giovedì 9 agosto 2018

Per il ciclo recensioni librose: "New York 14a" di Alessandro Barbero

Quante volte vi sarà capitato? E' pomeriggio, tutti i vostri amici sono impegnati, e voi vi state annoiando da morire. Fate zapping, ma dato che da giugno a settembre in TV non passano altro che repliche, non trovate niente che vi sfizi. Il frigo è vuoto. Insomma, 'na chiavica. In una giornata così, ciascuno reagisce a modo proprio: alcuni si vestono e filano a comprare una vaschetta di gelato al cioccolato (io), qualcun altro si spara le cuffie nelle orecchie per ascoltare musica deprimente (ancora io), e poi ci sono quelli che decidono di rifugiarsi nella prima libreria a dar fondo ai propri risparmi (sempre io).
Ebbene, si dà il caso che l'altro giorno mi stessi annoiando, e in più avessi qualche risparmio da parte; così, ho fatto quello che, parafrasando il famoso slogan, un vero uomo deve fare.

La libreria vicino a casa mia è una piccola perla. Non è di catena, perciò non è fornitissima, ma in compenso è fresca, tranquilla, ed è possibile soffermarsi a frugare tra gli scaffali per tutto il tempo che si vuole. Dicono che leggere romanzi è il modo che abbiamo per riportare equilibrio e linearità nell'imprevedibilità delle nostre vite; ebbene, se è vero, e lo è, allora anche questa libreria è una specie di romanzo. Lì nessuno ti obbliga a comprare, o ti disturba, perciò capita di entrare con l'animo in subbuglio e uscirne con le idee chiare. O, perlomeno, con una busta di plastica piena di libri strani, dimenticati, chicche della letteratura che sarebbe impossibile scovare altrove.

No, non è lei.
Non ci ho pensato a fotografarla mentre ero lì, però ci somiglia.
O, almeno, somiglia a come la percepisco io.
Come "New York 14a", ad esempio, una breve raccolta di racconti firmata dalla penna di Alessandro Barbero, noto soprattutto per il suo romanzo d'esordio, "Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle e gentiluomo", vincitore del Premio Strega nel 1996, e per i suoi numerosi saggi, incentrati soprattutto sulla storia del Medioevo. Non è fantastico? Voglio dire, il fatto che in questa libreria non ci fosse nemmeno una delle opere più famose di Barbero. Solo questa minuscola raccolta di racconti, che in qualunque altro posto sarebbe stato impossibile da reperire anche ordinandola. E' una cosa che mi piace: avvicinarmi a un Autore con dolcezza, alle spalle, togliendogli la giacca di dosso come una moglie affettuosa. Adoro partire da storie che nessuno conosce, e poi, semmai, leggere anche il resto. Mi fa sentire in intimità con lo scrittore, e poi mi dà più opportunità di uscire silenziosamente, in punta di piedi, dalla stanza dove sta riposando, nel caso non mi piaccia, senza ferirlo troppo.

Qualcosa che non penso accadrà con Barbero, perché questi racconti sono, nella loro estrema brevità, una bomba. E sono tutti molto diversi tra loro, una cosa che apprezzo sempre, in una raccolta. Non sono contro le antologie tematiche, per carità, ma preferisco leggere gli scarti. Tutto ciò che l'Autore non sapeva dove inserire, i suoi ritagli, le folli crisi di rabbia, il bisogno impellente di sgravare una storia solo per il gusto di partorirla, anche se è figlia unica.

In "New York 14a", in realtà, i parti sono più d'uno, e tuttavia nessuna storia è solitaria. Le prime due hanno come protagoniste due ragazze allo sbando, scappate di casa solo per finire a fare le barbone rispettivamente a Torino e New York: Heidi Homeless, senzatetto anche nel nome, vive di stenti nella stazione torinese di Porta Nuova, e ogni giorno deve avere a che fare con le figure inquietanti che la popolano dopo un certo orario, alcune innocue, altre letali - soprattutto per una donna. E' da parecchio che tira avanti così, e infatti è sagace, smaliziata, e sa come sopravvivere in mezzo agli altri mendicanti; ma quella vita fatta di rifiuti, e di sentirsi un rifiuto, l'ha anche fatta marcire dentro, strappandole ciò che ci rende umani: il coraggio di aiutare un nostro simile. Di stampo diverso è la protagonista della seconda storia, Linda, che per disperazione arriva a mettere in vendita il proprio corpo in uno squallido seminterrato di New York per guadagnare cinquecento dollari e non morire di fame. Fra l'altro, questa seconda storia mi ha fatto salire il nervoso, perché avevo avuto un'idea molto simile qualche anno fa, e l'avevo anche iniziata a buttare giù; questo racconto mi ha dato la spinta per riprenderla in mano, ma già adesso che non è ancora conclusa mi rendo conto che i due testi rischiano di somigliarsi. Una cosa che non posso tollerare, ma spero di riuscire a diversificarli in fase di revisione. Staremo a vedere.

