venerdì 20 aprile 2018

A volte ritornano... e cambiano rotta.

Salve. Prova, prova. Riuscite a sentirmi? Leggermi? Quella roba lì?
Bene. Se mi state leggendo, probabilmente vi starete ponendo delle domande. Alcune potrebbero riguardare la mia scomparsa dal blog due anni fa. Altre - ma che ci fa qui? Non ci eravamo liberati di lei? - sul perché sia tornata a scrivere proprio oggi. Alcuni non ci faranno nemmeno caso, ma, a qualunque gruppo apparteniate (o che siate tra i pochi che, trovando un mio nuovo post, parteciperanno a riti orgiastici in mio onore; se siete fra questi, amici, dateci dentro e moltiplicatevi), sappiate che questo è un post di spiegazioni, ricordi e una spumeggiante fioritura di novità.

Partiamo dall'inizio. Da due anni fa, per la precisione. Anno 2016, uno dei tanti uguali della mia vita. Come molti altri anni, era iniziato con le migliori intenzioni: sorriderò di più e perderò quei venti chili e smetterò di farmi tanti problemi per i giudizi degli altri e andrò nel Maine a stalkerare Stephen King. Mi innamorerò, mi farò nuovi amici. Sarò buona. Roba da letterina di Babbo Natale, forse, ma fra le decine di buoni propositi ce n'era uno a cui tenevo più che a qualunque altro. Il primo della lista, come nel 2015, 2014 e tutti gli anni precedenti.




Risatine. Lo so. Non è che uno, a meno di non rivolgersi ai servizi di Self Publishing, possa decidere di pubblicare il proprio romanzo. Bisogna che qualche Editore (mai a pagamento né a doppio binario, ragazzi, non mi stancherò mai di ripetervelo) dimostri interesse. Ed era successo, come vi avevo raccontato qui, in occasione della mia partecipazione al Premio Letterario Nazionale indetto dalla prestigiosa Casa Editrice Neri Pozza.
Allarme spoiler per i pigri che non hanno voglia di cliccare sul link: il mio primo romanzo da esordiente era stato selezionato fra i 12 finalisti della sezione maggiore e fra i 2 della sezione Under 35. Una roba che non mi sarei mai neanche sognata, considerato che il vincitore avrebbe ottenuto un po' di soldini e il Santo Graal per qualsiasi scrittore: il contratto editoriale con Neri Pozza.
Allarme spoiler numero 2: non ho vinto.
Però è stata un'esperienza incredibile, che mi ha permesso di conoscere persone di grande talento e cultura, oltre che di ricevere apprezzamenti insperati. Purtroppo all'epoca ero un tantino troppo immatura per riuscire ad apprezzare appieno l'esperienza nonostante la non-vittoria, ma grazie a quel meraviglioso processo che si chiama maturazione oggi sono una persona diversa. Con i piedi più per terra, forse, e con una lucidità maggiore.

In ogni caso, una volta tornata a casa (e leccatemi le ferite, che, maledizione, bruciavano da matti), mi sono seduta davanti al  manoscritto, ho rievocato alla memoria i consigli che mi erano stati dati e ho deciso che avrei sistemato tutti i buchi della trama e dei personaggi, perché chi mi aveva dato determinati consigli aveva ragione. Dovevo solo mettermi al lavoro.
E mi ci sono messa, ma, più leggevo il testo, più mi rendevo conto che quelli che io pensavo fossero buchi erano in realtà lacune, e le lacune voragini. Magari posso sbagliarmi, in fondo il testo non era malvagio, ma alla fine, lottando contro la nausea, ho posato la penna, mi sono fatta un tè e mi sono detta: ok, Alice. Questo libro non è solo da sistemare, ma da rifare da zero. E sarà meglio che tu cominci subito, se non vuoi finire nel dimenticatoio.

Ma - ri-allarme spoiler - non ci riuscii. Per un anno e mezzo ho vagato, continuando a scrivere quasi solo sul blog, senza essere in grado né di capire come revisionare le fondamenta del romanzo, né come proseguire con l'altro libro che mi frullava in mente, una storia che mi attraeva non poco. Avete presente, quando c'è una sventola da urlo che vi fa l'occhiolino e intanto voi siete sposati con una prostituta rugosa che vi siete ritrovati nel letto dopo una notte brava a Las Vegas?
Ecco. Quella roba lì.
E quindi, cos'ho fatto?
Ho seguito la sventola. Mi pare ovvio. La nuova storia mi piaceva, parlava di me, della mia vita, di un viaggio. Volevo davvero scriverla, motivo per cui buttai giù qualche centinaio di pagine, tutte sparse, senza soluzione di continuità, che però mi piacevano moltissimo. Le sentivo mie, ma c'erano due problemi: il primo, che non avevo ancora una trama. Il secondo: la prostituta rugosa. L'altro manoscritto, in attesa di revisione, che mi aspettava con una sigaretta in bocca e il rossetto sbavato.


