domenica 29 aprile 2018

Editoria cartacea: è davvero morta?

Coucou.
Ultimamente mi è capitato di sentirmi dire che l’editoria è in crisi. 
È inutile scrivere libri, se tanto la gente non li legge.
Le librerie faranno la fine delle agenzie di viaggi.
È inutile cercare di farsi pubblicare da piccole case editrici se tanto rischiano il tracollo ogni due minuti a causa di amazon ed e-reader.” (Ma, sempre a sentire le voci, è inutile anche cercare di farsi pubblicare dai big, perché non considerano gli autori emergenti, ndr).
Il mondo sta andando avanti e, presto, nessuno leggerà più. Si limiteranno tutti a restare incollati davanti agli schermi della televisione, fremendo all’idea di vedere l’intro di una nuova serie tv.

Lasciatemi dire una cosa: non concordo. 
Sì, forse è vero, con l’avvento degli e-reader le vendite del cartaceo possono essersi ridotte. Secondo i dati dell'Associazioni Italiana Editori, se nel 2014 a leggere in digitale erano solo il 28% dei lettori, nel 2017 la percentuale è salita al 40. Questo può sembrare spaventoso. Un incremento del 12% potrebbe far sospettare un effettivo decadimento dei sistemi di vendita tradizionali. Io stessa ammetto di avere un e-reader e mi piace. È piccolo, comodo. Ci puoi scaricare anteprime e leggere un numero discreto di pagine prima di procedere all’acquisto del romanzo. Lo ficchi in borsa, aspetti di salire sul bus, poi lo accendi e scegli la lettura che più ti aggrada. Semplice, veloce. Apparentemente perfetto. Eppure, se dovessi scegliere di acquistare un titolo opterei per il cartaceo. Perché? Beh, innanzitutto perché lo leggo meglio. Esiste un importante studio che ha dimostrato che, leggendo su un e-reader, in media si perde una parola su 10 durante la lettura. Una lettura più disattenta, quindi, ma anche come esperienza meno avvolgente: mancando il rumore delle pagine, il loro odore e la sensazione tattile nello sfogliarle, il cervello registra la lettura a schermo come una esperienza che alla lunga rimane meno impressa rispetto a quella concreta di leggere un libro fisico. In poche parole, tendiamo a dimenticare ciò che leggiamo su schermo e a ricordare ciò che leggiamo sulla carta.
Secondariamente, sceglierei un cartaceo perché mi piace finire un libro e trovargli un posticino in libreria. È un po’ come dire “ok, piccolino, ti ho letto. Sei diventato parte della mia vita. Ora puoi diventare parte anche della mia casa, come una coppa su una mensola.”
Lo so, può suonare folle, eppure non credo di essere l’unica a fare questo ragionamento. Amo il fruscio della carta. Adoro entrare in una libreria e respirare profumo di libri. Mi piace aggirarmi tra i titoli, come una vagante in cerca di una nuova terra, le persone che corrucciano la fronte e si siedono su una poltroncina per gustare una pagina o due del libro che hanno scelto, prima di dirigersi alla cassa. Amo agguantare qualche titolo e leggerne gli incipit. Amo l'idea stessa di avere a portata di mano migliaia di storie che si possono toccare e far proprie.



(Libreria del Mondo Offeso, via Cesare Cesariano 7, Milano.)



Beh, credo si sia capito… mi piacciono le librerie! E non sono la sola… Come faccio a dirlo? L’afferma sempre l’AIE, secondo cui le librerie continuano a essere il canale principale di acquisto, con una percentuale del 76% a fronte di un 29% di internet.
E se è vero che le grandi catene sono quelle che ottengono una media più alta di vendita (il 45% dei lettori sceglie di comprare in una grossa libreria, mentre il 27,8% si rifornisce dalle indipendenti) è vero anche che qualcosa si sta muovendo affinché le più piccole possano essere avvantaggiate. È il caso del decreto di agevolazione fiscale firmato nei giorni scorsi. Secondo tale provvedimento, le librerie potranno accedere a una fascia di credito nella misura massima di 20 mila euro per le indipendenti e 10 mila per le altre. Perché? Per favorire i centri, ovviamente, dove in genere si affacciano piccoli esercizi dotati di carattere e competenza. (Ora, non voglio fare nomi, ma c’è una libreria indipendente, qui dalle mie parti, che è eccezionale. Basta entrare al suo interno per sentirsi DAVVERO in un posto diverso. E, credetemi, non lo dico per la macchina da scrivere che tengono esposta in una teca nel pavimento!)




