giovedì 26 aprile 2018

Coerenza e plausibilità

Coucou.
In questi giorni c’è un dubbio che continua a frullarmi per la testa: quando leggiamo un romanzo è così essenziale che tutto sia plausibile?
Mi spiego meglio.
Dopo aver inviato il mio primo libro (che d’ora in avanti chiamerò il Pupo) ad alcune case editrici mi sono trovata a dover progettare l’intera trama della mia prossima creatura. Non che lei mi sia del tutto estranea, sia chiaro. Trattandosi di una saga, sin dal giorno in cui ho messo mano al primo capitolo del Pupo avevo idee ben chiare circa i libri a seguire. Tuttavia (odio quando ci sono i tuttavia) avere qualche punto cardine non significa avere una trama già pronta. Ci sono sempre elementi da dover studiare, dialoghi da costruire e relazioni da instaurare tra i vari personaggi. Proprio per questo motivo mi sono fermata a vagliare alcune opzioni possibili per ciò che devo scrivere. Il risultato? Mah, alcune scelte non mi piacciono, ma sono plausibili. Vi faccio un esempio: ho bisogno che Anna vada a Torino perché là, anche se lei ancora non lo sa, incontrerà l’amore della sua vita. Ma se a Torino Anna ha il terrore di ritrovare il suo ex fidanzato che la stalkera da una vita, allora Anna - per plausibilità delle cose - non andrà a Torino. E questo non mi piace. Altre scene, invece, mi piacciono molto, ma non sono credibili. Riprendiamo Anna. Se decidessi di farla andare a Torino, magari costruendo un aspetto coraggioso (e un po’ stupido) della sua personalità, otterrei delle belle situazioni, ma avrei forzato la mano. Per una scelta logica e razionale Anna NON dovrebbe voler andare a Torino per nessun motivo, tantomeno per qualcosa che lei non sa nemmeno di dover trovare.
Da un lato mi dico che si parla spesso dell’imprevedibilità della natura umana. Le persone possono fare cose incredibilmente stupide, senza pensare alle conseguenze. Dall’altro, però, continuo a ripetermi che voler forzare le cose sia un po’ come costringere la storia a crearsi secondo i miei voleri, prendendo in giro i miei personaggi e i lettori che poi dovranno seguirli. 
Per questo, in passato, ho dovuto riscrivere tutto il Pupo, che si basava su una scelta incoerente con il personaggio che la compiva, ed è per questo che oggi mi sono fermata a pensare. 
Fino a che punto la plausibilità è da tenere in considerazione? Possiamo nascondere un atto incoerente con la buona scrittura? Esistono altri romanzi (o film) dove i personaggi hanno compiuto scelte prive di alcuna plausibilità e nessuno se ne è accorto?

Ecco, su questa ultima domanda vorrei sentire anche i vostri pareri. Personalmente, vagliando gli ultimi romanzi che mi sono capitati sotto mano, ho trovato qualche elemento discordante. 


Pet sematary (Stephen King, 1983)
Allora, premesso che mi è piaciuto moltissimo questo romanzo (l’ho divorato) c’è una questione che forse, in qualità di scrittrice, trovo incoerente: abbiamo un protagonista (medico) sconvolto per la morte di uno studente. Perché sconvolto? Perché in punto di morte il ragazzino gli ha nominato il cimitero degli animali che si trova dietro casa del protagonista. Come se non bastasse, la notte successiva, il povero dottore sogna il ragazzo che lo accompagna al cimitero e gli dice di non avvicinarsi per nessun motivo. Sembrerebbe un incubo, e fin lì tutto ok, ma al mattino successivo il protagonista si sveglia sporco di fango ed erba e quindi è chiaro, non aveva sognato. Era tutto vero! Non so voi, ragazzi, ma se questo capitasse a me col cavolo che mi avvicino al cimitero! Anzi, a dirla tutta cambio casa ed emigro in un altro paese!


Ma io sono una codarda e questo non è il caso del dottore a cui, sfiga vuole, muore il gatto. Personalmente, avrei seppellito la bestiola nel giardino di casa, e avrei comprato un gattino a mia figlia. Ma non il protagonista, no! Lui, nonostante il ragazzo morto e il sogno/non sogno in cui veniva avvisato di non avvicinarsi a quel posto, decide di seguire il consiglio del vicino di casa e lo segue al cimitero, dando il via a tutta la trama.

Adesso, forse esagero io a considerare la plausibilità delle cose e la complessità dello stato mentale umano, ma se questo tizio era davvero così sconvolto e spaventato dal cimitero… perché diavolo c’è andato? Per far proseguire la trama, questo è sicuro. Senza quel tassello non ci sarebbe stata nessuna storia.


Un altro esempio, Shannara (la serie)
Premetto che ho visto solo il pilot della serie tv, quindi non vogliatemene a male se dovessi citare qualcosa non presente nei libri.

