lunedì 7 dicembre 2015

Viaggio a Bergamo, ovvero: storia di come mi feci il nido nella più bella libreria del mondo


Nella vita accadono cose che non possiamo immaginarci. Tipo una vittoria alla schedina, due tuorli nello stesso uovo... o un pacchetto Emozioni3 (tipo Smartbox, per intenderci) in regalo che ti capita tra le mani quando meno te l'aspettavi.
Premettendovi che non gioco al totocalcio e che non ricordo di aver mangiato un uovo, vi lascio immaginare quale delle tre situazioni si sia verificata.

E così, fra un agriturismo qui e un hotel là, mi sono ritrovata a leggiucchiare di questa struttura in provincia di Bergamo. Interessante, mi sono detta, per almeno due motivi: primo, perché avevo un bisogno viscerale di respirare un'aria diversa rispetto a quella deprimente che permea la mia città; secondo, perché di Bergamo avevo sempre avuto un'idea sinistra, del tipo manipolo-di-casupole-semiabbandonate-nella-nebbia, e volevo ricredermi. E più leggevo delle belle cose che si trovano specialmente nella città alta (musei, mura medievali, chiese...), più volevo ricredermi.
Così, da un giorno all'altro mi sono ritrovata su questo treno lanciato nella Pianura Padana, in compagnia di un borsone e un naso dolorante a forza di tenerlo schiacciato contro il finestrino. Non che si vedesse un granché: ce lo tenevo proprio perché la nebbia era talmente fitta da nascondere anche i rami degli alberi lungo i binari. Già temevo che la profezia di finire in una cittadina fantasma nella brughiera stesse per avverarsi, ma poi, passate le prime quattro ore di viaggio, la campagna ha iniziato a rischiararsi e le luci di Bergamo a illuminare la notte.

Bellina, questa Bergamo, devo dire. Oddio, la zona della stazione dei treni e degli autobus è un tantino inquietante, ma a parte questo devo dire che Piazza della Libertà e Piazza Dante mi hanno colpita, specialmente quest'ultima, che era illuminata dai mercatini natalizi. Nota positiva: un banco sovrastato da montagne fragranti di bretzel. Nota negativa: freddo. Molto freddo. Il quale mi ha permesso questa mattina di svegliarmi con una fantastica tracheobronchite, ma pazienza. Ho visto i mercatini! Gioiagaudio! *_*

A parte ciò, città alta: bellissima, ricca di storia e cultura, oltre che di bancarelle dell'artigianato. Tanti artisti, musei interessanti. Simpatico quello di scienze naturali, mi ha fatto piacere vedere il sorriso della ragazza alla biglietteria: si vedeva che ama quel lavoro e io devo ammettere di averla invidiata un po'. Mi piacerebbe un sacco stare in un museo, una libreria, una biblioteca... un lavoro a contatto con la cultura, insomma, con persone che vengono lì per scelta, perché davvero innamorate del sapere. Inserisco qui un sospiro carico di emozione. Anyway, passeggiando per Via Collaudo (fermatevi da Mimì per un pranzetto ottimo e a buon prezzo fondato sui cardini di pensiero kilometro 0 - riciclo - prodotti di stagione lavorati freschi e a mano) mi sono imbattuta in un'insegna che non poteva che farmi provare un sussulto: LIBRERIA PUNTO A CAPO.
Beh, più che un punto e a capo, quell'insegna per me erano due puntini che mi invitavano ad entrare... e l'ho fatto, che il cielo e il mio portafogli mi perdonino. L'ho fatto.

Ne è scaturito un amore subitaneo e bruciante. Questa libreria, proprio sulla via principale della città alta di Bergamo, propone la crema delle case editrici indipendenti: Iperborea come piovesse, grandinate di L'Orma, precipitazioni copiose di Mattioli 1885, per non parlare della vetrina impressionante di titoli, anche in lingua originale, di magnifici libri illustrati sulla lirica, la pittura e d'autore, molti dei quali della Taschen. Ho adorato tutto di questo posto, compresa la proprietaria, efficiente, simpatica e ironica.

Mai in vita mia ho sentito i libri chiamarmi con una voce più potente!
Avete presente quella voce? Quella voce di carta e di polvere, dall'odore buono e dolce d'inchiostro? La conoscete, non è vero? E lì il suo richiamo era forte, irresistibile. Ho comprato quattro volumi e, se l'amica con cui ho diviso il viaggio non mi avesse trascinata fuori (ma ci trascinavano un po' a vicenda, perché o io o lei rimanevano costantemente impigliate ora in questo, ora in quel libro dalla copertina così invitante), probabilmente sarei ancora lì, ormai senza più denaro e spogliata di ogni avere, a supplicare per un'altra costicina di libro, solo una, come un mendicante chiede una crosta di pane.
Ma, bando alle ciance; ecco cosa ho comprato:


Non è fantastica questa varietà di formati e consistenze, una varietà che si può trovare espressa nella sua forma più radiosa solo nelle librerie indipendenti? Io adoro la differenziazione di copertine, impaginazione, formato delle varie edizioni... e non avete visto quelle della Iperborea, i cui libri sono alti e lunghi come tanti piccoli meravigliosi alieni di carta!, ma ne parlerò in un mio prossimo post.