Sì, è tutto molto bello, direte voi, ma perché vi faccio questo discorso?
Vedete, a volte si ha la tendenza a dare per scontato le cose. Ci ostiniamo a credere che le persone che ci circondano siano contenitori vuoti, gente che passa i pomeriggi a guardare programmi trash in tv, messaggiando con il nuovo iPhone riguardo a pettegolezzi infondati. Gente incolore.
Ragazzi, cerchiamo di aprire gli occhi e di smetterla di etichettare gli altri. Anch’io ho un iPhone. Anch’io a volte sono così stanca da spalmarmi sul divano a guardare roba che è meglio non citare. Anch’io posso sbagliare una parola. Eppure questo non fa di me una persona incolore, o stupida.
Viviamo in una società frenetica, dove si sgobba giorno e notte, persino con la febbre, per non rischiare di perdere il posto di lavoro. Lavoriamo, corriamo a fare la spesa, torniamo a casa e cuciniamo. Tutte cose che Alice e io chiamiamo “bagni di realtà”. Aggiorniamo i nostri contatti sui social network, mettiamo like a qualche foto di sconosciuti che vivono a migliaia di chilometri da noi, poi ci stendiamo sul divano e guardiamo la tv senza più energie, addormentandoci venti minuti dopo senza aver visto quel bel film che volevamo vedere. Siamo talmente saturi di doveri da voler solo continuare a mangiare i giorni nella speranza di poter trarre un sospiro di sollievo.



È chiaro che un ritmo simile non aiuta la lettura (e neanche la scrittura). Non aiuta nemmeno a sognare. Certo, al mondo esiste anche gente che detesta i libri, che ne è annoiata, ma non sono tutti così. Per fortuna, esiste anche chi si nutre di storie. Persone che se private della lettura cadono in depressione, gente che ha un bisogno costante di vivere in un altro mondo, che sia Hogwarts o Westeros.
Bene, l’editoria VIVE per queste persone e gli scrittori VIVONO affinché loro possano sognare di VIVERE realmente, chi di avventure, chi di amore e chi di tensione.
Quindi, prima di dire che l’editoria è morta, aspettiamo. Prima di persuadere un vostro amico a mollare la scrittura, aspettate. Lasciamo che i lettori affezionati continuino a sognare e proviamo ad avvicinarci a coloro che hanno perso la forza di farlo. Diamogli un posto dove rifugiarsi, o un personaggio (Gatsby, ti amo Gatsby) da amare. Prendiamoli per mano e ficchiamogli il naso dentro alle pagine di un libro, dove potranno inebriarsi del profumo di carta. Vedrete che anche loro, un poco alla volta, diventeranno sognatori.


L’editoria non morirà, finché ci saranno dei lettori.

- Francesca

13 commenti:

  1. Ciao Francesca, complimenti per il post che hai scritto sull'editoria cartacea!
    Tutti i romanzi e racconti che ho letto nella mia vita, ho sempre acquistato libri. La mia casa e la mia cantina sono sature di libri, ma non cambierei mai questa scelta!
    Concordo con te, è così bello sfogliare le pagine, sentire il profumo della carta,osservare l'immagine di copertina.
    Non riuscirei mai a leggere un libro in un altro modo!
    Quindi cari scrittori, datevi da fare...noi lettori amanti del cartaceo, possiamo sognare solo se voi scrivete!

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  2. Grazie per il tuo commento Ornella <3
    Il "problema" del cartaceo, fondamentalmente, è solo uno: bisognerebbe avere una casa più grande per avere spazio per tutti i libri :-D Non so voi, ma io devo comprare un'altra libreria ^^'


    - Francesca

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    1. Io li sto nascondendo ormai da tempo ovunque. Letteralmente. Tipo tra i vestiti e nel bagagliaio dell'auto.
      E nelle borse.
      E tra i calzini.
      Uhm.


