mercoledì 16 marzo 2016

Per il ciclo recensioni librose: "Wild" di Cheryl Strayed

Buonasera a tutti!
Questa è una di quelle recensioni che avrei voluto pubblicare subito dopo aver finito di leggere il libro, ma purtroppo i molti impegni me ne hanno tenuta lontana. Male, male.
Per fortuna, questo è un libro che perdona: sia me per aver tardato a recensirlo, sia Cheryl Strayed, autrice e protagonista di una delle storie che mi hanno più colpita nell'ultimo anno. Vera, per giunta.
Ma andiamo alla trama.

"Wild" (collana True, Piemme, 2012) parte con un'istantanea di Cheryl, una ragazza americana ventiseienne alle prese con tre problemi:

  • uno degli scarponi le è appena volato giù da una rupe
  • sta facendo trekking su un sentiero durissimo in un bosco sperduto nel cuore della Sierra
  • è completamente sola. 
Ecco, la prossima volta che credete di essere in una situazione escrementizia, pensate a lei e tiratevi su. Animo, miei prodi.

Da questa scena si torna a ritroso nel passato di Cheryl, con un'altra istantanea dei momenti più cupi della sua vita: il giorno in cui alla madre, vegetariana convinta ed entusiastica sostenitrice di tutto ciò che proviene dalla natura e assicura il benessere del corpo, viene diagnosticato un cancro inoperabile ai polmoni. Nel giro di pochi mesi, la madre che Cheryl aveva tanto amato e che fino all'ultimo ha tentato di proteggere scivola giù nel gorgo nero della malattia, fino all'inevitabile epilogo, e lei non riesce ad affrontarne la perdita. Prima manda a monte il suo matrimonio con Paul, poi inizia una spirale discendente in una vita sregolata, fatta di sesso occasionale con molti uomini e una relazione distruttiva con un tizio che la inizia alla dipendenza da eroina.
In un momento di lucidità, decide di riprendere in mano la sua vita e di intraprendere un viaggio incredibile: circa tre mesi di trekking in completa solitudine e senza una preparazione fisica adeguata sul PCT, o Pacific Crest Trail, il sentiero naturale che si snoda dal Messico al Canada attraverso l'imponente catena montuosa della Sierra Nevada, deserti, ghiacciai, boschi, sentieri paludosi e zone ricche di laghi. Nel giro di qualche mese acquista tutto ciò che potrebbe essere necessario (e anche di più) per affrontare il massacrante percorso che l'aspetta e un giorno, semplicemente, parte. E va avanti. Un passo dopo l'altro. Con pochissimi dollari a disposizione. Con un paio di scarponi troppo stretti e i piedi che perdono le unghie una dopo l'altra. Con i fantasmi del passato che la infestano e quello della madre che appare, di tanto in tanto, nei silenziosi e solenni animali che ogni tanto attraversano il sentiero: una volpe, un cervo. Due occhi dolci e muti che la fissano, Cheryl che sussurra: "Mamma..." e nulla più. 

Impossibile non pensare a vicende e libri simili, come il celebre "Nelle terre estreme" di John Krakauer, dal quale è stato tratto il film "Into the wild", il cui protagonista è un ragazzo (sempre realmente esistito), Christopher McCandless, che, a causa della falsa facciata borghese della sua famiglia, dei tradimenti coniugali del padre, delle sue letture e convinzioni politico-sociali e anche per via della sua indole di spirito libero, decide di bruciare e tagliare ogni carta di credito ed elemento della civiltà che lo identifica come persona e iniziare un percorso a piedi lungo tutta l'America fino al suo obiettivo finale, l'Alaska, dove progetta di vivere per qualche mese solo con ciò che offre la natura. Non posso dirvi di più senza spoilerarvi brutalmente il finale; mi basterà dire che le due storie divergono proprio sul finale, ma anche in quanto a intenti.