In Shannara, la madre del protagonista muore e lui va a parlare con lo zio. Gli mostra delle pietre blu che sua madre, in punto di morte, gli ha ceduto. Lo zio si allarma, dice che è a causa di quelle pietre se il padre del protagonista è morto. Si raccomanda affinché il ragazzo le butti via, poi che fa? Se ne va e molla lì il protagonista che, guarda caso, poco dopo sale in sella e dice allo zio di voler partire per diventare un medico. Lo zio lo lascia andare chiedendogli se si era disfatto delle pietre. A quella domanda il protagonista dice di sì (mica scemo), poi, appena lo zio se ne va di nuovo, apre il pugno e ammira le pietre.
Adesso, ripeto, forse sono io quella esagerata… ma ha senso? Se delle pietre avessero ucciso mia sorella e ora mio nipote me le passasse sotto il naso dicendomi che sono magiche, e che può fare grandi cose con quelle, io altro che dirgli di farle sparire… io le distruggo. Le frantumo in mille pezzi e ci saltello sopra. Cioè, magari sbaglio, ma ho due nipoti e non mi sognerei MAI di fargli correre dei pericoli, specie se questi hanno appena perso i genitori!
Eppure parliamo di una saga che ha avuto successo, quindi mi domando: me ne sono accorta solo io? Sono io che sbaglio a considerare solo quello che GENERALMENTE un pg dovrebbe fare? 

O ancora, Battle Royale (Batoru Rowaiaru, 1999)

Anche in questo caso parlo di uno dei romanzi preferiti, tuttavia c’è una cosa che non mi torna: se ad andare agli Hunger Games (li chiamerò così per praticità) è stata una classe del liceo (o erano medie? Vuoto di memoria) com’è possibile che tutti loro fossero assassini infallibili? Cioè, ok uno o due… ma gli altri? Insomma, io ho trent’anni e la prima volta che ho provato a tirare con l’arco a momenti faccio fuori l’istruttore… com’è possibile che dei ragazzini, invece, riescano a centrare la testa dell’avversario come se niente fosse? 

Lo capisco in Hunger Games, dove la protagonista era una cacciatrice ed era allenata per una situazione simile… ma loro?

Bene, con questo credo di aver finito gli esempi (o almeno quelli che mi vengono in mente). Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate voi, se non altro per capire se sono io quella esagerata o se, davvero, la plausibilità non è sempre così essenziale ai fini di una storia.


Un abbraccio

- Francesca

25 commenti:

  1. Ciao Francesca, ho letto con interesse il tuo post, e dopo aver riflettuto posso dirti che non hai torto nel dire che in alcuni romanzi non sempre ci sia plausibilità.
    Ho divorato anch'io Pet Sematary, ma devo dire che King è molto bravo nel far apparire plausibile qualunque cosa, infatti non mi sono resa conto neanche che non lo fosse, con la passione che mi ha trasmesso di andare avanti nella trama.
    Per Shannara devo ammettere che manchi di plausibilità, perlomeno da quello che hai scritto,visto che io non l'ho mai letto.
    Su Battle Royale mi trovo completamente d'accordo con te, e anche se ancora una volta la bella trama non mi ha portata a pensare troppo, devo dire che qualche lacuna sulla plausibilità ci sia!
    A questo punto, visto il successo ottenuto da tutti e tre i romanzi, mi sento di dirti che forse farsi troppi dubbi e perplessità, non valga la pena. Prova anche tu a "forzare" la trama,se serve, poi con la buona scrittura si può riuscire ad essere vincenti.
    Un caro saluto! *_*

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  2. Ciao Ornella *__*
    Purtroppo da quando ho iniziato a scrivere ho la brutta tendenza a psicoanalizzare troppo il testo. Al di là di tutto, Pet Sematary mi è piaciuto moltissimo e nonostante quella piccola grinza non mi sognerei mai di criticarlo. Lo stesso discorso vale per gli altri esempi che ho proposto...
    Evidentemente, non sempre è necessario che OGNI scelta sia perfettamente plausibile e lineare... d’altronde, salvo eccezioni, anche i personaggi sono umani. Fare sciocchezze gli è concesso ;-)

    Grazie per il tuo commento <3
    - Francesca

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  3. Ciao! Bel post. Ho letto solo Pet Sematary, direi che il professore si ricollega bene con la maggior parte dei suoi colleghi nei racconti di H.P."il Sommo"Lovecraft, al quale King (giustamente) si ispira, e non è pertanto strano il fatto che, dopo un iniziale spavento, decida di esplorare il mistero, a costo della vita. E, comunque, dopo quel che fanno gli esploratori all'inizio di prometeus, direi che la coerenza narrativa, per quanto un elemento in teoria indispensabile, è, in realtà, l'ultimo dei problemi. Per quanto riguarda Battle Royale, che non ho letto, so che è di Koushun Takami con protagonisti giapponesi, pertanto non è così improbabile che anche se studenti sappiano fare cose alquanto difficili. (Vedere Assassination Classroom :)) ) Piacere di conoscerti, Francesca!