Tornando all'antologia, dopo queste due storie gemelle il libro cambia registro: il terzo racconto, quello che fa da anello fra i due sfondi tematici della raccolta - le città moderne e i nuovi poveri da una parte, la desolazione delle guerre del passato dall'altra - mette in scena il dramma di un'altra donna, Galja, costretta ad abbandonare il suo rifugio a Kabul per via dei bombardamenti. Sempre la guerra fa da timone conduttore per i brani successivi, davvero brevi, ma vividi, con protagonisti soldati buoni, altri cattivi, che si scambiano dialoghi brevi e taglienti come il freddo mostruoso del Tadzikistan, fino ad arrivare all'ultimo racconto, quello che chiude magistralmente la raccolta.
Protagonista è un importante ufficiale dell'esercito di cui non si conosce il nome fino alla fine, il quale, passando per Parigi negli anni '40, decide di fermarsi a farsi predire il futuro da una cartomante. Non è la prima volta che ricorre a una sensitiva, e fino a quel momento ogni previsione è stata un successo, così come la sua vita. Tronfio e sicuro di sé, l'uomo interroga l'indovina, ma lei gli rivela una realtà sconcertante: tra cinque anni, non solo lui, ma anche tutti i soldati del suo plotone, la moglie, l'amante, i bambini, saranno morti. Naturalmente lui comincia ad agitarsi e minacciare la donna, e anche noi lettori siamo portati a patteggiare per lui, finché il colpo di scena finale non ci trafigge come la lama di un pugnale, facendoci chiudere il libro con lo shock dipinto sul volto.

Bello. Ma bello bello, e soprattutto breve, un po' alla Raymond Carver, il maestro indiscusso della massima espressività compressa nel minor numero di parole. Se vi riesce, cercate di reperire questa antologia, perché vale veramente la pena di averla in casa, per consultarla, rileggerla e ritrovarvi nelle scelte di questi personaggi; decisioni viscide, o mosse dall'ira, o disperate, certo, ma anche profondamente umane.


- Alice



23 commenti:

  1. PRIMOOOOOH!!!! (Abbiate pazienza, oggi sono più bimbominkioso del solito...~*~ )

    Buonaserata a tutte.

    Sembra bella sta raccolta. Su amazon comunque c'è, anche se pochi ne parlano bene. Vedremo, intanto grazie. Carver bravo, ma dai, non esageriamo... (se non faccio i miei commenti, non sono contento ^^)



    È mezz'ora che mi scervello per capire chi è l'ufficiale dell'ultimo racconto. Se fosse un personaggio di fantasia non avresti motivo di nascondere il nome, quindi forse è realmente esistito... importante, negli anni '40, passato nella parigi nazista... se sto ufficiale è tetesco, credo di aver capito di chi si tratta, se no bho, indizio? ;P

    Buonaserata a tutte, come sempre, e guardatevi superquark °-^

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    1. Eeeeeeeeeeh non te lo dico, sennò che gusto c'è? Non ho letto le recensioni degli altri lettori su Amazon quindi non ho idea se in molti lo abbiano apprezzato o meno, ma dal canto mio posso dirti che, nonostante la brevità, a me queste storie hanno trasmesso parecchio. E forse proprio grazie alla brevità. 

      Ti dirò, non è che Carver sia il mio preferito, però in quanto a racconti brevi secondo me è nella rosa degli imbattibili :-)

      Tornando al libro di Barbero, io adoro i racconti e i romanzi che parlano degli ultimi, degli sconfitti, specialmente sullo sfondo americano ma non necessariamente; tu ne conosci qualcuno, al di là di La strada di McCarthy e quelli di cui abbiamo già chiacchierato insieme?

      Buona giornata 😘

      - Alice

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  2. Ciao!

    Dai rimasugli della mia memoria riguardo le letture di psicologia, deduco con buona approssimazione che dicendomi "non te lo dico, sennò che gusto c'è?" mi stai implicitamente dando ragione, e sono quasi sicuro che l'ufficiale sia... "lui" ;) ^^

    Tu sai bene che le recensioni non mi importano molto... lo proverò questo libro, poi vedremo <°-°>

    Lasciando perdere Dickens, molti scrittori/scrittrici hanno trattato la tematica, ma spesso senza risultati... "buoni" - vedi Khaled Hosseini (non so neanche se lo ho scritto bene) - , invece tra i miei preferiti che mi vengono in mente ora;
    Thomas Mann (Tonio Kröger), Marguerite Yourcenar (Novelle Orientali), P. K. Dick (molti suoi racconti, che immagino conoscerai anche molto bene, ma su tutti direi Mary e il Gigante), Doris Lessing (I figli della Violenza, Il Taccuino D'oro), Leif Enger (La Pace Come un Fiume), J. T. Leroy/Laura Albert (Ingannevole è il Cuore Più di Ogni Cosa), David Grossman (Vedi alla Voce Amore, ma è ai livelli di Nietzsche per la complessità), G. C. Vivinetto (Dolore minimo, poesie), Miguel Á. Martín (Brian the Brain), Anchee Min (Azalea Rossa), William T. Vollmann (in particolare, I Racconti Dell'Arcobaleno), Celia Rees <3 (Il Viaggio Della Strega Bambina ee seguito Se Fossi Una Strega, la Casa Dei Desideri), La Bibbia, specie Vangeli, Pentateuco e Libri Storici (vabbe, questa immagino la conoscerai),Kazuo Kamimura (Storia di una Geisha, La Cronaca degli Insetti Umani).