      - Alice

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  3. Ciao! L'unica cosa certa è che all'editore importa il soldo più che ogni altra cosa, pertanto, logicamente, investirà su autori e autrici che sa già venderanno (non è un caso che in questi ultimi anni hanno cominciato a pubblicare i libri delle persone con più seguito sui social, o a creare concorsi annuali/semestrali per giovani scrittori, che prima c'erano ma in minore quantità - non necessariamente un male - e non tutti potevano pubblicare. L'unico grande errore è, credo il voler cercare un ""colpevole"": e così si dà la colpa alle serie TV, ad amazon, ai giovani che non leggono (cosa non vera, peraltro...), agli e-reader, alla crisi etc. Se è vero che c'è un generico calo di lettori, la "colpa" principale, ma non l'unica, è da ricercarsi probabilmente in diversi settori, anche in quello scolastico. Obbligare a leggere qualcuno è un errore, e può portare all'effetto opposto. La crisi dei fumetti, apparentemente ancora più inspiegabile di quella dei libri "non disegnati"(perché un libro costa e sempre di più, un fumetto mediamente in edicola si trova a meno) non è tanto strana, in realtà: la maggior parte di ciò che è sull'internet costa meno o nulla, e i ragazzi crescono con già in mano un telefono, non sono incapaci ma al contrario più che capaci di destreggiarsi, e cambiare per qualcosa come, in questo caso, un libro, che viene percepito non tanto come più vecchio quanto come peggiore (perché, come dici tu, dà perlopiù problemi di spazio, è scomodo da portare dietro, si rovina etc). Per dire che è vero, tutte queste "colpe" ci sono, e non sono facili da comprendere né da affrontare in quanto problemi. Ma non è né facendo finta di nulla né dicendosi e dicendo agli altri che non ci si può fare niente che le cose cambieranno. Grazie dell'attenzione, bel post. :)


    Comunque ho 20 anni e di ragazzi della mia generazione pochissimi leggono (in classe da me eravamo 2, alcuni erano analfabeti nel vero senso del termine...): difficile impossibile direi - individuare tutte le cause della crisi editoriale attuale, quelli esposti in questo commento sono solo alcune delle problematiche, ma è inutile illudersi che la situazione sia scollegata da quella, disastrosa, della società tutta.

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    1. "All'editore importa il soldo più che ogni altra" cosa è, chiaramente, una generalizzazione e, come tale, è banalizzante... non è sempre vero, per fortuna, e il fatto che sia banale non toglie che è reale... :|

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    2. Mi fa piacere che hai tirato in ballo il discorso economico. Probabilmente, il calo di lettura giovanile è dovuto anche al fatto che un libro, mediamente, ha un costo che va dai 13€ a salire. Per una persona che lavora, 13€ sono pochi, ma per un ragazzo che frequenta la scuola no. Non posso essere ipocrita, da ragazzina se mio papà mi metteva in mano venti euro, difficilmente li spendevo in libri. Una volta li usavo per una pizza con le amiche, un’altra per andare al cinema. Molto, molto spesso finivano in ricariche per il telefono! Nella società in cui viviamo oggi, dove è più importante apparire che non essere, è quasi normale optare per spendere soldi in qualcosa che possa renderti più bello/a esteriormente, che non in qualcosa che ti arricchisca culturalmente, il che, se ci pensiamo, è davvero triste. Concludo dicendo che comunque, se stimolati, i giovani possono diventare lettori accaniti.
      Grazie per il tuo intervento, davvero interessante ;)

      - Francesca

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    3. Grazie della risposta, ero curioso ,ammetto, di sapere cosa ne pensavi: concordo con tutto ciò che hai detto, anche se sul fatto che 13€ sono pochi anche per chi lavora... sì, magari è vero, ma il punto è che difficilmente una persona compra un solo libro (se lo compra, adulto o bambino che sia) ma più spesso almeno un paio si comprano sempre, e siamo intorno ai 25-30€. Anche volendo aiutare l'attuale situazione editoriale, acquistando libri, una persona fa fatica proprio causa dei prezzi; inutile meravigliarsi quindi se si ricorre ad amazon che, oltre ad essere più comodo è anche più economico (io stesso acquisto perlopiù in posti, bancarelle etc., dove l'acquisto più costoso che abbia mai fatto è l'opera omnia in due volumi di E. A. Poe a 5€..., per dire. Ad occhio, l'unica, parziale soluzione, è il crowdfunding "serializzato" per ogni casa editrice: si chiede sul proprio sito (tutte ne hanno uno ormai) chi è interessato etc. e a seconda di quanti si è si spenderà un tot. Se è vero che il 50% o anche più del prezzo di copertina di un libro è dovuto ai costi del corriere, qui naturalmente non ci saranno più questi costi.