Tornando ai miei acquisti, il primo volume è "Storie assassine" di Bernard Quiriny, della casa editrice indipendente L'Orma. Nata da poco, si sta facendo strada ed è ormai diventata un punto di riferimento nell'editoria, proponendo varie collane, fra cui una dedicata a libri che si possono affrancare e spedire come una cartolina, ed altre con una particolare attenzione per la letteratura francese e tedesca. Il libro è una collana di racconti brevi e meno brevi, spiazzanti per il loro taglio e la loro spregiudicatezza: ho dato un'occhiata ai primi due (in uno, di punto in bianco le persone che hanno appena avuto un rapporto sessuale diventano blu, così da portare l'intimità di chiunque sotto gli occhi di tutti; nel secondo, un critico letterario annoiato decide di uccidere uno scrittore al giorno per un mese) e li ho trovati davvero interessanti, freschi e ironici. Non vedo l'ora di proseguire e di attingere alla fantasia di queste storie per poi riversarla a secchiate nei miei romanzi.
Ho comprato anche "Preparare un fuoco" di Jack London, autore fra i miei preferiti e del quale ho già letto diverse storie. La mia preferita è sicuramente "La peste scarlatta", ma da tempo vorrei tanto anche "La strada: viaggi di un vagabondo", solo che ogni volta mi ritrovo a comprare qualcos'altro. Capita anche a voi, no? Volete un libro, ogni volta ci ronzate attorno in libreria... eppure, non lo comprate. Mistero. Prima o poi, rimedierò. Tornando a quello che ho adottato ieri, è edito da Mattioli 1885, casa editrice che opera da più di 120 anni e che, in questa collana, offre una raccolta di racconti e romanzi brevi di autori universalmente apprezzati come London, Woolf e molti altri. Personalmente adoro questi libricini piccoli, ruvidi al tatto, così interessanti proprio per la loro dimensione e la pluralità delle voci con cui ti chiamano dagli scaffali. In questo volumetto sono comprese entrambe le versioni dell'autore, che ha modificato radicalmente il racconto dalla prima alla seconda: per ora so soltanto che la storia riguarda un uomo, la sopravvivenza e "un freddo dannato". Ne saprò di più leggiucchiando.

Altro volumetto interessante, questa volta della Logos edizioni, "Amore finale", facente parte di una sorta di "esalogia" concettuale. Purtroppo, per i molti liquidi già erogati dal mio portafogli, non ho potuto comprare anche gli altri cinque capitoli, ma tutti e sei sono slegati l'uno dall'altro, nel senso che ciascuno tratta l'amore attraverso dipinti e disegni che ritraggono un'emozione, "una corrispondenza di amorosi sensi", per citare Foscolo. L'autore del capitolo da me acquistato è Ana Juan. Inutile dire che ho amato non solo il formato, così piccolo e invitante, rosa come un pasticcino, ma anche la porosità della copertina e il disegno sul fronte, semplice, intrigante e stilizzato. Per non parlare dell'idea di abbinare fotografie e dipinti a una didascalia breve e intensa che faccia scoccare un'emozione atavica in chi legge, un connubio che amo e di cui vi ho parlato anche nella recensione di "Foto dal finestrino" di Ettore Sottsass, che potete leggere qui. Vi faccio capire meglio di cosa si tratta con una foto esplicativa: 


Ultimo, ma non ultimo, nella mia busta della spesa è finito anche "Racconti di Natale", uno dei libri con la copertina più gaia e carina di sempre, della casa editrice Elliot, che - è brutto ammetterlo, ma è così - non conoscevo. Trattasi di una raccolta di racconti di Frank Baum, Mark Twain, O. Henry, Arthur Conan Doyle, Fratelli Grimm, Hans. C. Andersen, Oscal Wilde, Willa Cather, Lucy Wheelock e Louisa May Alcott aventi come tema proprio la lieta festività.
Devo dire che non pensavo di essere la persona più adatta a questo genere di raccolta - per dire, fin da piccola guardando i Disney in VHS mandavo avanti i pezzi allegroni con le canzoncine per godermi quelli tragici e drammatici, pensate qual gaudio potesse essere per i miei amichetti - ma, che diavolo, siamo a Natale, no? E allora godiamocelo, questo Natale, questa festività rivestita di carta da regalo croccante e fruscianti fili di lucine per l'albero. E devo dire che, nonostante io non abbia mai apprezzato il buon vecchio Frank Baum per la sua eccessiva, frizzante gaiezza nel descrivere qualunque cosa, iniziando a leggere il primo racconto mi sono ricreduta. Il suo è un modo perfetto per approcciare a questo periodo dell'anno. Pertanto, non posso far altro che dirmi soddisfatta anche da questo acquisto e non vedo l'ora di potervi dire di più su ciascuno dei volumi!

Bene, ora passo e chiudo, ché è ora dell'antibiotico col tè caldo (curiosa e triste merenda). Non vedo l'ora di sapere se qualcuno di voi conosce questi titoli :-) 




3 commenti:

  1. Ottimi acquisti! Capisco il gelo e la nebbia e,ahimè, mi tocca conviverci...

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    1. Scommetto che preferiresti vivere alla Spezia con me ;-) pensa che io non amo molto il mare, infatti a Bergamo alta ci vivrei volentieri! Se abiti lì vicino ti consiglio di fare una visitina in quella libreria, io avrei voluto piantare la tenda XD

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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