martedì 10 luglio 2018

Nel salotto dello scrittore: scrittori americani (parte 2)

Nella puntata di oggi della rubrica "Nel salotto dello scrittore", come promesso, visiteremo alcune delle dimore dei più grandi scrittori americani nativi o vissuti in Georgia, più altri "intrusi" che vedrete man mano che proseguirete nella lettura. Dalla Georgia al Maine, al Connecticut, a Philadelphia, scorrazzeremo in lungo e in largo su tutto il territorio americano, alla ricerca dei segreti, delle curiosità e... dei gatti di Autori di fama mondiale.
Pronti? 
Via!


Margaret Mitchell



Atlanta, Georgia: fu qui, al tavolo del salotto da pranzo che dà su Crescent Avenue, che la scrittrice, obbligata all'immobilità da una grave lesione alla caviglia, lavorò per dieci anni al suo romanzo epico "Via col vento", che rievoca la guerra di Secessione dal punto di vista dei sudisti. Pochissime persone sapevano, all'epoca, che la Mitchell stava scrivendo un libro, poiché ella la considerava un'attività personale. Finalmente, nel 1936, un Editore accettò di pubblicare l'opera, forzando l'Autrice a terminarla in tempo per la data d'uscita: fu, probabilmente, il più grande successo nella storia letteraria degli Stati Uniti. Dal romanzo fu tratto nel '39 il film con la regia di Victor Fleming, al quale furono assegnati nel 1940 ben otto premi Oscar.

Curiosità: la scrittrice chiamò il suo appartamento "la discarica". Visitando la casa, è possibile sedersi sulle sedie a dondolo antiche rivolte verso Peachtree Road, dove la Mitchell e il marito solevano trascorrere momenti di quiete.


Flannery O' Connor



Questa fattoria andalusa si trova a Milledgeville, in Georgia, ed era la dimora dei genitori dell'Autrice. Fin da piccola, la O' Connor dimostrò subito le sue peculiarità, tanto da sembrare un'adulta nel corpo di una bambina: chiamava i suoi per nome, preferiva andare a messa con gli adulti; era molto precoce intellettualmente e non apprezzava la compagnia dei bambini, ritenendoli infantili. La madre, preoccupata che la bambina non avesse amici, le organizzava dei "playing-dates", una sorta di appuntamenti per giocare con altri bimbi della sua età, costringendola a passare del tempo con loro.
In realtà, la scrittrice avrebbe voluto trasferirsi al Nord, ma quando le venne diagnosticato il lupus (anche suo padre lo aveva) decise di rimanere definitivamente nella fattoria, dove visse fino alla sua morte, avvenuta a 39 anni nel 1951. La malattia le rese molto difficoltoso salire le scale, pertanto dormiva in sala da pranzo, dove scriveva. Durante la sua battaglia contro il lupus, la O' Connor, fervente cattolica, produsse 32 racconti, 2 romanzi e oltre 100 recensioni di libri per due giornali locali, più alcune prose d'occasione. Le sue due opere maggiormente conosciute sono "La saggezza nel sangue" (1952) e "Il cielo è dei violenti" (1960).

Curiosità: è ancora possibile vedere la sua macchina da scrivere personale. Anche le sue stampelle sono ancora lì. Nei 544 acri di terreno intorno alla casa vivono molti pavoni.


Mark Twain



Lo scrittore, il cui vero nome era Samuel Clemens, ha vissuto i suoi anni più felici in questa dimora a Hartfort, in Connecticut, insieme alla moglie e alle tre figlie. Qui scrisse praticamente tutte le sue grandi opere, comprese "Le avventure di Tom Sawyer", "Il principe e il povero" e "Le avventure di Huckleberry Finn". La casa ricorda uno dei traghetti che all'epoca attraversavano il fiume Mississippi e costò una tale somma a Twain che le sue finanze ne vennero prosciugate. La famiglia si trasferì nel Regno Unito nella speranza di sanare le finanze dissestate, ma la figlia maggiore morì poco dopo, proprio in questa casa, durante una visita negli Stati Uniti. Così i Twain non tornarono a vivere più in questa bellissima dimora. L'edificio fu venduto nel 1903 a Richard Bissel e poi cambiò svariati proprietari fino al 1929, quando un gruppo di appassionati dello scrittore fondarono la Mark Twain Memorial and Library Commission e acquistarono la casa per restaurarla e adibirla a museo, prestando particolare cura alla sala del biliardo, al salotto e alla biblioteca. Riuscirono perfino a recuperare un prezioso letto a intarsi che lo scrittore aveva acquistato a Venezia.
L'interno, arredato e pensato da Louis Comfort Tiffany, contiene più di 10.000 oggetti provenienti dall'era vittoriana.