    Ho cercato di tenermi il più vario possibile con gli stili, ma senza citare London, Steinbeck etc. (Cioè, quelli di cui abbiamo già parlato :) è difficile per me; tieni presente che, fino a oggi, mi sono concentrato molto più sui "classici" che non sulle nuove uscite, per questo molti nomi li avrai già sentiti, e molti altri letti.

    In effetti, è solo da un anno, neanche, che posso dire consapevolmente di aver raggiunto un livello letterario sufficiente per comprendere le opere più moderne, prima le lacune in tal senso mi impedivano di affrontare letture più recenti proprio perché spesso queste ultime, per essere comprese, richiedevano una preparazione più ampia sui testi fondamentali. Ancora un paio di mesi e credo che mi dedicherò esclusivamente, almeno per 3-4 anni, a letture "recenti" - lo dico casomai ti fossi chiesta come mai ho elencato perlopiù titoli famosi. Credo che, da questo punto di vista, tu e Francesca ne sappiate molto più di me su titoli "degli ultimi", fosse anche solo per il fatto che avete sicuramente più esperienza in termini di numero di letture :) più facile il discorso per quanto riguarda la musica, tra De Andrè, Nomadi, PFM etc. ne conosco di più.

    Ma ti rivolgo la domanda, se conosci altri libri del genere, non fini a sé stessi - Cioè, tristi perché gli ultimi devono fare compassione per forza -_-) sono curioso, è una tematica che mi affascina da sempre :) grazie!

    Buonagiornata a tutte!



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    1. Sinceramente, non ho mai sentito quasi nessuno degli Autori che hai citato XD so che molti altri avrebbero risposto, sudando freddo ma annuendo con convinzione, una cosa del tipo "oh, sì, m-ma certo, li conosco eh, belin, ci prendo anche il caffè ogni tanto, anzi, sai che faccio, la prossima volta ti saluto coso lì, quello che ha scritto quel libro, ehm, ci si vede ho lasciato il gatto nel forno ciao."
      Io preferisco essere sincera, che piaccia o meno, anche perché sì, ho letto parecchio, ma non ho una conoscenza particolarmente estesa della letteratura contemporanea. Né leggo con "metodo". Io semplicemente mi chiedo: dove voglio andare oggi? Dove voglio viaggiare? Che sapore voglio sentire? E scelgo il libro di conseguenza, senza curarmi particolarmente di una "preparazione" necessaria a capire tutti i richiami della storia. Ovviamente trovo molto affascinante il tuo approccio, dico solo che il mio è diverso, né migliore, né peggiore (anzi, probabilmente è peggiore XD), ma preferisco lasciarmi trasportare dalla potenza evocativa per creare nuovi simboli rispetto a "studiare" un determinato Autore o un'epoca, diciamo così. Ok, off topic immenso e dove probabilmente non ho detto un ciufolo di utile.

      Anyway! Per quello che riguarda la letteratura degli ultimi, essendo l'amore mio il romanzo americano, mi concentro più su quei titoli. "Verso nord", "Motel life", "The free", "La ballata di Charley Thompson" di Vlautin; "La strada" di McCarthy; "Venivamo tutte per mare" della Otsuka, un'alternativa giapponese che io ho apprezzato parecchio, ma in cui l'America c'entra comunque; "Il signore degli anelli" di Tolkien, pur con tutte le sue differenze rispetto al romanzo americano, come è facile comprendere senza approfondire l'argomento; "Il nostro mondo morto" della Colanzi, questa sì, contemporanea, ed è una raccolta di racconti; i vari racconti di Carver; "New York 14a", appunto, di Barbero; "Il signore delle mosche", a suo modo, di Golding; anche le saghe di Divergent e Hunger Games, così come Battle Royale, in cui "gli ultimi" sono intesi anche come "i deboli" o "le vittime inconsapevoli", alcune delle quali si riscoprono carnefici; "La trilogia del drive-in" di Lansdale; la celebre trilogia di Haruf; ovviamente Steinbeck e Dickens, Twain, London, e via discorrendo; e sicuramente me ne so dimenticando tipo diecimila ma mi si stanno chiudendo gli occhi (è l'età che s'avanza) XD

      Buona serata!

      - Alice

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    2. Il discorso che fai è interessante, invece; qualcosa avevamo già accennato in qualche post passato, trovare, come tu dici, dei simboli, magari anche laddove non ce ne sono, per me equivale, non sempre ma MOLTO spesso, a fraintendere. È vero che l'interpretazione personale deve esserci, ed è un requisito fondamentale, ma comprendere il più possibile un'opera così come è stata concepita dall'autore, è indispensabile. Tu parli di metodo giusto o sbagliato, ma credo si possa parlare piuttosto di "metodo" più o meno superficiale o più o meno approfondito. Leggere Tolkien, per esempio, lo si può fare a vari livelli, può essere una buona storia d'intrattenimento (posto che nel libro, come sai bene, c'è dieci volte più che nella saga cinematografica ;), un capolavoro, un libro quasi religioso, o, al livello più profondo, un messaggio, in questo caso specifico, di speranza, al contrario di 1984, per dirne un altro famoso. Leggere Dante in maniera superficiale, e apprezzarlo, si può, ma comprenderlo al meglio, è diverso.

