mercoledì 18 febbraio 2015

Julie & Julia




E dopo esserci sollazzati con fior fior di recensioni impegnate, eccoci alla svolta light: Julie & Julia (regia di Nora Ephron, 2009), un film da guardare alla Bridget Jones, con patatine, pigiamone e eyeliner sfatto a fine giornata.

Trattasi di una storia, o meglio di due storie che si intrecciano, tratte dal romanzo Julie & Julia. 365 giorni, 524 ricette, una piccola cucina di Julie Powell e My life in France di Julia Child e Alex Prud'homme: due donne, separate da cinquant'anni di storia e migliaia di chilometri di distanza, lottano per combattere il grigiore insapore della propria vita e affermarsi per ciò che le appassiona: la cucina nel caso di Julia Child, aspirante cuoca degli anni '50 destinata a diventare leggenda; e Julia Child per Julie Powell, telefonista per il call center della società che si occupa di ricostruire la zona colpita dall'attentato dell'11 settembre 2001.

Julie voleva fare la scrittrice, ma dopo aver buttato giù una buona metà del romanzo... beh, si è stufata. Continua a trovare nuovi alibi, ma la brutale realtà è che non ha mai finito niente nella sua vita e ora si ritrova imbottigliata in un impiego amministrativo opprimente e senza prospettive, mentre le sue "amiche", superficiali e frivole, hanno tutte sfondato nei loro settori.
Dopo aver vagliato diverse possibilità, Julie decide di iniziare a scrivere un blog ispirato a Julia Child, il suo idolo, e al suo libro di ricette: in 365 giorni di tempo dovrà realizzarle tutte e 524 e questo diventerà non solo il suo hobby, ma anche il suo rifugio, la sua passione e il passaporto per una vita di successo. Seguirà un'infilata di divertenti situazioni rocambolesche, come nelle migliori tradizioni dei film del medesimo genere (da Il diavolo veste Prada a Il diario di Bridget Jones), da gustare con una ciotola di patatine e i calzettoni di lana comodi comodi mentre il vostro gatto vi guarda con rimprovero.

Ottima l'interpretazione di Amy Adams nel ruolo di Julie, stranamente mi ha convinta meno Meryl Streep con la sua Julia Child un po' svampita, ma forse la vera Julia era davvero così e io non l'ho apprezzata per mancanza di conoscenza del personaggio storico. Svampita o no, Julia è una donna molto innamorata del marito che, con il suo costante supporto e a causa del suo lavoro nei servizi segreti americani, è costretta a trasferirsi a Parigi. Qui tenta di trovare un hobby che la sappia emozionare.

Dopo vari tentativi poco entusiasmanti, finalmente Julia approda alla cucina, ma l'ambiente che la accoglie non è affatto caldo e rassicurante: l'insegnante della scuola è una donna ruvida e scortese che la umilia in ogni modo, ricordandole costantemente quanto sia priva di talento. Julia, determinata a diventare una Cuoca con la c maiuscola, si iscrive all'unico corso professionale avanzato, disponibile solo per uomini e per mesi combatte contro ogni avversità, studiando la lingua francese e riuscendo a eccellere in cucina alla pari con i suoi colleghi maschi. Conosciute due amiche coinvolte nella stesura di un libro di ricette francesi destinato agli americani, impiega poi i dieci anni successivi in questo nuovo progetto, anni difficili fatti di traslochi, del dolore di non riuscire ad avere figli, ma anche del supporto incrollabile dell'amorevole marito (Stanley Tucci, ottima interpretazione - come sempre - ma coppia pessimamente assortita: dai, come marito e moglie sono assurdi insieme, ammettiamolo!).
Le due storie s'intrecciano sempre più fino a quando...


Beh, ormai lo sapete. Fino a quando non vi ritroverete alle nove di sera, un po' malinconiche, un barattolo di gelato e la copertina coi cuori sulle gambe (non necessariamente depilate, ndr). Allora forse troverete questo film e lo guarderete, e allora riderete, ingoierete bocconi eccezionali e altri amari, ma tutti contribuiranno a creare il sapore unico che ha la vita di queste donne - la vita di ogni donna. La vita.

Non sarà il film impegnato da gVande cVitico letteVaVio, ma a me è piaciuto :)

E voi? L'avete visto? Avete film del genere da consigliarmi, per quando sono morta cerebralmente dopo una giornata di lavoro (guardacaso, a un call center anch'io) e trentordicimila impegni?

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