Curiosità: proprio accanto alla scrivania di Twain è presente un lunghissimo tavolo da biliardo, il gioco preferito dello scrittore. Egli lo amava così tanto che a stento riusciva a staccarsene per scrivere le sue opere.


Ernest Hemingway




Uno degli scrittori americani più amati del Novecento, visse qui, a Key West, Florida, prima di scappare a Cuba con la sua terza moglie e sceglierla come luogo in cui continuare a dedicarsi alla scrittura. Fu un periodo molto prolifico, in cui egli scrisse alcuni dei suoi capolavori, tra cui “Fiesta. Il sole sorge ancora”, ambientato in Spagna nei giorni della corrida di San Firmino di Pamplona e “Addio alle armi”. Da Key West, Hemingway si avventurò anche alla volta di Cuba con la sua Pilar, ed è in quest’isola che è ambientato il suo “Il vecchio e il mare”, romanzo che gli valse il Pulitzer e il Premio Nobel.
La casa è la tipica abitazione in stile coloniale, con imposte colorate, intonaco chiaro e un terrazzo al piano di sopra. In giardino, all'entrata, vi è una fontana a forma di nave da guerra. E' possibile accedere allo studio dell'Autore solo camminando attraverso un ponticello che si estende dalla camera da letto al piano di sopra: qui è custodita la macchina da scrivere originale di Hemingway, la sua mitica Underwood. In giardino vi è anche una gigantesca piscina, la cui storia è peculiare: non solo fu la prima costruita a Key West, ma fu anche talmente costosa che l'Autore vi spese quello che lui chiamò, simbolicamente ma anche materialmente, il suo "ultimo penny", che oggi è possibile vedere incastonato in una mattonella del pavimento.

Curiosità: Hemingway amava spassionatamente i gatti e pensava gli portassero fortuna. Ancora oggi nella sua dimora vivono circa 40 gatti, discendenti dei mici domestici originali dello scrittore. E non solo nel giardino. I mici si rotolano sul letto di Hemingway, dormono a pancia all'aria sui pavimenti e bighellonano dappertutto. Fuori vi è anche un piccolo cimitero dedicato solo a loro.


Edgar Allan Poe




Conosciuto soprattutto per i suoi poemi e brevi romanzi, Edgar Allan Poe, nato a Boston nel 1809, merita più elogi di qualunque altro scrittore per la trasformazione della breve storia da aneddoto in arte. Egli ha virtualmente creato la "detective story" e perfezionato il thriller psicologico. Inoltre ha prodotto alcune delle critiche letterarie più influenti del suo tempo e ha avuto un'influenza sulla letteratura di tutto il mondo.
Poe, amico di Charles Dickens, si trasferì in questa umile casa di mattoni rossi nella periferia di Philadelphia nel 1843 insieme alla sua adorata moglie, Virginia, e a sua suocera, Maria Clemm, per circa un anno prima di trasferirsi a New York. In questo periodo scrisse "Il gatto nero", nel quale descrive un sinistro seminterrato simile a quello presente in questa casa. Scrisse qui anche tre dei suoi capolavori: "Il cuore rivelatore", "La caduta della casa degli Usher" e "Lo scarabeo d’oro".
Purtroppo, l'Autore dovette affrontare devastanti lutti: la madre biologica morì quando lui aveva solo due anni, quella adottiva quando ne compì venti anni, la giovanissima moglie (cugina di primo grado) per una polmonite, il fratello per motivi legati all’alcolismo. Eventi che lo lacerarono e che in qualche modo influenzarono la sua sinistra produzione letteraria.
Nel periodo in cui  visse in questa casa, Poe divenne redattore del Graham’s Magazine, che nell’aprile del 1841 pubblicherà "Murders in the Rue Morgue", il primo racconto poliziesco della storia della letteratura. Nel giro di poco, il giornale aumentò gli abbonati da cinquemila a trentasettemila. Di lì a poco, il suo "Lo scarabeo d'oro" gli valse la vincita di un premio da ben cento dollari del Dollar Newspaper. Il successo fu tale che si rese necessario mandare in ristampa il giornale, e finalmente Poe ricevette attenzione a livello nazionale.