E, un brutto giorno, è successo.
Mi sono bloccata. Male, non solo un po'. Inchiodata come un'auto inclinata a metà sul ciglio di un burrone. Non solo non riuscivo a proseguire con il nuovo romanzo, ma non ero nemmeno in grado di studiarne una possibile trama. E, in più, non mi riusciva nemmeno di concentrarmi sul precedente.
Per un po' ho continuato a scrivere sul blog, ma Prostituta Rugosa e Sventola continuavano a darmi il tormento. Ho anche partorito un altro libro, nel frattempo, un breve romanzo sul tema della solitudine (allegria!), che mi ha entusiasmata durante il periodo di stesura - circa una settimana - ma che non è riuscito a farmi venire nessuna idea per sbloccarmi con i due progetti maggiori.
Non so cosa avreste fatto voi, ma, per come la vedevo io, mi restavano due alternative. La prima, darmi io stessa a riti orgiastici, nel tentativo di invogliare di nuovo la Musa a volgere il suo bellissimo e crudele sguardo verso di me; e poi c'era la seconda alternativa, e cioè cambiare nome, sesso, nazionalità e possibilmente pianeta, così da fuggire per sempre dai miei obblighi ma, ahimè, anche da qualcosa di molto più importante: i miei sogni.

E' stato allora che, dopo diversi anni in cui avevamo perso i contatti, ho ripreso a parlare con una mia carissima amica, Francesca Bertuca. Buoni, adesso arrivo al punto. Allacciate le cinture e tenetevi forte, che qui stiamo arrivando alle novità.
Chiacchierando, abbiamo scoperto insieme che sia io, sia lei eravamo aspiranti scrittrici. Lei, in particolare, aveva appena finito la prima stesura della sua opera d'esordio e stava lavorando sulla revisione. Volevo leggere qualcosa di suo? Certo. Ero sicura che non mi scocciasse? Sicurissima.
Così, mi sono ritrovata a sfogliare alcune pagine del suo romanzo. C'era del buono. C'erano anche degli errori, così come nella mia prima opera, ma lo stile di Francesca mi piaceva. Era avventuroso, entusiasta e innocente, tutte qualità che io sentivo di aver perso per il troppo riflettere e scervellarmi, come se da anni non stessi facendo altro che rigirarmi tra le mani un complicatissimo cubo di Rubik.
Iniziai a darle dei consigli, che lei accettò. E questo è importante, ma non quanto ciò che sto per dirvi: e cioè, che lei accettò anche qualcos'altro. Di leggere qualche pagina di Prostituta Rugosa e, a sua volta, darmi un parere, grazie al quale capii tutti i miei errori.
Fu un miracolo. Per entrambe.
Da quell'incontro, nel giro di poche settimane, riuscimmo a uscire dai nostri pantani personali. Lei iniziò a fare progressi vertiginosi, riscrivendo l'intera trama della sua opera, e lo stesso feci io. Non so ancora come, ma le idee, stavolta, c'erano, e fluivano dalla mia penna senza fatica. Cioè, un po' di fatica ovviamente c'è stata, ma non era nulla in confronto al blocco dei due anni precedenti. Stavo scrivendo. Mi stava riuscendo bene. La nuova versione di Prostituta Rugosa mi piaceva e, cosa importante, mi stavo divertendo da matti.

Dieci mesi. Questo è il tempo che ci ho impiegato a rifare tutto il lavoro da zero e revisionarlo, ritrovandomi alla fine con qualcosa che non somigliava affatto a una donnaccia grinzosa: il nuovo manoscritto era smagliante, levigato, luminoso come solo le buone idee (almeno, io la vedo così) sanno essere. Perfino la storia era cambiata, così come il protagonista e qualsiasi altro dettaglio, tranne un paio di nomi di qualche personaggio.
Nel frattempo (e qui siamo a ottobre 2017), anche Francesca era in dirittura d'arrivo con il suo romanzo, perciò tutto filava a meraviglia. Ho inviato la mia opera ad alcuni Editori selezionati, che ammiro e le cui pubblicazioni apprezzo molto. Tempo addietro avevo già inviato anche il romanzo breve. Sono attualmente in attesa di un segno divino per entrambi. Forse finirà bene, forse no, ma sono sinceramente felice di essere riuscita a scrivere sia l'uno, sia l'altro.

E voi direte: embè? Brava, fantastico, ma la novità? Perché sei qui? E soprattutto, che fine ha fatto Sventola?

