mercoledì 20 gennaio 2016

Gocce d'inchiostro #8: Mary Poppins, luoghi abbandonati e il dilemma del lettore senza protagonista

Buonasera! :-)

Anche oggi è stata una lunga giornata al lavoro, resa ancor più lunga da una dannatissima artrosi che mi provoca dolori di ogni sorta, ma dalla mia penna sta sgorgando comunque qualche piccola goccia d'inchiostro per voi:

1. L'altro giorno sono passata in libreria (strano) e non ho potuto fare a meno di lasciarmi tentare da "Revenant" di Punke, che mi ero ripromessa di comprare quanto prima, e da "Luoghi abbandonati" di Margy Bettolla, una mia simpaticissima concittadina attualmente residente in quel di Torino (beata lei) che ha raccolto in quest'opera le sue testimonianze, riflessioni e fotografie di luoghi diroccati, trascurati, macerie e polvere e bambole senza occhi con le braccine rivolte all'aria.
Vero è che al momento sto leggendo "Mary Poppins" di P. L. Travers, ma devo dire che questi due ragazzacci mi stanno ingolosendo non poco, con le loro promesse di carta e inchiostro. Del primo dovrei andare a breve a vedere il film, anche se in genere preferisco leggere prima il libro; il secondo mi attira con una voce suadente, roca per la polvere degli anni che vi si è depositata sopra. Non so quanto a lungo riuscirò a resistere prima di mollare "Mary Poppins" e concedermi all'uno o all'altro. Proprio non lo so.

2. Il problema, infatti, è proprio "Mary Poppins". Non che non sia un libro carino, e non che io non ami la letteratura per bambini e ragazzi, maaa... noia. Mi dispiace. E' bellino per le prime dieci, venti, trenta pagine; leggibile per le prime cinquanta; poi vi accorgerete che ne mancheranno altre 300 e la cosa potrebbe farvi tremare le vene dei polsi, come si suol dire. O, almeno, le ha fatte tremare a me.
Non solo trovo che il personaggio di Mary Poppins sia veramente fastidioso, maleducato e pieno di sé (avrà ben le sue motivazioni, non lo so, forse più avanti la Travers avrà spiegato qualcosa), ma ciò si riflette su un aspetto fondamentale di un buon libro: il lettore deve poter parteggiare per qualcuno. Non sono qui a dire che il protagonista debba essere amorevole: esempi brillanti di protagonisti malvagi, come ad esempio Alex di "Arancia meccanica", dimostrano che non sempre l'azione principale debba essere compiuta da un paladino. Eppure, in "Mary Poppins" manca un centro, qualcuno in cui identificarsi: non perché lei sia antipatica come una passata di grattugia sulla guancia (cosa vera, peraltro), ma perché non c'è alcun altro personaggio per cui parteggiare. Il padre? La madre? I bambini? Berto? Sono tutti appena abbozzati, senza introspezione psicologica. Simpatico il personaggio dello zio di Mary, ma appare per quanto? Tre pagine? E, comunque, non fa nulla di eclatante, tranne ridere e svolazzare per la stanza. Non so, davvero. Mi aspettavo molto da questo libro e ora temo che lo metterò da parte, almeno temporaneamente, per dedicarmi a qualcos'altro. Voi cosa ne pensate? Lo avete letto? Vi è piaciuto?

Nessun commento:

Posta un commento

Tu.
Sì, proprio tu.
Ti trovi in un luogo fra lo spazio e il tempo, dove l'educazione e il rispetto sono la regola internazionale. Se ciò che stai scrivendo è offensivo, sei pregata/o di contare fino a dieci e ricordarti che nell'eternità siderale la stupidità non ha luogo.