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  4. Piacere mio!
    Mi rendo conto che, probabilmente, il problema è tutto mio. Tendo a razionalizzare troppo delle scelte che, talvolta, non possono essere spiegate. D'altronde, chi di noi non ha mai fatto qualcosa di imprevedibile? ;-)

    Buon fine settimana, anonimo!

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    1. Scusa il ritardo :) grazie per il buon fine settimana (sono l'anonimo, è che non so ancora bene come si commenta...). Interessante, credo, che "tendi a razionalizzare", quasi (ma potrei anche sbagliarmi)come se tu non avessi mai considerato l'idea di fare cose stupide (che è una cosa giustissima, intendiamoci :] ), e, quindi, non riesci a capacitarti di come alcune scelte di certi personaggi di fiction possano essere tanto irrazionali... In realtà non sei tu che sbagli, naturalmente, ma a sbagliare sono gli autori e le autrici che, non sapendo realmente scrivere, fanno fare cose improbabili ai loro protagonisti... purtroppo o per fortuna, io personalmente sono un po' all'antica, e non comprendo, pertanto, anche diverse scelte dei temi trattati dagli autori più recenti, come prendere vecchissime (per quanto sempre attuali) problematiche filosofiche legate all'esperienza dell'altro o di altro tipo (un esempio: Time Deal, che ha una trama trita e ritrita e le stesse vecchie meccaniche, con i protagonisti che si comportano come in una qualunque altra distopia simile...). Scusa la lunghezza

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    2. Non devi scusarti, è un piacere risentirti!
      Devo ammettere di non aver mai letto Time Deal, ma so comunque di che parla e capisco ciò che vuoi dire. Il fatto è che, talvolta, per non rendere banale la classica storia d’amore, trita e ritrita, si cerca di svilupparla in un’ambientazione diversa dal solito. Forse è per questo che, di recente, c’è stato un boom per quanto riguarda le distopie. Concordo, però, nel dire che non basta scegliere di ambientare la storia in un mondo fantascientifico per “sbanalizzare” una trama. Di natura, una distopia dovrebbe focalizzarsi su temi ben precisi. Ad esempio, vedi 1984. Non è la storia d’amore tra il protagonista a Julia a prevalere sul resto, ma la società soffocante e spaventosa che li circonda. Talvolta, sono proprio le scelte dei personaggi a rendere innovativo un libro, gli azzardi. Per quanto riguarda me, ahi ahi, le mie sciocchezze le ho fatte eccome (beata gioventù). Il vero problema riguarda la scrittura. Dopo aver dovuto buttare via parecchie pagine della terza stesura del mio attuale romanzo, a seguito di scelte implausibili da parte dei miei personaggi, ora tendo a esaminare ogni azione fin troppo a fondo. L’ideale sarebbe raggiungere un giusto compromesso, rendere reali i personaggi (e quindi persone capaci di sbagliare) ma al tempo stesso senza sacrificare la storia o i gusti di chi scrive. ;)

      - Francesca

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  5. Scusa il ritardo, cara Francesca, ma non avevo notato la risposta (è più forte di me, altrimenti mi sembra di dare l'impressione di non considerare la il commento risposta :) ) le sciocchezze di gioventù non contano dai ;) in realtà, il discorso è molto più ampio di come sembra, e anche più complesso, ma siccome non intendo passare ore a scrivere al cell, prendo uno spunto: "Non è la storia d'amore tra il protagonista e Julia a prevalere sul resto, ma la società spaventosa e soffocante che li circonda". Vero, e le scelte dei protagonisti sono influenzate, anche se meno nel caso DEL protagonista (proprio perché tutto l'assunto è che lui si accorge dell'orrore che lo circonda) da questa società malata. Molti oggi scimmiottano 1984 -ma anche Dune di Herbert, Fahrenheit 451 etc- senza rendersi conto della vera storia di questi libri: 1984 NON è un libro di speranza (come alcuni, anche autorevoli saggisti, sono stati portati a credere, a causa del finale aperto e che sembra effettivamente presagire un futuro diverso per il mondo di 1984), al contrario il messaggio ultimo NON è quello di ribellarsi alla dittatura del Fratello Maggiore (=dittatura generica, sotto diversi aspetti), ma è il seguente; se mai ci dovesse essere un 1984 reale - se si dovesse arrivare a ciò - non si torna indietro, non importa quello che farete. Se mai ci sarà il 1984, ce ne sarà uno solo, per sempre. Non è un invito alla ribellione alla dittatura ma un prevenire intelligentemente ogni totalitarismo. Prevenire meglio che curare. Non tutti lo hanno capito, e ora scrivono distopie copiate da altre distopie copiate... a proposito (poi concludo) di scelte "realistiche" nei libri, dei personaggi, anche in relazione all'ambiente, alla società etc, personalmente ho notato, nella mia finora non lunghissima vita, che l'essere umano è stato, è e sarà sempre capace di fare/concepire pressoché qualunque cosa. Può letteralmente tutto e il contrario di tutto; può pensare una cosa, fare una cosa, e il suo contrario. Per ogni persona che ha detto/fatto/pensato/voluto/sognato/... qualcosa (qualunque cosa, e qui, è chiaro, sto ampiamente uscendo dal contesto meramente letterario) te ne trovo un'altra che ha fatto/pensato/etc tutto l'opposto. L'essere umano può tutto e il contrario di tutto. Oggi poi, che quella che fino a qualche anno fa era considerata fantascienza e oggi è scienza... :)