Se Chris intendeva il suo percorso come una direttrice di fuga dalla società e dai vincoli e obblighi che essa pretende, e anche come viaggio di purificazione, trasgressione e dichiarazione universale della sua identità e libertà, l'obiettivo di Cheryl è diverso: lei non abbandona la civiltà, non desidera la solitudine per dimostrare di sapersela cavare; a Cheryl non importa dipendere unicamente dalla natura né la sua è una figura che aspira a sublimare insegnamenti da indirizzare a un'umanità imprigionata in gabbie sociali che essa stessa sceglie di occupare.

Cheryl vuole solo ritrovare se stessa, non pretende né di dimostrare qualcosa, né di insegnare una qualche lezione. Lei vuole solo purificare la propria mente e ritrovare la vera dimensione del suo essere, nella speranza che il sentiero possa essere catartico a questo scopo. Anche questo differenzia Cheryl e Chris: per lei lo scopo è riuscire a ritrovare se stessa, mentre quello di Chris è orientato verso la propria famiglia e la società. Per entrambi la solitudine è un elemento importante, indispensabile alla riflessione e, nel caso prima di Cheryl, ma alla fine anche di Chris, all'autocritica. Terribile l'insegnamento che la solitudine avrà da impartire a Chris: "La felicità è reale solo quando è condivisa", come scriverà sulle pagine del suo diario. Molto più clemente il silenzio e la pace dei boschi per Cheryl, un'atmosfera intima e ovattata che le permette di solidificarsi come persona, di entrare in contatto con i suoi pensieri più profondi (specialmente quelli riguardo suo madre e il suo matrimonio andato in frantumi) e che, alla fine, le concede l'opportunità di applicare alla sua nuova vita quanto ha imparato sul sentiero.

Interessanti e ben descritti gli incontri lungo il percorso, bello il senso di cameratismo che nasce fra i vari utenti del trekking e, inutile dirlo, splendida la dote di Cheryl di saper raccontare e raccontarsi. La storia fila via liscia, senza intoppi, ed è difficile abbandonare il libro dopo poche pagine. Non c'è mai un punto morto, ogni svolta del sentiero nasconde un pensiero, un'emozione, un incontro inaspettato, o magari un panorama descritto magistralmente, come in fotografia.
Un romanzo che consiglio caldamente a chiunque, senza distinzioni. Finora è stato di sicuro il romanzo più bello che abbia letto quest'anno e a breve non vedo l'ora di vedere anche il film che ne è stato tratto. Vi farò sapere com'è! :)

2 commenti:

  1. Bellissima recensione!
    Mi è piaciuto moltissimo il fatto che tu abbia alternato le storie di due libri per certi versi simili.
    Da quello che deduco Wild mi piacerà tantissimo, ne sono certa. E presto mi tufferò nella lettura. Ho amato moltissimo "Nelle terre estreme" di Krakauer e penso di ritrovare in Wild tutte quelle emozioni e sensazioni che ho vissuto leggendo la storia di Chris, una storia che non dimenticherò mai.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono certa che ti piacerà tantissimo! Fra l'altro, ieri, parlando con la mia libraia preferita, ho scoperto che una autrice che sarà nella sua libreria per un incontro domenica pomeriggio (peccato non poterci andare!) ha scritto un libro dal titolo "Sempre il mare a sinistra" in cui una donna di punto in bianco decide di partire in macchina denza avvisare nessuno, solo con poca biancheria e un panino nella borsa, e guidando sta attenta a lasciarsi sempre il mare a sinistra per essere sicura di starsi allontanando. L'idea mi è paiciuta tantissimo, peccato non averla avuta io 😥

      Elimina

Tu.
Sì, proprio tu.
Ti trovi in un luogo fra lo spazio e il tempo, dove l'educazione e il rispetto sono la regola internazionale. Se ciò che stai scrivendo è offensivo, sei pregata/o di contare fino a dieci e ricordarti che nell'eternità siderale la stupidità non ha luogo.