuntamento ad una ragazza che ha una lista di libri che vuole leggere, che ha la tessera della biblioteca da quando aveva dodici anni.Trova una… ragazza che legge. Saprai che lo fa perché avrà sempre un libro ancora da leggere nella sua borsaE’ quella che guarda amorevolmente sugli scaffali di una libreria, quella che tranquillamente emette un gridolino quando trova il libro che vuole. La vedi odorare stranamente le pagine di un vecchio libro in un negozio di libri di seconda mano? Questo è il lettore. Non può resistere dall’odorare le pagine, specialmente quando sono gialle. Lei è la ragazza che legge mentre aspetta in quel caffè sulla strada. Se dai una sbirciatina alla sua tazza, la sua panna non proprio fresca galleggia in superficie perché lei è già assorta. Persa nel mondo dell’autore. 

Siediti. Potrebbe darti un’occhiataccia, poiché la maggior parte delle ragazze che leggono non amano essere interrotte. Chiedile se le piace il libro.
Offrile un’altra tazza di caffè.

Falle sapere ciò che tu davvero pensi di Murakami. Vedi se sta leggendo il primo capitolo di Fellowship. Cerca di capire che se dice che ha compreso l’Ulisse di Joyce, lo sta solo dicendo perché suona intelligente. Chiedile se ama Alice o se vorrebbe essere Alice.

E’ semplice dare un appuntamento ad una ragazza che legge. Regalale libri per il suo compleanno, per Natale e gli anniversari. Falle il dono delle parole, in poesia, in musica. Regalale Neruda, Pound, Sexton, Cummings. Falle sapere che tu comprendi che le parole sono amore. Capisci che lei sa la differenza che c’è fra i libri e la realtà ma che per dio, lei sta cercando di rendere la sua vita un poco simile al suo libro preferito. Se lo fa, non sarà mai colpa tua.
Ha bisogno di essere stuzzicata in qualche modo.
Mentile. Se comprende la sintassi, capirà che hai la necessità di mentirle. Oltre le parole, ci sono altre cose: motivazione, valore, sfumature, dialogo. Non sarà la fine del mondo.


Deludila. Perché una ragazza che legge sa che il fallimento conduce sempre al culmine. Perché le ragazze come lei sanno che tutto è destinato a finire. Che tu puoi sempre scrivere un seguito.Che puoi iniziare ancora e ancora ed essere nuovamente l’eroe. Che nella vita si possono incontrare una o più persone negative.
Perché essere spaventati da tutto ciò che tu non sei? Le ragazze che leggono comprendono che le persone, come i caratteri, si evolvono. Eccetto che nella serie di Twilight.


Se trovi una ragazza che legge, tienitela stretta. Quando la trovi alle due di notte stringere un libro al petto e piangere, falle una tazza di tè e abbracciala. Potresti perderla per un paio d’ore ma tornerà sempre da te. Lei parla come se i personaggi del libro fossero reali perché, per un po’, lo sono sempre.

Chiedile la mano su una mongolfiera. O durante un concerto rock. O molto casualmente la prossima volta che lei sarà malata. Mentre guardate Skype.
Le sorriderai apertamente e ti domanderai perché il tuo cuore ancora non si sia infiammato ed esploso nel petto. Scriverete la storia delle vostre vite, avrete bambini con strani nomi e gusti persino più bizzarri. Lei insegnerà ai bimbi ad amare Il Gatto e il Cappello Matto e Aslan, forse nello stesso giorno.Camminerete insieme attraverso gli inverni della vostra vecchiaia e lei reciterà Keats sottovoce , mentre tu scrollerai la neve dai tuoi stivali.


Dai un appuntamento ad una ragazza che legge perché te lo meriti. Ti meriti una ragazza che possa darti la più variopinta vita immaginabile. Se tu puoi solo darle monotonia, e ore stantie e proposte a metà, allora è meglio tu stia da solo. Se vuoi il mondo e i mondi oltre ad esso, dai un appuntamento ad una ragazza che legge.
O, ancora meglio, dai un appuntamento ad una ragazza che scrive."