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    1. Continuo qui.

      Normalmente di tende a considerare la fantascienza un genere più facile da gestire rispetto, per esempio, al genere storico, perché meno indissolubilmente ancorato alla realtà; ciò è corretto, ma ci si dimentica che "inventare" un mondo quasi da zero non è esattamente così facile, senza fare errori. Anzi, creare società, mondi e in genere, umanità varia e convincente risulta essere, all'atto pratico dello scrivere, come dell'immaginarlo, più complesso. Buoni esempi sono i racconti fantastici di P.K. Dick, di Asimov, di J.M. Auel, di H.P. Lovecraft (ma qui sono di parte...).
      Nel suo Solo il mimo canta al limitare del bosco (oggi edito da minimum fax) Walter Tavis non crea niente di che; mondo post apocalittico, umanità decimata e protagonisti inizialmente "normali". Solo proseguendo nella storia comprendiamo scelte e azioni dei personaggi, che CAMBIANO, questa cosa che oggi , se la fanno, la fanno solo per fare finta di essere profondi (nella maggior parte dei casi).
      Non esiste libro che non sia direttamente ispirato alla realtà, anche i più ostici (da Kafka a Tolkien, da S. Lem a Metropolis, da Omero a Sio). Pensare più di tanto su una storia, su pezzi di essi, non porta lontano. Bisognerebbe, credo, pensare solo se si ha già una base, anche solo linee guida, e solo per il proprio piacere: che senso hanno coloro i quali vogliono pubblicare per il gusto di pubblicare, restano un mistero per me.

      Nelle ultime righe del post chiedi se la plausibilità non deve essere oppure sì da considerarsi importante. La risposta è relativa, al contesto. Ma se hai qualcosa da raccontare, i problemi di questo tipo sono l'ultimo dei pensieri. L'importante è scriverli. Nel mondo è pieno di ""scrittori"" che sono bravissimi in quanto a forma e plausibilità degli eventi (baricco, gaiman - che comunque un paio di cose interessanti le ha scritte anche lui...-, la rowling)ma che nei contenuti sono pressoché nulli.

      Mi rendo conto di aver sforato l'argomento alla grande, come mio solito. Buon fine settimana a tutte :)

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    2. Beh, non vorrei rischiare di sembrare superba ma personalmente non mi sognerei mai di pensare a "1984" come a una storia di speranza, né nel caso del libro, né in quella del film, seppure il finale differisca. Oltretutto, "1984" è stato scritto da Orwell nel 1948, appena "passato" il terrore dei totalitarismi, proprio con l'obiettivo che tu giustamente ricordi nel tuo commento. Il genere distopico puro vuole appunto questo, e cioè raccontare una storia che si configuri in un'ambientazione cinica, spietata e indesiderabile. La deriva del "lieto fine" non posso dire sia estremamente recente, ma di sicuro ha subito una brusca impennata negli ultimi decenni.

      Per quanto riguarda la seconda parte del tuo post, è vero, creare mondi di fantascienza (oltre che fantasy e storici) può ingolosire ma resta un atto fortemente complesso, anche se dipende dal filone. Sicuramente ricreare un mondo da zero è estremamente complicato, ma non tutta la fantascienza è del filone "Star Wars", per intenderci, in cui effettivamente si crea, senza fare alcun riferimento alla Terra e quindi a qualsivoglia vincolo di plausibilità in base alla storia terrestre, una "galassia lontana lontana". Nei miei filoni fantascientifici preferiti, ad esempio (ucronia e fantascienza postapocalittica, specialmente in seguito a pandemie globali), è necessaria una ricostruzione dettagliata del nostro mondo, che può essere parimenti ostica. In particolare, nel caso delle ucronie, in cui si immaginano le conseguenze di un evento storico realmente accaduto, ma andato diversamente.

      Stesso discorso per i mondi fantasy e, per quanto riguarda la documentazione, per quelli a sfondo storico, dove lo studio e la ricerca devono essere "matti e disperatissimi", per citare Leopardi, per poter poi ambientarvi una storia valida.

