lunedì 23 febbraio 2015

Lunedì...





Viaggiare.
Una parola magica, capace di proiettarci già verso un altro dove o un altro quando; viaggiare nel tempo e nello spazio, nell'infinitamente piccolo e nell'infinitamente grande. Diventare la frusta di Ramses, lo schiavo frustato, il primo uomo a poggiare il piede su Marte; il proiettile che uccise J. F. Kennedy; la specie non ancora scoperta che vive nel buio glaciale a migliaia di metri sott'acqua.

Quando è lunedì, e soprattutto questo particolare lunedì, vorrei fare tutte queste cose e mille altre... ma non ne ho la forza. Sono giù di morale, mi aggiro come un fantasma per casa; il sole non mi scalda e la penna trema tra le dita. Troppo spesso nelle ultime settimane mi sono sentita così, e la cosa peggiore è che non so nemmeno da dove sia venuta tutta quest'angoscia. Non dovrei parlarne qui, non dovrei annoiarvi, ma queste sono pagine pure per me, nulla di tutto questo verrà mai pubblicato; sono solo le mie memorie, disperse nella rete che moriranno col tramonto dell'uomo e la vittoria della pietra sul computer.

Entrare nel paese di Narnia. Viaggiare in compagnia di Frodo, riscoprendosi a fissargli troppo intensamente le pieghe della camicia sotto il collo. Cavalcare al fianco di Merida, scoccando frecce verso l'infinito.

Libri e film, musica, fumetti e videogiochi, un mix di avventura e sogno che ci permette di dimenticare le pene del presente e traslocare, almeno temporaneamente, altrove. Non riesco a leggere molto in queste sere, forse perché La meccanica del cuore di Malzieu, pur partendo bene, non mi sta trasmettendo alcuna emozione, ma questo è un problema facilmente risolvibile; non riesco a scrivere un granché e questo è un grosso problema per me. Scrivere è la mia identità: non si tratta solo di un passatempo, o di un sogno. Alice è scrivere, il che porta a due dirette conseguenze: da un lato, la mancanza di fiducia in me stessa quando non scrivo; dall'altro, la perdita d'identità quando non scrivo. E' dura riuscire a spostare il baricentro della mia identità. Eppure mi chiamo Alice: dovrei essere abituata a perdermi e viaggiare. Invece, niente.

Accendo un incenso, mi spruzzo una nuvola di profumo; quando il cervello inizia a divorare se stesso, esco a fare una passeggiata. Il mondo ha sempre una meravigliosa capacità di sorprendermi, ma l'altro mondo, quello di fogli appallottolati e aspettative autodistruttive, mi aspetta sempre oltre la porta di casa mia. Quel mondo è come un mostro informe, sa che non deve rincorrermi: sarò io a tornare da lui, prima o poi. Per mangiare, dormire, supplicare le mie dita di battere i tasti giusti sulla tastiera del PC. Per indossare la maschera. Ma questa è davvero la mia maschera? O forse la maschera è quella che indosso fuori, quando vado al lavoro e conto i minuti che mi separano dalle prossime ore a casa, ore di speranza e dannazione in cui forse potrei scrivere un po'?

Forse questo è un post troppo personale, o forse no. Ma sono nuda, di fronte a voi, come ogni scrittore. Scrivere è mettersi a nudo. No, questa non è la mia maschera. Io voglio scrivere per tutta la vita. E' solo che ho paura. Sono terrorizzata dall'idea di non farcela.

Prego e attendo i vostri consigli: come vi rilassate? Cosa fate quando l'ansia prende il sopravvento?

2 commenti:

  1. Quando ero più giovane(come credo sia tu) scacciavo l'ansia con lo sport; in particolare amavo correre...forse era un modo per "fuggire" da ciò che mi inquietava...poi con gli anni e gli impegni famigliari ho dovuto trovare un modo di rilassarmi più"casalingo", la lettura appunto...Minuti in cui distaccavo la mente dalla realtà incerta e frenetica di una neo-mamma lavoratrice (che periodi duri e difficili). Ora, con l'età della maturità(dicono sia così dopo gli 'anta) sono divenuta stranamente meno ansiosa, meno cose mi turbano...Talvolta però qualcosa ancora mi "tocca" e allora ecco che passo un po' di tempo con la mia "ancora di salvezza", la mia meravigliosa figlia che ha il potere di rasserenarmi e rendermi felice SEMPRE!

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    1. Sono contenta che per te tua figlia sia una fonte inesauribile di felicità :)
      Io non ho per nulla l'istinto materno né il desiderio - né la possibilità, a dire il vero, a causa di alcuni problemi medici personali - di avere figli, penso che però questo istinto materno mancante venga sopperito da quello che provo quando scrivo... scrivere è un po' come essere in gravidanza: c'è il periodo di gestazione delle idee, quello in cui tutto è ancora possibile; c'è quello delle nausee mattutine, quando non sai nemmeno se ciò che scrivi ti piace e sei assalita da mille dubbi; infine scopri se hai fatto un buon lavoro e amerai il tuo libro per ciò che è, niente di più, niente di meno.
      Al momento mi sto rilassando molto camminando, mi ha sempre appassionata fare camminate in alta montagna raggiungendo rifugi impervi sulle Dolomiti ma a causa dei problemi medici di cui sopra sono rimasta impossibilitata a camminare per due anni. Ora sto piano piano recuperando l'uso della gamba sinistra e camminare è una liberazione, "perdermi" per strade ignote è bello, fresco, mi riempie di gioia e di vita, fare la foto a una cartaccia che qualcuno ha gettato senza vedere la sua commovente bellezza, il vetro di una bottiglia trasformato in uno smeraldo da un raggio di sole... non ho molto tempo libero, ma quando posso mi sfogo così. Quando riesco scrivo, o leggo, o gioco alla Play station. A proposito, ho letto un bellissimo libricino di un architetto e fotografo ricco di splendide poesie e riflessioni, sarà l'oggetto della mia prossima recensione :)

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Tu.
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