      Una volta hai definito il mio metodo "matematico"; concordo in parte, maggiori conoscenze a riguardo di una storia, o di un autore, limitano e circoscrivono sempre più il raggio di significati che un libro può avere, anche quando in realtà la mole di informazioni a riguardo aumenta, e un metodo di questo tipo è sicuramente metodico. Ma nessun libro ha il manuale d'istruzioni per essere letto - e quei libri che lo hanno (tipo l'ulisse di joice) non sono libri veri -, pertanto tutto sta nel livello di conoscenza di un lettore/lettrice. Se non ho mai letto la Bibbia, Il Signore delle Mosche lo capisco a metà, se so poco di London, magari potrebbero piacermi i suoi libri, ma anche lì ci capirei la metà, o nulla nel caso dei saggi politici.

      Ammetto che è un "metodo", il mio, leeeeento (di fatto, si tratta di leggere non tutto ma quasi di un determinato autore, più eventualmente, cose di altri autori, magari distanti di secoli l'uno dall'altro, per riuscire a comprenderne la maggior parte), ma così facendo capisci diverse cose, e molti errori comuni ( si va da semplici errori di attribuzione di parole o frasi, come la celebre "Non sono d'accordo con quello che dici, ma darei la mia vita perché tu possa avere il diritto di dirlo" che non è di voltaire, a cose molto più importanti, come l'attribuzione di un opera ad altri, vedi Frankenstein) li eviti.

      Diciamo che trovo difficile farmi andare bene la prima cosa che un libro mi dà, quando sento -so - che ha molto di più, più messaggi da darmi. Ciò vale anche per i film, sfido chiunque a guardare e capire Tarkovskij, Kubrick con la sua sola cultura media. Probabilmente, come ho sentito troppe volte, a metà del film lo bollerebbe come inutilmente intellettuale. Persone così sono, nel significato più etimologico del termine, ignoranti.

      Eppoi poche balle, c'è libro e libro, non occorre 'na laurea per leggere moccia o i Piccoli Brividi ;) d'accordo, ma, letteratura passatempo a parte (non per questo inutile, a me piace Sophie Kinsella, che certo non è Kafka^^) in tutti gli altri casi anche le letture più superficiali nascondono diversi significati - in 14, che è un libro ben leggero, se non si hanno presenti determinate informazioni su film, autori e sulla storia americana in genere, sì, si legge lo stesso, ma ti perdi qualcosa dai...

      Perché Bowie si veste da Pierrot nel videoclip di Ashes to Ashes? Perché Kafka voleva bruciare i suoi racconti? Perché sul 99,99% dei libri di storia non si parla mai di Morgan (non quello dei Bluvertigo, eh ;), l'uomo che decise le sorti della seconda guerra mondiale?
      Per quale motivo Dalí nel suo quadro dall'impressionante titolo "Io, all'età di 6 anni, quando credevo d'essere una bambina, mentre sollevo con estrema precauzione la pelle del mare per osservare un cane che dorme all'ombra dell'acqua" si disegna, appunto, come una bambina? :)
      Buonaserata a tutte.

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    3. Naturalmente, concordo sul resto, la sincerità è una qualità indispensabile :)

      Il gatto nel forno Ahahahah purino ^^

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    4. Capisco il tuo approccio e, come detto, lo trovo davvero affascinante. Per di più, un discorso del genere fatto da un ragazzo di 21 anni ha un valore immenso e mi fa pensare che ci siano segni di redenzione per il genere umano XD

      Resto però dell'idea che esistano più approcci possibili, e non per forza uno è colto, o meno ignorante, e l'altro no. Poi magari sbaglio, ma a me, per esempio, il motivo per cui Bowie indossava un vestito da clown in un certo video interessa poco. Mi interessa come aneddoto, e mi interessa ancora di più quando mi metto a studiare tutta la sua produzione musicale, lui come persona e come pensatore, oltre che come cantautore, ma questo non ha nulla a che vedere con l'emozione, l'ispirazione e il richiamo che io voglio sentire approcciandomi a questo o a quel libro/film eccetera. Sicuramente si prova anche una grande emozione nel comprendere meglio la mente di un Autore, ma non è ciò che cerco. E' come se ci fossero, almeno per me, due (o più) livelli di lettura diversi. Posso voler leggere "Il signore degli anelli" con lo spirito di dover poi leggere ogni singola riga scritta da Tolkien, e poi studiare gli Autori da cui è stato influenzato, e poi il clima di guerra in cui ha dovuto prestare servizio e tutte le influenze sulle sue opere eccetera per comprenderle, ma non è sempre ciò che mi interessa nella lettura di un libro. Non fraintendermi: non sto incentivando a un approccio ignorante e strafottente alla letteratura, ma, forse perché scrivo, il mio resta un approccio viscerale, emotivo e di risonanza, almeno in prima istanza. Io, se decido di leggere "Il signore degli anelli", non voglio studiare come a scuola vita morte e miracoli di Tolkien. Io voglio viaggiare con Frodo, assaggiare il gusto amaro dell'erba pipa, scoprire che odore ha la terra umida non appena farò un passo oltre i confini della Contea; e voglio udire il gracidio del tono di voce di Gollum, voglio urlare di fronte alla vista dell'Occhio di Sauron, voglio sentire il calore rovente della lava di Monte Fato. Voglio che Sam mi abbracci stretta e voglio che mi dica che andrà tutto bene, che mi vuole bene, che è il mio migliore amico, che sarà al mio fianco fino alla fine. Non m'interessa sapere a che età Tolkien ha letto "L'anello dei Nibelunghi". Nemmeno un po', non in questa fase. Poi, dopo, allora posso volermi informare, studiare l'Autore, magari rileggendo l'opera alla luce delle nuove scoperte, ma non è il mio approccio alla scrittura, né alla lettura, e sinceramente non reputo questo approccio ignorante, solo emozionale, perché ha una finalità diversa. Se esistesse un solo approccio valido, o non ignorante, o da ritenere più giusto dell'altro, esisterebbero solo storiografi e nessuno storico, solo saggisti e nessun romanzo, o solo solfeggio ma nessuna canzone. Almeno, per me è così. Poi, lo so che è una frase fatta, ma è la verità: il mondo è bello perché è vario, e se molte persone non avessero il tuo approccio allora il nostro mondo non sarebbe più lo stesso, perché mancherebbe una enorme fetta di comprensione allo scibile umano, storico e letterario.