      Personalmente apprezzo la Rowling, mentre non è lo stesso per Baricco e Gaiman, eccezion fatta per, rispettivamente, "Seta" e "Coraline". Gusti.

      Buon fine settimana a te.


      - Alice

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    3. Non credo di doverlo sottolineare, ma la critica al presunto lieto fine in 1984 non era riferita a te, naturalmente.era un pensiero generale su persone che ho conosciuto e che "hanno avuto la superbia di pensare a 1984 come a una storia di grandi speranze" :)



      (Miseriaccia...è vero che i gusti sono gusti, che è poi fondamentalmente questo il motivo per cui odio visceralmente (e qui dico un qualcosa di abbastanza impopolare, trattandosi questo di un blog...)le recensioni...).
      Tuttavia seta è in assoluto il peggiore di barikko, a parer mio (l'unico riuscito è Novecento, ma non basta a far di lui uno scrittore). Coraline è una favola per bambini travestita da storia per adulti, non il contrario (come ho letto in giro) piena di niente ma passabile come storiella, il film è migliore, comunque, per me.
      Mi riferisco a titoli che, in teoria, vengono elevati a capolavori (america gods, nessundove, sandman...), ciofeche. Non so se lo hai letto, ma di gaiman una delle poche cose buone è il suo ciclo di Miracleman, che è un fumetto però :]

      Adoro le ucronie, e condivido tutto ciò che hai detto ( ma questo già da anni ormai...).
      Buonaserata!

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    4. Ci mancherebbe, i gusti sono gusti :) "Novecento" in effetti non era male come libro, ma ho comunque fatto fatica. E' brutto a dirsi, ma ho preferito il film. Purtroppo non mi mi piace proprio lo stile di Baricco, che personalmente ritengo più un paroliere che un romanziere. Non so se hai provato a leggere "Castelli di rabbia", ma io l'ho trovato tremendo. Poi, appunto, de gustibus.
      Purtroppo, come già detto, a parte "Coraline", di cui comunque anche io ho apprezzato di più il film, non mi è piaciuto niente di ciò che ho tentato di leggere di Gaiman, compreso "American gods", nonostante ne apprezzi l'idea e anche l'originalità, per quanta originalità vi sia ancora in letteratura, quando ormai tutto, o quasi, è già stato scritto in tutti, o quasi, i modi per scriverlo.
      "Miracleman" non lo conosco, me lo segno, ma devo ammettere di non essere una grande patita di fumetti.

      Sono felice di sapere che mi leggi già da tempo, è davvero un onore per me. Non ricordo di aver letto tuoi commenti precedenti ma sono ben contenta se ora hai deciso di "venire allo scoperto", le conversazioni letterarie sono sempre interessanti e stimolanti.

      Buona serata.


      - Alice

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    5. Un onore per me. Il punto è che, non possedendo un computer, prima non avevo l'opportunità di commentare (come cell avevo un cesso...), ora il computer non ce lo ho lo stesso perché rotto, poi sei stata ferma due anni e avevo perso le speranze, e ora commento da cell (ogni volta a confermare di non essere un robot...sto cominciando a odiarli, che poi, purini, non mi hanno fatto niente e anzi, letterariamente parlando mi piacciono anche :) ). Mah, castelli di rabbia non è un granché ma lì diciamo che è "scusato", essendo il suo primerrimo libro pubblicato... in seta viene fuori l'idea che barikko ha dell'amore...vabbé.

      Ci sarebbe da scriverci saggi interi sul fatto che ormai sono 80 anni e più che, a parte qualche autore geniale qua e là sparso per i decenni, che l'originalità latita... ma per originalità, premetto, personalmente non intendo affatto novità: TUTTA la fantascienza da Stevenson in su è vecchia di qualche millennio. Cambiano i luoghi, i nomi, poco altro. Per originalità personalmente intendo diversi modi di interpretare la realtà. Sono un tipo poco commerciale, fatico a svagarmi con hunger games (che pure ho provato a leggere) o twilight...

      Baricco paroliere più che romanziere, esatto. Ho visto il film del pianista sull'oceano.belle musiche.

      Cthulhu ftaghn!!

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    6. Sì, capisco il discorso di "Castelli di rabbia", l'opera prima di un autore è sempre scusabile. Ma "Questa storia"? O "Mr. Gwyn"? Dio. Poi, non voglio essere presuntuosa, sono solo gusti ed evidentemente i miei non sono abbastanza raffinati da riuscire ad apprezzare questo scrittore. Chissà.