      Scritto di getto, perdonate gli errori sintattici :)

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    4. Il problema, tra le altre cose, probabilmente è dovuto alla crisi che sta attraversando il nostro paese. Io per prima se avessi qualche soldo in più non mi farei remore a entrare in libreria e comprare un paio di libri, ma dovendo fare i conti a fine mese, ci penso due volte prima di procedere all’acquisto. Comunque c’è da dire che, come dicevi tu, spulciando con attenzione qua e là si trovano offerte davvero interessanti. Quindi se si vuole realmente una cosa, diciamo che la si può ottenere lo stesso, crisi o meno ;)
      - Francesca

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    5. Scusate se mi intrometto, volevo anch'io spendere un paio di parole su questo argomento. Premetto col dire che non sono un'esperta di editoria, diciamo che il mio approccio è più "dall'altro lato", scrivendo libri, ma l'argomento del costo del prodotto "libro" è piuttosto interessante.

      Secondo me, il problema del prezzo di copertina non sta tanto nei costi di spedizione da parte del sito di turno (anche perché, a dirla tutta - e comunque anche io faccio acquisti online per risparmiare - comprare libri su Internet uccide non tanto le librerie di catena, che comunque ne risentono, quanto le piccole librerie indipendenti), quanto nella composizione del costo stesso.

      Prendiamo un libro che costi 15 euro. Il prezzo si compone di un elenco sterminato di fattori, tra cui: royalty e/o anticipo che vanno all'Autore; percentuale per l'eventuale Agente letterario; costo della stampa vera e propria (considera che attualmente stampare un libro in brossura sulle, non so, 250/300 pagine costa poco meno di 2 euro); costi di promozione e distribuzione; costi di magazzino e smistamento (giacenza, resi, macero...); costi redazionali e aziendali; costi logistici; compenso che va all'Illustratore; eccetera, eccetera.
      Alla fine dei conti, anche togliendo il fatto che le grosse librerie di catena (Feltrinelli, Mondadori e Giunti) possono avvalersi di importanti sconti all'ingrosso da parte del distributore, che comunque dovrà pur guadagnarci una percentuale, per quanto bassa, arriviamo a un introito netto per l'Editore che si attesta su 1,50/2 euro a copia venduta. E, se un tempo vendere anche 50.000 copie di un libro era possibile, per quanto difficile, a oggi un libro che venda 1000 copie ha già totalizzato un gran risultato. Per entrare in classifica servono giusto quelle 1000 copie, talvolta, o magari qualcosa di più, ma i tempi sono cambiati. In peggio.
      C'è anche da dire che, probabilmente, il discorso crisi ha senso: mi è parso di leggere un po' di tempo fa, se non ricordo male, che negli ultimi anni il prezzo di copertina dei libri si è progressivamente ridotto, ma se nelle tasche degli acquirenti resta un potere d'acquisto invariato, a causa di fattori quali il tasso di inflazione, il tetto degli stipendi e altri in cui non mi addentro perché non è il mio campo, allora sarà difficile che la gente (anche se qui c'è un problema sociale, culturale e scolastico di fondo, comunque) decida di spendere denaro in libri invece che in qualche altro bene più fruibile, necessario o, semplicemente (e tristemente) di moda.

      Scusate per il papiro ma è un argomento che ho sempre trovato interessante :P buona giornata!


      - Alice

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    6. Ciao! Io men che meno sono nell'editoria, ma in alcuni libri e fumetti da libreria vi sono indicati, verso le ultime pagine, i materiali e i costi di produzione del libro ( per esempio, la Bao o la Eris produzioni) e nella maggior parte dei casi il costo maggiore è quello dei corrieri (che portano i libri alle librerie), che arriva a costituire anche il 60%+ del costo totale. Ovviamente non è cosi per tutte le case editrici, ma immagino che la questione sia simile; se, tramite il crowdfunding si conoscesse già la quantità di richiesta per un titolo (magari mostrando anteprime etc) si potrebbero ottizzare snche spese quali le copie da mandare al macero o da rendere indietro. Se io già so che a un determinato libro sono interessate 25.000 persone, non ne stamperò 50.000 copie ma 26.000, metti che vada molto bene. Se poi piace faccio seconda edizione, se vende meno (tipo 22.000 copie) non ci avrò perso poi così tanto.