Curiosità: per la magione sono disseminati piccoli indizi delle opere di Poe. Fuori, un corvo nero si libra in volo da un piedistallo; nel seminterrato, invece, c'è il celebre gatto nero, con la schiena arcuata e le fauci digrignate in un soffio eterno.


Stephen King


Forse, non tutti sanno che Stephen Edwin King iniziò a scrivere da piccolissimo a causa di una malattia. Iscritto in prima elementare, infatti, egli passò i primi nove mesi malato: colpito prima dal morbillo, poi da problemi a gola e orecchie, fu costretto a ritirarsi dalla scuola per volere di sua madre e a passare diversi mesi in casa. È durante questo periodo che King iniziò a scrivere, copiando interamente fumetti ai quali aggiungeva descrizioni personali. Il suo primo racconto, completamente inventato da lui, trattava di quattro animali magici a bordo di una vecchia macchina, guidati da un enorme coniglio bianco, con il compito di aiutare i bambini.
Durante questo periodo iniziò anche a leggere e vedere tutto ciò che gli interessava: dapprima scoprì i film sugli extraterrestri, poi, a dodici anni, rinvenne nella soffitta della zia i libri del padre, appassionato di Edgar Allan Poe, H.P. Lovecraft e Richard Matheson, nonché scrittore.
King non fece successo facilmente: collezionò per anni centinaia di lettere di rifiuto da giornali ed Editori, tanto da arrivare ad appenderle con orgoglio in camera sua. Si ritrovò, nel 1973, a  lavorare prima in una lavanderia e poi come benzinaio; in seguito, a insegnare in un liceo di provincia e scrivere racconti per chiunque fosse disposto a pagarglieli qualche dollaro. Viveva con la moglie Tabitha in una roulotte, cercando invano un Editore per il suo primo romanzo, "Carrie", che aveva scritto su una macchina da scrivere che si era fatto prestare e che, in mancanza d'altro, poggiava sulle gambe. Dopo svariati tentativi a vuoto, e dato che nessuno sembrava interessato al manoscritto, King lo buttò addirittura nel bidone della spazzatura. Se Tabitha non l'avesse recuperato e salvato dalla distruzione, forse la vita di Stephen king sarebbe stata molto diversa; nel giro di poco un piccolo Editore, la Doubleday, acquistò i diritti di "Carrie" per 2500 dollari. Il libro non ebbe molto successo in edizione rilegata, ma vendette oltre un milione di copie in quella economica, consacrando King e permettendogli di scrivere a tempo pieno.
Oggi, King vive con la moglie e i tre figli a Bangor, nel Maine, in un'abitazione eccentrica e "creepy" in stile gotico, circondata da una recinzione in ferro battuto decorata con pipistrelli, creature rettili a tre teste e ragni. Al centro del cancello vi è un monogramma che porta incisa la lettera "K". Non è improbabile, data la vicinanza alla strada, incontrare il celebre scrittore di horror (e non solo).

Curiosità: in occasione dell'uscita del remake di "IT" nelle sale americane, a fine 2017, a una delle finestre è apparso un palloncino rosso.


Ed eccoci giunti al termine di questa nuova tranche di scrittori americani. La prossima volta proseguiremo il nostro tour, spostandoci nel Rhode Island a casa di H. P. Lovecraft, passando per la California e... e...
Beh, non posso dirvi di più. Per ora, spero che il viaggio oltreoceano vi stia appassionando quanto appassiona me. Alla prossima.