      Gli off topic noi ce li mangiamo a colazione.

      A presto! :)


      - Alice

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  3. Mi sto avvicinando piano piano ai racconti, forma di narrazione che prima d'ora non mi aveva entusiasmato. Quest'anno ho provato con Cognetti, Camurri e Butler. Ho anche Carver, notoriamente insuperato, ma non l'ho ancora letto per timore reverenziale (sbaglio, lo so). Tutto ciò per dire che segno anche questo libro, che non conoscevo. Grazie!

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    1. Segnati anche Stefan Zweig, Kafka e "racconti di animali. Scritti da Mafalda", autore ignoto :)

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    2. Ciao Mr Ink! Capisco il timore reverenziale nei confronti di Carver, anche io mi sono approcciata ai suoi racconti piuttosto di recente. Mi permetto di consigliartene uno, "Scuola serale", che, nella sua semplicità e brevità (tanto che, secondo me, è stato un peccato che lui non lo abbia continuato, trasformandolo in un romanzo breve), mi ha ricordato molto il filone del romanzo americano.
      Altri racconti magnifici sono "I migliori racconti" di Richard Matheson (specialmente "Nato d'uomo e di donna", "Duel", "Il nuovo vicino di casa", "La legione dei cospiratori") e "A volte ritornano" di Stephen King, in particolare "Risacca notturna", "La donna nella stanza" e "L'arte di sopravvivere".
      Se preferisci la narrativa mainstream contemporanea, ti consiglio "Il nostro mondo morto" di Liliana Colanzi, vincitrice di alcuni prestigiosi premi sudamericani.
      Ciao! :)

      - Alice

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    3. Scusami, piccola svista: "L'arte di sopravvivere" si trova in "Scheletri" :) ciao!

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    4. Nato d'uomo e di donna <3 <3 <3 <3 <3

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  4. OT a colazione con contorno di gatto al forno :3

    "Se esistesse un solo approccio valido, o non ignorante, o da ritenere più giusto dell'altro, esisterebbero solo storiografi e nessuno storico". Perfettamente d'accordo, ed è per questo che ho parlato di "metodo più o meno superficiale o più o meno approfondito" e non di metodo giusto o sbagliato ;)
    Per quanto riguarda l'approccio alla lettura, è normale, umano direi, che ognuno di noi si lascia rapire dalla storia, alla prima, e anche alla seconda lettura, che si perda in quel meraviglioso - o spaventoso, a seconda - mondo creato da quelle semplici righe su dei fogli che costituiscono l'essenza materica di un libro. Ma un lavoro di conoscenza più approfondito altro non è, alla fine, che un mezzo, che il lettore ha per comprendere maggiormente il pensiero di un autore, un altro essere umano, magari distante secoli che però, per il tempo di una, di due, tre o più letture, diventa un conoscente, o anche un amico.
    Ma allo stesso tempo, questo mezzo che è l'approfondimento, la conoscenza, può essere sfruttato dalle persone arroganti per credersi appunto migliori, per far vedere di avercelo più lungo ma che, in realtà, non hanno realmente capito un bel niente. Questi sono gli intellettuali, gente autoreferenziale che, come dici tu, vorrebbero solo solfeggio e nessuna canzone, saggisti e nessun romanzo. Per contro, coloro i quali intendono scoprire per meravigliarsi, per comprendere ciò che ancora non sanno, non lo dovrebbero - e spesso non lo vogliono - dire a nessuno, né tantomeno usare questa conoscenza per spegnersi, anziché accendersi sempre più. Frase fatta per frase fatta, qualcuno disse "so di non sapere". E, probabilmente, a quel tempo era il più dotto dei dotti ;)

    Per quanto metodico, un qualunque metodo di lettura che non sia contemporaneamente viscerale ed emotivo, allora sì, diventa sterile esercizio intellettuale (anche se Tolkien a scuola ci metterei la firma;) e non è nemmeno uno dei miei autori preferiti, pensa XD ), hai perfettamente ragione.