Rosemarie Urquico

sabato 7 marzo 2015

Un canto lanciato nel vuoto



Scrivo e non so perché.
Non so nemmeno se qualcuno mi legga, ma in fondo è questo lo spirito del vero scrittore, non è così? Scrivere anche se fosse l'ultimo uomo sulla Terra e non esistesse pubblico per il suo monologo. Andare avanti, sempre.
Prendo questo blog come un diario, pagine bianche da imbrattare con sogni, paure, sentimenti. La mia più grande paura, al momento, è legata all'ipocondria. Lo rivelo così, senza mezzi termini né veli. Ho sopportato tanto dolore a causa dei problemi di salute e oggi, dopo anni di cruda esistenza come cavia umana, il mio corpo, finalmente in via di guarigione e riequilibrio psicofisico, grida il suo diritto a stare male. E' frustrante. E' anche orribile, perché ogni più piccolo dolore, ogni intorpidimento, ogni sussurro delle mie ossa viene amplificato dal mio terrore come se fosse un rimbombo assordante.
Perciò, scrivo. Leggo molto. Ascolto musica. Faccio passeggiate. Cerco di rilassarmi, assumo Fiori di Bach e parlo dei miei terrori con chi di dovere. Ma passato un terrore, ne sorge un altro, così il cane torna a divorarsi la coda e un giorno, se non starà attento, si sarà divorato per intero.

Ho notato che sto peggio quando non sono al lavoro. Quando arriva il weekend tutti quei piccoli tremori diventano terremoti e io, inesorabilmente ma non senza lottare, scivolo verso il basso. Spero che il mio cuore regga e di poter leggere le vostre risposte con un'anima più serena. Spero che ogni giorno sarò in grado di migliorare il mio approccio nei confronti del mondo e di poter offrire a voi, Fedeli Lettori del presente e soprattutto del futuro, qualche buona pagina da sgranocchiare prima di andare a nanna.
Spero...


giovedì 5 marzo 2015

Il cacciatore di draghi - J. R. R. Tolkien




Buonsalve a tutti!
Quest'oggi vi propongo la recensione lampo di un romanzo breve d'avventura a cui mi sono dedicata negli ultimi giorni, pubblicato dal buon vecchio J. R. R. Tolkien nel lontano 1949. Uscito in Italia solo nel '75, questo libro ha più elementi della fiaba, o favola, rispetto ad altri suoi romanzi spiccatamente fantasy (non che questo non lo sia); il genere è veicolato anche da uno stile di scrittura semplice, scorrevole e senza fronzoli, ben diverso dal Tolkien descrittivo e un po' verboso del magnifico Il signore degli anelli.
Eppure, pur accarezzando solo da lontano quel mondo di elfi e hobbit, Il cacciatore di draghi resta un pezzo inestimabile - e, forse, troppo poco conosciuto - della collezione tolkeniana: Giles, agricoltore di poche parole di Ham, si ritrova suo malgrado, un po' come Frodo e Bilbo prima di lui, a diventare il protagonista della trama e a dover fare appello a tutto il suo coraggio, un po' spinto dall'orgoglio e un po' dai suoi compaesani, per affrontare prima un gigante che sta devastando i suoi campi, poi addirittura un drago.
Non solo uomo di terra, Giles si riscopre uomo d'arme e, soprattutto, di diplomazia e astuzia sopraffine: le battaglie che dovrà combattere non sono solo quelle contro le bestie e le creature mitologiche del "Vasto Mondo là fuori", come lo evoca Tolkien nelle prime pagine, ma anche contro gente comune, malpensanti del suo paese e addirittura il Re.
Un altro "eroe per caso" del panorama di antieroi proposti da questo autore.

E' un libro che consiglio a tutti, sia ai ragazzi che agli adulti che vogliano approcciarsi a Tolkien in una versione più soft e "democratica" rispetto alle sue opere più corpose!

E voi? Lo avete letto? :)

mercoledì 4 marzo 2015

Altro giorno, altro caffè




Due giorni che non scrivo qui. Disonore su di me.
Due giorni che scrivo però di più poesie e pezzi sparsi del romanzo, quindi un punto per me. Cerco di andare avanti un giorno dopo l'altro, come gli alcolisti anonimi: non una bottiglia per volta, ma un giorno per volta, con tutte le sue dolcezze e il suo retrogusto amaro.
L'altro giorno sono stata in libreria. Feltrinelli, stavolta, un po' come le altre ragazze vanno oggi da Guess, domani da Liu Jo, dopodomani da Pinko. Sfiorando le coste dei libri di poesie, uno ha attirato la mia attenzione: non solo per il cognome dell'autore - Salinas - e per la sua connessione con l'elemento centrale del romanzo al quale sto lavorando (è incredibile come quelli che Coelho chiama "segnali" parlino dappertutto, quando si tende l'orecchio), ma anche per una particolarità: c'era una poesia sulla copertina. Non sul retro, ma sul davanti, proprio sotto il nome, Pedro Salinas, e il titolo del poema: La voce a te dovuta.
L'ho letta. Mi sono persa.