Una cosa alla volta. Intanto, la novità: da oggi, il blog si amplierà e cambierà leggermente rotta. No, non mi metterò a parlare della ricetta della torta salata di zucchine. L'argomento sarà sempre inerente ai libri. Sarà il punto di vista a cambiare: invece di parlarne come lettrice, ne parlerò anche come scrittrice. Non solo recensioni, quindi, ma anche considerazioni di altro genere sulla letteratura, sugli incipit migliori e tante altre idee che abbiamo già in cantiere. Già, avete letto bene: abbiamo. Perché tutto questo non lo farò da sola: Francesca mi affiancherà nella gestione del blog, che si arricchirà anche con i suoi contatti, i suoi post e, non da ultimo, se tutto andrà bene, con i nostri video in cui vi daremo qualche consiglio di scrittura creativa in pillole.
Sì, perché pochi mesi fa, tra ottobre e dicembre, io e Francesca abbiamo tenuto un corso proprio di scrittura creativa (questa è la pagina FB) presso la Biblioteca comunale del nostro paese, dove abbiamo conosciuto aspiranti scrittori di grande talento. E' stato grazie a queste persone eccezionali se siamo riuscite a portare avanti il progetto del laboratorio e se, oggi, sto scrivendo qui queste novità. Speriamo che le nostre idee potranno stuzzicarvi e, chissà, per chi abitasse vicino, anche portarvi a seguire uno dei nostri corsi. Il prossimo, di scrittura creativa avanzata, si terrà in autunno in provincia di La Spezia. Stay tuned.

Ah, già. Non posso ancora salutarvi: devo ancora dirvi di Sventola.
Beh, sapete come succede. Uno si innamora di una bella ragazza, ci esce, ci sta insieme per un po', magari ci va anche a convivere, e poi si rende conto che quella non è una ragazza, bensì un'idrovora che fagocita emozioni, paure, dolore e qualsiasi emozione spaventosa riusciate a farvi venire in mente. Sventola è un romanzo davvero personale, difficile, come un mio tatuaggio su carta. Sono io. Al cento per cento. E ho paura.
Ho provato a scriverlo, dopo aver terminato il precedente libro, sull'onda dell'entusiasmo, e ne sono uscite fuori 325 magnifiche pagine - l'equivalente della convivenza che vi ho citato poco fa, se vogliamo proseguire con quella metafora. Beh, dopo averle scritte mi sono resa conto che, per quanto mi piacesse lo stile, non stavano in piedi. Un certo evento alla base del libro non poteva verificarsi, compatibilmente con gli obiettivi dei personaggi. E non potevo cambiare i personaggi. Perciò, SBADABAM. Libro crollato. Cestino, apriti e ingoia questo aborto.

Ho provato a riscrivere il libro in più versioni, buttando ogni volta 50, 60 pagine, ma non c'è stato verso di farlo funzionare. Di recente mi sono fatta venire un'idea che potrebbe essere quella buona, ma non sono più in grado di scriverla. Cioè, per ora. La mia situazione è esattamente identica a quella del 2015: troppe idee, troppa ansia, troppi dubbi, mancanza di grosse parti della trama. Ma non posso farci niente: per quanto io e Francesca (senza di te, amica, sarei persa), la quale ha un vero talento per ideare plot, abbiamo buttato giù svariate scalette, non riesco a rispettarle. Non ho scritto i miei due precedenti romanzi visionando una scaletta e non lo farò con questo. Per me, l'unico modo in cui mi sento davvero viva mentre scrivo è farlo al buio, come si dice in gergo. Magari ne parleremo in un prossimo post, perché no. Per ora, vi dico solo che sono depressa e che Sventola (da qui in avanti, Sventola Infame) mi continua a chiamare, ma io non so come risponderle. Vorrei, ma mi mancano le parole.

Beh, anche questo chilometrico post è giunto al termine. A breve leggerete anche il primo che pubblicherà la mia socia, in cui dirà qualcosa di sé. Credetemi, vale la pena leggere ciò che ha da dire. E vale la pena che continuiate a seguire il nostro (che bella parola!) blog.

Per ora, vi saluto e vi auguro di scrivere, leggere ed essere sempre felici.

4 commenti:

  1. Bentornata Alice Bassi!
    Sono sempre stata una assidua frequentatrice di questo blog, e con rammarico avevo appreso della tua pausa.
    Attendo con interesse le tue recensioni, le info sui libri, e le foto sempre bizzarre e interessanti!
    Sono anche molto curiosa di leggere il post di Francesca Bertuca!
    Ciao ragazze, a presto!

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    Risposte
    1. Grazie per il commento Ornella, vedrai che con tutte le novità che abbiamo in mente non resterai delusa! :-)
      Resta sintonizzata!

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  2. Ciao ragazze, sono proprio contenta che abbiate deciso di riaprire il blog così finalmente ci sarà qualcosa d'interessante da leggere su internet!! A prestooo

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Tu.
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