    Alla fine, si tratta solo di priorità

    Guarda, per la prima e l'ultima volta ti voglio chiedere di leggere un libro; non che finora, alle tue richieste in tal senso, io abbia risposto con libri che non consiglio, anzi, ma questo credo, forse, aiuterebbe a capire cosa intendo. Costa parecchio però :(( ma, a costo di sembrare fissato, ti chiedo davvero di leggerlo; H.P. Lovecraft, Teoria dell'Orrore, a cura di Gianfranco de Turris, Edizioni Bietti.
    Tanto per cambiare, vero? ;P
    In questo libro sono raccolti perlopiù saggi e alcune lettere, molti di questi documenti sono una sorta di "come io vedo il mondo" (anche se nel suo caso, sarebbe meglio dire l'universo...).

    Sull'osservazione che fai su Bowie confesso che fatico a essere del tutto d'accordo, è vero che alcune cose possono essere al più curiosità (tipo, sapere che il clown di IT è ispirato a un caso reale è una nota marginale che non aggiunge nulla al libro, a prescindere se quest'ultimo piaccia o meno-mi è venuto in mente il clown perché tu lo hai detto ^^), ma in questo caso ad ascoltare la canzone di Bowie senza sapere ciò, e altre cose, anche in riferimento ai testi e non solo al videoclip, si rischia di non capirci nulla. Che poi, a prescindere da video e testo sia una bella canzone, capace comunque di portarti altrove, come e più di altre, grazie, lo so anch'io... *-^

    Comunque l'ho ordinato, il libro, mò vediamo di che parla (anche se la grafica di copertina è orribile... -_-)

    Buonaserata a tutte! (E stavo scherzando, non guardatevi superquark ;)

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    1. D'accordo su tutta la linea, sei da sposare u.u
      Mi incuriosisce molto il libro che mi hai suggerito, anche se ti confesso che la forma del saggio (se ho capito bene), come avrai capito dai miei precedenti interventi, non è esattamente la mia preferita, anzi, faccio un po' fatica a leggere saggistica proprio perché non voglio che tu (generico, ovviamente) mi dica una cosa, io voglio che tu me la faccia vivere, che me la mostri.
      L'ho comunque messo nel carrello e alla prima occasione pecuniaria favorevole (male, male) lo comprerò e proverò a leggerlo. Certo, se mi dicessi che è romanzato o comunque scorrevole, alla stregua di "On writing" di Stephen King, mi sentirei più rassicurata XD

      Sì, effettivamente la grafica del libro è piuttosto triste :P col fatto che non ami molto Carver, spero che possa piacerti, sono racconti molto brevi ma secondo me espressivi. Sicuramente più di alcuni del buon vecchio Raymond, oserei dire, ma qui sfocio nella blasfemia, perciò lascerò giudicare a te.

      Buona giornata! :D

      - Alice

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    2. No, aspetta!!! Dov'è che ho dato l'impressione di non amare molto Carver??!? *-* ho precisato che è bravo ma non insuperato né insuperabile. Carver lo conosco e lo apprezzo, il film Birdman -bello, per la cronaca - è difficile da capire se non si ha presente questo autore, soprattutto la celebre raccolta "Di cosa parliamo quando parliamo d'amore" (trucco semplice per capire se un autore lo stimo o no; controlla l'iniziale con scrivo il suo nome, se è maiuscola, lo stimo, altrimenti significa che non lo stimo molto).

      E uno dei miei scrittori prevalentemente versato nei racconti preferito rimane F. Brown, al cui confronto Carver scrive Guerra e Pace a ogni racconto ;) (ecco, gli artisti veri fanno a gara a chi ce l'ha più corto, mica come gli intellettuali di sto ciufolo :) quindi tranqui, la brevità va bene purché sia la forma migliore di intendere quel determinato racconto (cosa che si scopre solo leggendo).

      Sì, purtroppo il libro costa due reni :((( oddio, romanzato... dipende cosa intendi, ho presente On writing ma quest'ultimo è un'autobiografia, il libro su Lovecraft lo è solo in parte (alcuni saggi di studiosi contemporanei, cronologie e due lettere brevi), il resto sono veri e propri saggi o lettere ad amici (piccola parentesi; come si fa a chiamare Il Solitario di Providence colui che ha dato vita al più vasto epistolario che la Storia ricordi dall'invenzione della scrittura - di cui solo una minima parte tradotta in italiano, mannagg'- ?!), alcuni brevi, altri più lunghi, alcuni... strani, altri su cui nemmeno io sono d'accordo. Tieni comunque presente che lui faceva il revisore (sottopagato) di racconti altrui, oltre che scriverne di propri, quindi un po'per inclinazione, un po' perché davvero non era un saggista ma un autodidatta, lo stile, anche quando calibrato e "accademico", è scorrevole. Certo, dipende dai gusti, e dalla complessità delle tematiche trattate - bon è la stessa cosa parlare di filosofia, di americanismo o di condizione della donna o come scrivere un racconto - tuttavia credo che, a parte il saggio In Difesa di Dagon (nel quale difende un suo primissimo racconto dalle critiche, e che quindi occorre conoscere, ma si trova facilmente e dura tre pagine - sempre a proposito di racconti brevi :) nel resto del libro ti troverai bene.