"Al di là di te ti cerco.
Non nel tuo specchio
e nella tua scrittura,
nella tua anima nemmeno.
Di là, più oltre."

Per me è come affondare nell'oceano e risalire fra spuma bianca e bollicine. E' esattamente ciò che provo per me, per la Alice oltre lo specchio, la Alice che ogni tanto mi parla, ma che più spesso si isola in un mutismo ostinato; Alice che non ha paura, che sa quanto vale.
Mi piacerebbe tendere una mano e fondere le dita con la superficie dello specchio, immergerle nel vetro fuso, ferro liquido, fino a toccare altre dita, fredde, dall'altra parte. Toccarle e provare un brivido.

"Non nel tuo specchio e nella tua scrittura..."

C'è da perdersi in questa poesia come in un labirinto.
Chissà se troverò la strada per uscirne...

domenica 1 marzo 2015

Pre-lunedì




E' così che ho sempre percepito la domenica: un pre-lunedì, preludio a un'altra settimana di fatica. Che allegria, eh?
Eppure è così. Sarà la brutta giornata passata ieri, o il fatto che anche oggi mi aspettano trentordici ore di lavoro, ma il malessere non si stacca da me, questo frutto gonfio e marcio non cade mai, s'ingrossa sempre di più...

Beh, andiamo alle note positive.
Due sere fa ho visto a teatro il Gran gala del Cigno Nero: magnifico. Non si trattava di tutto Il lago dei cigni, ma solo di alcuni passaggi (i più significativi: Il passo a due del cigno bianco, Il passo a due del cigno nero, la Coda del cigno nero) inframezzati da altre apparizioni del cigno nella musica classica: La morte del cigno, ad esempio, ma anche esercizi alla sbarra accompagnati da uno splendido sottofondo al pianoforte. MA CHE SPETTACOLO!
Purtroppo è durato solo un'ora e mezza, sarei rimasta lì a guardarli per tutta la notte! Come si può non capire che questo è per me il divertimento e non ubriacarmi in qualche anonimo carnaio tipo pub o discoteche? Che fastidio.

Comunque, altra nota positiva: a quanto pare, sembra che riuscirò finalmente ad andare in vacanza quest'anno e la meta prescelta è nientepopodimenoche SALISBURGO! YEEEEH! Adoro il tedesco, lo sto imparando da qualche mese per aggiungerlo come lingua all'inglese che invece studio da molti anni, adoro la Germania, l'Austria e qualunque posto dove faccia tanto freddo da farti cagare mattoni *_*
Se qualcuno c'è stato, mi darebbe a proposito qualche consiglio? Magari su qualche luogo da visitare nelle vicinanze... certo è che almeno un giorno prenderemo la nostra macchinina e andremo a Monaco di Baviera (OMMIODDIOOOOOOOO *____*) per vedere il Museo della Scienza e altre amene figate! Sono troppo felice! Il mio gatto un po' meno, non ama i grandi cambiamenti (come me), ma farò del mio meglio per fargli capire che questo è solo temporaneo ed è in meglio! FREDDO! GERMANIA! MONTAGNE! YUPPIIIII!

Ehm. Bene. Mi sono ricomposta.
Tornando a temi librosi, che libro state leggendo al momento? Io, dopo aver finito La meccanica del cuore, mi sto cimentando con l'acclamatissimo La chimera di Praga della Taylor la sera, mentre di giorno proseguo con Il cacciatore di draghi di Tolkien. Per ora devo dire che La chimera di Praga m'intriga assai, spero rimanga abbastanza originale com'è fino a questo punto anche andando più avanti... vi terrò aggiornati!

Ora vado, per quanto possa sembrare incredibile fra poco dovrò iniziare a preparare il pranzo: i miei orari di lavoro sono... ehm... "originali"...? *_*"

Buona domenica a tutti, freddolosi, calorosi, chimerosi, dragosi, salisburgosi e prelunediosi (qualcuno mi fermi)!