lunedì 16 febbraio 2015

Il curioso caso di Benjamin Button - F. S. Fitzgerald



Curioso a dir poco.
Punto primo, il fatto di averlo scovato su uno scaffale per bambini. D'accordo, parliamo di una novella che un ragazzino può tranquillamente amare e dalla quale può anche trarre qualche insegnamento, ma vedere Fitzgerald insieme a Bianca Pitzorno (pur con tutto l'amore che nutro per quella donna) mi ha un attimo destabilizzata.
Punto secondo: è scritto da Fitzgerald. FITZGERALD. Nel '22! Cioè... mister Il grande Gatsby, mister Maschiette e filosofi, mister ruggenti anni '20 tra cocktail, piume tra i capelli delle signore, ubriacanti feste in maschera in casa di giovani artisti. Fitzgerald. Su uno scaffale per bambini insieme a Storia del gallo Sebastiano e La magica medicina (titoli che peraltro amo). Lui. Boh. Trauma.

A parte questo, il racconto, dal quale è stato anche tratto un film con Brad Pitt e Cate Blanchett (decisamente peggiore del libro, a mio gusto) è godibile e ricalca lo stile inconfondibile dello zio Francis, un ritmo come di vecchie canzoni di Cole Porter, per intenderci. Let's do it, You've got that thing. You do something to me. E' un ritmo frivolo, leggero ma cadenzato, quasi musicale.

La trama non potrebbe essere più semplice: un uomo, in attesa di diventare padre, finalmente riceve la tanto attesa chiamata. Corre in ospedale, ma tutti lo trattano in maniera scorbutica e con il terrore negli occhi, chiedendogli se non si vergogna per la cattiva luce nella quale ha gettato il nome dell'ospedale. Pazzo di paura, l'uomo arriva finalmente nella stanza dove riposano tutti i neonati... e lo vede: suo figlio è molto diverso dai bei bimbi implumi nelle altre culle. Non è affatto un bimbo, meno che mai implume.
E' un vecchio.
Da qui partono le peripezie di Benjamin Button e della sua famiglia, che da quel momento in avanti si troverà suo malgrado al centro dei pettegolezzi della nazione. E le sorprese non sono finite: infatti, più passano gli anni, più Benjamin sembra ringiovanire. E' così che, mano a mano che sente le forze scorrergli sempre più nelle vene, Benjamin infila uno dopo l'altro tutti quei risultati normali per qualunque bambino, ragazzo e adulto (solo che qui siamo nell'ordine dell'adulto, ragazzo e bambino), dal lavoro, alla scuola, all'amore della sua vita, per non parlare dei figli. Gli anni continuano a passare e Benjamin ringiovanisce sempre più. Finché...

Già. Finché.
Fitzgerald ha stravolto tutto, tutte le regole e gli schemi prestabiliti non solo dalla società benpensante ma anche della fisiologia umana, eppure la sostanza - ed è qui che sta la genialità dell'opera - è sempre la stessa: non importa da che parte s'inizia la vita, se dalla nascita o dalla morte, dalla giovinezza o dalla vecchiaia, perché in ogni caso ci sarà sempre un momento in cui, per un verso o per l'altro, cesseremo di esistere e torneremo nel nulla. La paura dell'ignoto resta invariata, e questo perché è l'ignoto stesso a pervadere sempre la nostra esistenza, che invecchiano o ringiovaniamo.
Il curioso caso di Benjamin Button è anche un inno alla tolleranza per il diverso e le peculiarità di ciascuno, un invito coraggioso per l'epoca in cui è stato scritto quando ancora metà del tessuto sociale - parlo delle donne - veniva ancora ritenuto inferiore agli uomini, per non parlare della feroce lotta all'omosessualità che si conduceva in quegli stessi anni ai danni, per fare un esempio a me molto caro, della storia d'amore fra la prorompente e geniale Violet Trefusis e Vita Sackville-West, entrambe grandi amiche di Virginia Woolf.
In più occasioni la gente insorge contro Benjamin, dicendogli in malo modo che dovrebbe smetterla di comportarsi così, di ritenersi speciale rispetto agli altri, ma la verità è che non è lui a essere diverso come prodotto del proprio pensiero: non cogito ergo sum, bensì sum ergo sum. Benjamin non può essere altri che se stesso, così come tutti noi: è inutile colpevolizzarci per le nostre manchevolezze o i nostri pregi, tutto ciò che possiamo fare è, come fa Benjamin, accettare noi stessi e abbandonarci allo scorrere del tempo realizzando ciò che desideriamo con passione e ardimento.

Ricordo che qualche anno fa vedetti anche il film, ma non mi piacque affatto. Un vero peccato, perché il materiale era ottimo e ci si poteva cavare fuori qualcosa di veramente unico, ma ne rimasi talmente tanto delusa che quasi non avrei nemmeno comprato il libro, se solo non mi fossi soffermata sulle prime righe... righe che sono diventate pagine, una dopo l'altra, finché - senza fiato - l'ho finito. Bello, bello veramente. Lo consiglio a tutti.

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