      Io la cosa te la mostro e te la faccio vivere, i saggi scritti bene catturano quanto un qualunque romanzo ;)

      Personalmente non mi attrae la prospettiva del matrimonio, ma grazie ^^

      Buona giornata a voi, care!

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    3. Ahahah, tranquillo, non era un proposta XD anche io sto bene così. In fondo, devo difendere la mia nomea di "Solitaria di La Spezia" :P

      Goliardie a parte, oddio, mi era parso di capire che Carver non ti faceva impazzire ma forse ricordo male io. Comunque la cosa delle minuscole l'avevo notata mentre si parlava di Gaiman, mi hai fatto morire XD

      Capisco, io comunque il libro l'ho messo nel carrello così, appena potrò, gli darò una possibilità ;) purtroppo non riesco a trovare molto "show, don't tell" nei saggi, ma forse ho sempre tentato di leggere i saggi (o i saggisti) sbagliati. Comunque mi interessa questo discorso del racconto breve di Lovecraft perché forse - e dico forse - riuscirò a leggerlo. So che mi ucciderai per questo, ma io ho saltato perfino il suo racconto nella raccolta "Viaggi nello spazio" che ho letto di recente... ci ho provato a leggerlo, te lo giuro, ma dopo poche righe mi è capitata la stessa cosa che mi succede sempre quando provo a leggere Lovecraft, ed è una cosa assurda: mi viene come una sorta di nausea, è come se sentissi l'asse del mondo inclinarsi e mi perdo in una tortuosità che mi fa girare la testa, a prescindere dal traduttore. Probabilmente era il suo stile di scrittura, e in quanto tale, rappresentando perfettamente ciò di cui scriveva, non posso far altro che definirlo eccezionale!, ma è un tipo di eccezionalità che riesco solo ad ammirare da distante, senza avvicinarmici troppo.
      Ora puoi uccidermi liberamente al 3... 2... 1...


      - Alice

      P.S.: ho trovato il racconto! Lo leggo! Lo giuro, lo giuro!

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  5. Ahahahah, solitaria di La Spezia, oddio anche tu mi fai morire ;D da qualche parte, Ornella si starà scompisciando dalle risate

    Non avevo mai sentito questo libro di cui parli, sembra interessante non fosse che ho già tutti i racconti che contiene, dal retro di copertina che ho potuto vedere su amazon dice che il racconto è "Colui che sussurrava nelle tenebre", giusto? È uno dei più strani perché poco logisticamente accurato, rispetto ai suoi racconti più "tradizionali" (virgolette d'obbligo, di tradizionale, nei suoi racconti, vi è ben poco), ma è anche uno dei migliori per le atmosfere (un altro è "Il colore venuto dallo spazio"). Che dire, se non c'è chimica, è difficile. L'unica cosa che posso dirti, prova con la traduzione di Gianni Pilo, se non ti dice nulla nemmeno questa, amen dai.
    Dagon è davvero uno dei suoi primi racconti, e come tale risente di alcune ingenuità (specialmente se paragonato a quelli che scriverà poi) ma resta un buon racconto, non facilissimo, anche perché tratto da uno dei suoi (numerosi) sogni.

    Per il resto, che dire, lo zio Harry Potter Lovecraft (cit. Nonciclopedia) ha scritto racconti che definire brevi è un eufemismo (vedi i racconti del periodo Dunsaniano, quelli del fantastico e gli incompiuti, tipo il magnifico Azathoth <3 ) e racconti, come "Alle montagne della follia" che arrivano alle 115-120 pagine, a seconda poi della traduzione. Normalmente non superano le 15-25 pagine, comunque.

    Ti garantisco che più o meno tutti siamo passati per quello che dici tu, non è affatto per tutti. Neanch'io riuscivo a leggere certe sue cose, credimi ;) e poi di cagatine ne ha scritte anche lui. Comunque, se ti può aiutare, sappi che il suo "mentore spirituale" era un certo E. A. Poe, e l'unico vero ciclo Lovecraftiano coerente, quello di Randolph Carter è un "seguito" del Gordon Pym Poeano.

    (Che poi, per me, Homemade Porn Lovecraft ha superato alla grande Poe, ma se lo venisse a sapere sarebbe lo stesso Lovecraft a pigliarmi a calci in culo, garantito ;P )

    Però su una cosa non transigo, davvero; non puoi dire di aver letto "sotto il bisturi" di Wells e non il racconto di HPL >:( dai, quel racconto è osceno...

    Sul discorso saggi, come di qualsiasi altro libro, c'è poco da dire. "Non esistono libri brutti e libri belli. Esistono libri scritti bene e libri scritti male". Oscar Wilde
    E anche Carver era un buon saggista, e anche Steinbeck, e anche London, e anche Proust, e anche la Woolf, e anche la Capriolo, e anche France... toh, tutti gli Artisti sono anche buoni saggisti ;) (che non significa essere sempre d'accordo su tutto, ma essere critici e avere passione nel conoscere. L'ultima delle ultime cose da fare, è giudicare persone di altre epoche, per quanto avanti rispetto al loro tempo, con gli occhi d'oggi)

    Ahh, gaiman... il baricco inglese...