      Sinceramente a me non pare che si sia ridotto molto, il prezzo di copertina, ma potrebbe essere che si intenda diminuito utilizzando parametri che non conosco :)

      Grazie del commento! (Ogni volta che vado in una libreria e trovo qualcosa che mi piace costa, fisso, cascasse il mondo se così non fosse, 2€ più di quel che ho... :\ )

      Comunque a me non piace sniffare i libri, mi limito a comprenderli ;))

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    7. Ciao! :)
      Io purtroppo non ho mai avuto il piacere di lavorare per lungo tempo in libreria né in fumetteria, quindi su questo non posso risponderti. Sicuramente, se fosse possibile conoscere prima il numero di acquirenti effettivamente interessati a un titolo, sarebbe più semplice evitare i costi ad esempio del macero, che, se non ricordo male, sono piuttosto onerosi.
      Purtroppo, anche se, come premesso, questo non è il mio campo specifico e quindi potrei dire delle banalità, credo che progettare una sorta di "algoritmo" di questo tipo non sia semplice in quanto, al di là dell'attività di crowdfunding, di cui comunque non mi intendo particolarmente, il numero di persone interessate a un titolo resta sempre nell'ambito del "potenziale", specialmente parlando di un libro non ancora pubblicato. E qualcosa di potenziale non è quasi mai certo, anche se si potrebbe arrivare a una buona approssimazione. Inoltre, non tutte le persone sono raggiungibili con il crowdfunding, che resta, correggimi se sbaglio, una attività principalmente legata alle iniziative online. In realtà io ho partecipato anche a iniziative di questo tipo che erano poi state promosse dall'interessato anche al di fuori del web, ma è più difficile raggiungere in maniera capillare le persone che non possiedono un PC, o non usano internet, o semplicemente non vogliono partecipare a iniziative di questo genere, pur restando avidi lettori.

      - Alice

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    8. Ciao, ahahah :), c'è stato un equivoco: con la frase " io men che meno sono nell'editoria" intendevo dire che io non sono nell'editoria (so a malapena come sono fatte delle rotative). Detto questo, ciò che dici è giusto, ma, anche se solo potenziali -che restano sempre meglio di ignoti- gli acquirenti di un libro restano comunque in zone ipotesi, dal punto della casa editrice, che permette di prendere le misure sulla tiratura di una edizione. Nulla è certo, e sì, resta tutto prevalentemente online, ma sinceramente non vedo molte altre soluzioni all'orizzonte... :[

      Purtroppo le piccole librerie, e quelle indipendenti, non hanno tanta scelta se non venire inglobate o aumentare i prezzi. Discorso simile per le case editrici: la Voland (che pubblica la più grande autrice vivente, Amelie Nothomb) ha dovuto "minacciare" di chiudere perché qualcuno si decidesse a comprare i suoi libri...

      Se a questi problemi generici si aggiungono quelli specifici di ogni casa editrice, e delle sue politiche (specie quelle conservatrici, come la sergio bonelli o la Adelphi) si comprende il perché, comunque, anche volendo e potendo acquistare, se una persona non trova nulla, a parte magari qualche classico, che la aggrada, fa fatica a preferire i libri alle serie tv che per meno spesso offrono di più, in termini di intattenimento...

      Buona serata!

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    9. Purtroppo non ho una rosa di competenze in materia così estesa da poter offrire soluzioni valide :(
      Posso dirti che le Case Editrici indipendenti hanno davvero vita difficile, specialmente dopo il fatto "Mondazzoli". Al Salone del Libro di Torino ho avuto il piacere di parlare con un Editore appartenente a questa categoria che, con un po'di emozione e apprensione, domandava se la promozione online per il lancio di un suo nuovo titolo secondo noi era stata abbastanza visibile, proprio perché anche i canali di promozione e distribuzione per questi Editori sono, spesso, ridotti.

      Buona serata a te!

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Tu.
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