      Passando alla fantascienza, l'epoca d'oro erano gli anni '60-'70-'80, con una sorta di "Rinascimento" vissuto, specialmente al cinema, negli anni '90, dopodiché c'è ben poco da salvare, almeno per quanto mi riguarda. Silverberg, Pohl, Herbert, Heinlein, Clarke, Ballard, Dick, Brown, Vonnegut, Simak, Sturgeon, Bester e tanti altri che ho apprezzato... tutta vecchia guardia. Non penso ce ne sia ancora nemmeno uno vivo, e tutti o quasi pubblicavano nella mitica collana Urania, tra quali, alle fiere, mi fermo sempre a frugare e curiosare.

      Per carità, a me Hunger Games è piaciuto molto, così come non mi è dispiaciuta la saga di Divergent; il problema si pone quando ci rendiamo conto che il primo HG è un plagio quasi perfetto di Battle Royale di Koushun Takami, credo del 1996 o giù di lì, di cui esiste anche il fumetto. Certo, Takami ha scritto solo quel volume, quando avrebbe dovuto proseguire la saga, secondo me, e lì sta la tenacia e anche le buone idee della Collins, che ho preferito alla Roth, però non si può dire che le premesse fossero originali. Altra saga che si ispira fortemente a Battle Royale è Osama Game, scritta coi piedi ma comunque avvincente, anche se fa appello solo alla morbosità insita nell'essere umano di scoprire come verrà ammazzato il prossimo studente. Ma tant'è.

      Sì, il film tratto da Novecento mi è piaciuto. Non ne vado fiera, nel senso che non mi trovo a mio agio a dire che un film ha superato il libro da cui è stato tratto, ma per me in questo caso è stato così.

      - Alice

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  6. Buongiorno! questa storia e mr.gwyn schifezze (anche se "la sposa giovane" li batte...), e non è presunzione; essere umili non significa essere insicuri, al contrario, la persona più umile è quella che ammette quando un qualcosa funziona e quando no a prescindere dalle preferenze autoriali, e un critico capace è consapevole della propria cultura in merito a un argomento - la definizione migliore l'ha data Lovecraft: il primo e più importante critico è colui che critica sé stesso, ovvero che il critico è quella persone che è perfettamente consapevole di poter verificare tra intenzionalità (di uno scrittore/scrittrice) e il risultato (libro, in questo caso). Personalmente, ho diverse lacune in vari generi letterari e artistici,ma la fantascienza e il fantastico in genere li mastico bene, conosco le radici e la storia dei libri, degli autori, e degli anni che li hanno visti nascere pur non avendoli vissuti.
    Per quanto riguarda barikko, ho letto abbastanza da capire che non è uno scrittore con contenuti validi.

    L'elenco dei nomi che fai è interessante e è esattamente ciò a cui mi riferivo (primo libro di fantascienza "moderna" letto: Uomo Più, di F. Pohl... cosa non è quella storia), ma, anche se in misura minore, anche oggi ci sono alcuni grandi scrittori; Andrej Rubanov, Francesco Dimitri, Sebastiano Fusco (più noto come saggista ma se la cava egregiamente), J.M. Auel, P. Capriolo, Andrevon, C. Bec, Liu, senza contare i fumetti... (A. Moore, F. Miller, Enki Bilal etc.). Però è vero che scrittori come van Vogt, Williamson, Ron Hubbard, Rider Haggard non ci sono più, ed è un peccato.

    Divergent saga l'ho digerito, anche se mi sono fermato al secondo, nulla di che ma fatto molto bene, HG oltre a essere un plagio come dici tu (e a sua volta Battle Royale è un semiplagio) non ha davvero consistenza: i film carini, ma sono quei film che guardi più per passarti la serata (che non c'è nulla di male, intendiamoci) che non per fare tuo un messaggio (Tarkovskij, Lang etc.) Che non c'è. Ma può piacere o no, esattamente come a me piace da morire Brown e conosco personalmente una persona molto intelligente e acculturata che mi disse, dopo aver letto una selezione di suoi racconti prestatagli dal sottoscritto che: "[F.Brown] presuppone che tu a abbia due neuroni..." :)
    Osama game non inventa nulla di nulla, però è disegnato bene

    Io non mi faccio problemi in tal senso, è pieno di film migliori del libro: trainspotting, il miglio verde, l'ultimo samurai, Dracula (Bela Lugosi, chiaramente)etc. Personalmente non sono d'accordo, novecento libro lo preferisco al film, anche perché cambiano parecchio :)

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    1. Sai che "Uomo più" non lo conosco? Di cosa parla, qual è la tematica?
      Di Pohl mi era piaciuto parecchio La porta dell'infinito, ma l'ho letto tanto di quel tempo fa che ora me lo ricordo a stento.
      Devo dire che, fra i romanzieri moderni di fantascienza, uno dei miei preferiti resta McCarthy per il suo "La Strada", vincitore del Pulitzer mi pare nel 2007. Al di là del Premio, che poco mi interessa, nel senso che non è in base ai Premi che scelgo le mie letture, anzi, il libro mi ha davvero stregata e l'ho letto qualcosa come cinque volte. Mi era piaciuto anche un libro poco conosciuto di Jack London, "La peste scarlatta", se non ricordo male il titolo.