    Buon proseguimento di giornata!

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    1. HPL, scusami se ti rispondo con così tanto ritardo ma come avrai notato io e Francesca riusciamo a essere meno presenti sul blog, ultimamente: stiamo per prenderci un piccolo periodo di ferie e siamo un po' latitanti :P
      Ti rassicuro: non ho letto nemmeno quello di Wells... due righe mi sono bastate per chiudere il libro serenamente e fingere che quel racconto non ci fosse. C'è anche da dire che a me Wells non piace come stile di scrittura ("La guerra dei mondi" a parte), ma son gusti.
      Steinbeck era un buon saggista, ma romanzava i suoi saggi. Di lui ad esempio adoro "I nomadi", ma se lo leggi non è un saggio vero e proprio, quanto un urlo di aiuto per la povera gente del Midwest. La Woolf scriveva buoni saggi, ma non mi è mai riuscito di leggerli, tranne che in lingua originale, uno o due.
      "Il baricco inglese" mi ha uccisa: è esattamente il mio stesso pensiero XD

      Buona notte! :)

      - Alice

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  6. Tranquilla, anzi, buona ferie, ve le siete meritate!
    Sì è vero, ogni autore/autrice ha il proprio stile, confesso però di non aver letto I Nomadi, rimedierò ;)

    (Wells ha scritto pochissima roba interessante, ma superlativa. Per il resto, con uno a cui Metropolis faceva ribrezzo, non sarei mai andato d'accordo.

    Buona ferie e buona giornata a voi!

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  7. Correzione al mio commento del 10/8/2018 delle 23:33; J.P. Morgan decise le sorti della 1° guerra mondiale, non della seconda.

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  8. Ciao H P L!
    Oggi stavo cercando di mettermi in pari con il blog, visto che era parecchio tempo che non ci riuscivo, e mentre leggevo avidamente i vostri commenti vedo il mio nome... :):):):):):):)
    Si, hai proprio azzeccato, mi stavo sbellicando dalle risate mentre vi leggevo, per il semplice motivo che siete simpaticissimi!
    E poi, come ti ho già ripetuto altre volte, è una grande soddisfazione vedere due giovani che amano così tanto leggere, e che conoscono una marea di scrittori!
    Ciao ragazzi, sono orgogliosa di voi!;)

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    1. Ri-ciao!!

      Ahh, sentirmi dare del giovine, io che mi sembro fin troppo vecchio... ;))

      Non è scontato, tuttavia, nemmeno che persone non più giovanissime leggano, vuoi per lavoro, vuoi per stanchezza... vuoi perché, semplicemente, non possono permetterselo.
      Leggere non rende automaticamente più intelligenti e/o migliori, leggere - come, più in generale, usufruire di qualsiasi altro "medium", dai film alle canzoni, all'Arte in genere... - altro non è che un MEZZO, che abbiamo per acculturarci.
      Per quel che valgono le opinioni personali, ritengo che sapere tutto di tutto e di tutti non porti chissà quali migliorie nella vita. Dicono che con l'Arte - quella vera, di cui la Letteratura sotto qualunque forma, illustrata, in prosa, in versi, non ne è che una parte ... - non si campa, e è vero.
      Come detto, trovo i libri un mezzo, come quasi tutto ciò che ci circonda, dalle cose più concrete a quelle più astratte, come le idee, un mezzo né buono né cattivo, né utile né inutile, semplicemente qualcosa che, per fare il celebre esempio del coltello, può essere usato per fare qualcosa di propositivo, o al contrario per fare qualcosa di non propositivo.
      Per questo, odio amichevolmente, e anche con un po' di strafottenza lo ammetto, coloro i quali si nascondono dietro al diavolo per "autogiustificarsi", creandosi problemi inesistenti, o coloro che "eseguivo gli ordini, non ero pagato per pensare".

      Oh, alla fine, non si scappa mica; leggere, apprendere, imparare, imparare a rielaborare, a esprimersi - a sapersi esprimere -, leggere, che alla fine altro non vuol dire che venire a conoscenza di idee e messaggi di altre persone venute prima di noi, significa solo conquistarsi la libertà, essere liberi di avere un proprio pensiero. Ciò, non è positivo, né negativo, è un dato di fatto. Come impiegare tale libertà, questo sta a noi singoli deciderlo. Più di tanto, l'erudizione non può fare. Ma se attraverso la conoscenza già si riuscisse a imparare a ragionare da sé rispettando gli altri, e riuscendo a farsi comprendere, sarebbe un gran bel traguardo.

      Traguardo che per una buona parte della mia generazione e di quelle venute dopo, vedo allontanarsi sempre più. E dispiace non poco...

      Ok, decisamente non avevo una fava di meglio da fare che stare qui a esternare pareri non richiesti, chissene, eternerò il mio nome a imperitura memoria! XD ;P

      (Ecco perché raramente parlo con la ggente, finisce sempre che faccio qualche ragionamento strano... ihih ^^)

      Buonaserata a tutte, e buone letture! (Sì... I "Manoscritti economico-filosofici del 1844" rientrano tra queste... e non fatevi domande, me li sono solo riletti ~_~ )

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Tu.
Sì, proprio tu.
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