      Lang *_* Metropolis *_* una delle mie passioni. Meraviglioso, non c'è altro modo per definirlo, meraviglioso, avveniristico e visionario da ogni punto di vista.

      Non sapevo che anche Battle Royale fosse un semiplagio, da quale libro è stata tratta l'idea?

      Su Osama Game come fumetto non mi esprimo, non sapevo nemmeno esistesse, io parlavo proprio della saga di romanzi, che invece sono scritti male ma comunque ti fanno andare avanti, un po' come quegli horror che ricalcano i cult degli anni '80 e '90 che guardi con un vago sorriso sulle labbra, anticipando tutti i "colpi di scena", perché l'innovazione è pari a zero, ma fa sempre piacere indossare un paio di vecchie pantofole e farci due passi.


      Brown non è fra i miei preferiti, come - ahimé - non lo è Lovecraft, ma sono sicuramente autori di altissimo livello. Per quanto riguarda i film, devo dire che anche io ho trovato, per citarne uno tra quelli che hai elencato, "Il miglio verde" decisamente migliore rispetto al libro: sono una grandissima appassionata di S. King, ma quel romanzo l'ho dovuto mollare perché intorno a pagina 100 ancora non si parlava né della trama principale, né era entrato in scena John Coffey! Non ce la posso fare. XD

      - Alice

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  7. Ciao!

    Uomo più (MAN PLUS), Editrice Nord, collana fantascienza cosmo (quella argentata, per capirci) traduzione di Roberta Rambelli, 1977. Questa è l'edizione che ho io. L'assunto (tematica) è : fino a che punto è lecito all'uomo intervenire sulla propria natura?
    Attuale ancora oggi, se vuoi la mia :)

    Non lo conosco McCarthy, anche se lo ho sentito nominare. Lo proverò allora. Di London ho letto non tutto ma quasi, un genio. "Il Vagabondo delle stelle" e "La valle della luna" perfetti, specie il primo. Ma anche quello che dici tu è notevole.

    Metropolis, il mio film preferito in assoluto. Non ho citato Lang a caso ;)

    battòl roial non plagia direttamente niente (per questo semiplagio) ma prende spunto talmente tanto da vari cliché e stereotipi del genere che considerarlo un'opera originale mi sembra eccessivo.

    Non sapevo esistessero libri di osama game, io mi riferivo al manga eponimo di Nobuaki Kanazawa e Hitori Renda.

    Su Brown posso capire, non è per tutti. È uno scrittore molto "logico", spesso gioca col lettore.

    Lovecraft is the way :) (diciamo che senza di lui il 60% della letteratura fantascientifica e fantastica - e dell'orrore...-, da Borges a King, non sarebbe quella che è...)

    Il libro de Il miglio verde non lo ricordo nemmeno, se devo essere sincero. Con King ho uno strano rapporto, odio-odio profondo, ma qualcosa di buono lui (e la sua squadra di scrittori fantasma ;) )è riuscito a tirare fuori lo stesdo nel corso degli anni.

    Prova Andrej Rubanov (consiglio Clorofilia) e Michel Faber (Il petalo cremisi e il bianco, La pioggia deve cadere) se non li hai mai letti.

    Scusa per la lunghezza, a presto a entrambe.

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    1. Adesso do un occhio ai libri che mi hai consigliato :D su Lovecraft sono più che d'accordo, purtroppo è lo stile di scrittura che non riesco a digerire ma il valore del suo apporto alla letteratura è inestimabile.

      Sì, sì, di Osama Game esistono i libri, ma puoi anche evitarteli, diciamo così :P io King lo adoro, in particolare i vecchi titoli ("Carrie" su tutti), ma nell'ultimo decennio, complice anche il cambio del traduttore da Tullio Dobner a Wu Ming 1, la mia passione per lui si è parecchio raffreddata.
      Grazie per il post, buon sabato!


      - Alice

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    2. I "vecchi titoli" di stefano re sono tanta roba (Carrie su tutti per forza, ma anche alcuni racconti di Tutto è fatidico), ultimamente si era perso, ma Joyland, pur non arrivando ad altri livelli, tipo IT, è valido. Shining sopravvalutato, libro e film.

      Lovecraft non ha uno stile particolare, non è certo questa la sua caratteristica, anzi, è uno di quegli autori che in italiano migliorano. Sono quasi sicuro, però, che tu hai letto le traduzioni del Lippi, considerate le migliori. Senza nulla togliere alle sue traduzioni, personalmente preferisco, e consiglio, molto più quelle di Gianni Pilo (Newton Compton). Se la sua traduzione de "L'oceano di notte", "Azathoth" e "I cari estinti" non ti convincono, allora Lovecraft non fa proprio per te :) buona domenica a voi!

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    3. Guarda, "Joyland" ce l'ho ma non l'ho ancora provato a leggere, mentre "IT", anche se mi vergogno a raccontarlo, ho provato a leggerlo tre volte e ogni volta l'ho lasciato dopo un centinaio di pagine. Non sopporto quel tipo di stile pesante, verboso, pieno di aggettivi e frasi che in revisione avrebbero dovuto essere tagliate... anche se, ovviamente, questa è un'espressione dei miei gusti, perché so che milioni di altre persone non hanno trovato nello stile del Re gli stessi difetti. E non è neanche un problema di lunghezza; infatti, ho letto anche "L'ombra dello scorpione", ma anche lì, non mi ha convinta per niente, a parte la parte iniziale dell'epidemia. Sono fatta male :P
      "Shining" invece mi è piaciuto, anche se non è nella mia rosa dei preferiti. Per quanto riguarda il film, ci sarebbe da fare un lungo discorso a parte, dato che Kubrick realizzò una pellicola che si discostava parecchio dal libro (non solo come basi e spirito, ma anche come fine di certi personaggi e senso del libro vero e proprio), motivo per cui lui e King arrivarono ai ferri corti e a non rivolgersi più la parola fino alla tomba.

      Non ricordo, a essere sincera, quale traduzione ho provato a leggere di Lovecraft, ma ti ringrazio per avermi suggerito Gianni Pilo perché, non nutrendo un "affetto" particolare per la Newton Compton, magari non lo avrei mai conosciuto. In effetti, ho sentito dire che la NC ha degli ottimi traduttori. Peccato per tutto il resto :P

      Buona notte e buona domenica!


      - Alice

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  8. Concordo con tutto ciò che dici, anche su IT (non è facilissimo e la mole di pagine non aiuta, anche se si è lettori/lettrici esperti). Sì, libro e film di shining sono parecchio diversi, ma kubrick non si faceva problemi a cambiare storie e contesti (no, cioè, vedere come ha ridotto Lolita, prego...).

    La NC è una delle case editrici più strane in italia, che serve sostanzialmente a due cose; 1)emulare l'Adelphi, pubblicando i migliori testi del passato e dei classici in edizioni integrali, con ottime traduzioni e un invidiabile apparato critico a un prezzo relativamente molto più basso delle altre case editrici (qualcuno si ricorda i 100 pagine/1000 lire?)e, sempre come l'Adelphi, fare disastri sul piano della letteratura contemporanea e moderna in genere, il che ci porta al punto 2)serve a fornire materiale per la rubrica di "Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, paint ti amo" del blog LibrAngolo Acuto, di Nereia.

    In effetti, la migliore edizione integrale dell'opera omnia del "non - solitario di Providence" è quella NC. Ma è un parere personale :)

    Ciao a tutte!!

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    1. Concordo in pieno! La NC avrebbe una grossa potenzialità, secondo me, e anch'io la ritengo una tra le migliori CE per la parte relativa ai classici: i Mammut restano un buon esperimento a un prezzo davvero contenuto, per me.

      Quella rubrica è ME-RA-VI-GLIO-SA! XD
      No ma davvero, pubblicano di quella roba che talvolta mi domando se ci sia qualcuno (a parte la sezione classici) preposto alla lettura. O in ufficio in generale. Tipo anche a fare il caffè. Qualcuno vada a controllare! xD
      E si scoprì (la mia mente fantascientifica si è già messa all'opera) che un gruppo di Autori di libri perfetti per Nereia aveva già da tempo preso in ostaggio la redazione e si autopubblicava; oppure, un paesaggio alla Rick che si risveglia nell'ospedale abbandonato...

      Ciao, buona domenica! :)

      - Alice

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    2. AHAHAHA!!! ^-^ in effetti per fare certe...cose, o bisogna essere ciechi (senza offesa) o illetterati.

      Concordo sulla rubrica :)

      (Forse l'addetto ai caffè è l unico che fa bene il proprio lavoro...
      Molto bene...
      Troppo bene...)

      La tua tesi, logica e razionale anzichéno, conferma senza ombra di dubbio quel che già sapevo; è tutto un gomblotto di Nereia!! º_º

      Buongiorno!!

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    3. In realtà è LEI ad aver preso possesso della NC!!! Ora capisco tutto! :D
      E' una grande, una delle mie blogger preferite :)
      Ciao HPL, buona giornata!


      - Alice

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    4. Esatto! Ciò spiega come mai solo classici e letteratura antica vengono trattati degnamente, mentre quella contemporanea serve per alimentare la sua rubbrica... :)

















      (Se ci sentisse la diretta interessata...) ş.ş

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    5. Ahahah, ma no, io adoro Nereia, è anche nella mia blogroll! E quella rubrica è una genialata! :)
      Se ci leggi, sappi che ti adoriamo! <3


      - Alice

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Tu.
Sì, proprio tu.
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