- Alice

6 commenti:

  1. Buongiorno a tutte!

    Me lo fate proprio soffrire, il mio ammore... ;)

    Flannery O' Connor non la ho mai sentita nominare... avete letto qualcosa di suo, da consigliarmi, o parto dai libri citati nel suo paragrafo?

    Vabbé, la dimora di King fa un baffo alle altre, sembra la Vera Casa Dell'Orrore™©® dei film...

    W i gatti!
    "E il corvo disse; Mai più!".

    Ciao!

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    1. Ciao! Scusami per il ritardo, ma sono state giorni un po' intensi.
      Devo dire che io personalmente non ho letto nulla dell'Autrice, quindi non mi sento di consigliartela per stile di scrittura o altro, però so che il suo romanzo "La saggezza nel sangue" è ritenuto un gran romanzo, dal quale mi pare abbiano anche tratto un film, forse negli anni '70 o al più inizio '80. Se lo provi, fammi sapere com'è :)

      Zio Steve è zio Steve <3

      - Alice

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  2. Ciao a tutti!
    Questa volta sono stata accontentata!
    Finalmente ho potuto vedere la sua casa, leggere le sue curiosità!
    Non immaginate a chi mi riferisco???
    Ma a King, diamine!
    Ho letto parecchi libri suoi, e mi ha conquistata con le sue idee bizzarre, con la sua intelligenza,e il ritmo della sua scrittura!
    Mi ha sorpresa non poco, sapere che il suo primo libro "Carrie", non vendette molto in edizione rilegata, ma superò il milione di copie, con quella economica.
    Alice, come spieghi questa situazione anomala?
    Dico anomala, perchè ho sempre preferito il libro rilegato a quello economico, e non capisco come mai i lettori abbiano preferito quello!
    *_*

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    1. Ciao Ornella, come sai anche per me King e le sue storie significano moltissimo <3

      Devo dire che non sono un'esperta di analisi del mercato editoriale nel Maine degli anni '70, ma così a occhio ipotizzo un paio di ragioni.

      1. Stephen King aveva pubblicato dei racconti a puntate su alcune riviste (addirittura, anche per uomini, come Penthouse), ma era pur sempre un ragazzo misconosciuto e, per un esordiente, riuscire a suscitare l'interesse del pubblico è sempre difficile, in prima battuta.

      2. Il genere proposto da King è molto, molto particolare, e in più il suo stile di scrittura, che in Carrie raggiunge vette di straordinaria commistione tra generi e punti di vista, era qualcosa di totalmente nuovo nel panorama librario dell'epoca. E' come cercare di proporre il sushi a Napoli, patria del buon cibo saporito e nutriente, della pizza, della mozzarella di bufala, degli struffoli, degli interminabili pranzi con stuoli di familiari e parenti. Sarà difficile che un piatto così insapore, raffinato e costoso sfondi in un substrato culturale e culinario di questo genere; sarà più semplice che vi si interessi un pubblico come quello milanese (faccio sempre esempi estremi), che in genere è più attento alla globalizzazione, all'internazionalità, al cibo esotico e chic, a quello che fa tendenza, alla raffinatezza e quant'altro. Non essendo, ripeto, un'esperta del panorama editoriale nel Maine degli anni '70 non ti so dire se i libri proposti in quel momento nei cataloghi degli altri Editori fossero ascrivibili a generi simili, ma ho i miei forti dubbi.

      3. L'aspetto più banale: i costi. Anche a me piacciono i libri rilegati, ma questi sono molto più costosi (sia per l'Editore che per l'acquirente finale) di quelli in versione economica.

      4. Promozione. E' probabile che la promozione fatta per la ristampa in edizione economica sia stata di molto superiore (in qualità e capillarità) a quella per l'edizione rilegata.

      5. Effetto sociale. Se io leggo un libro e mi piace, in media ne parlerò con tre persone. Quelle tre persone ne parleranno ad altre nove, e via discorrendo. Se applichiamo questo fattore esponenziale a tredicimila, è facile pensare come poi si sia arrivato al milione di copie vendute con l'edizione tascabile: tam tam, promozione, costi abbattuti, tutto avrà contribuito.

      Questo è ciò che mi viene in mente al momento :)

      Grazie a te per la domanda interessante!

      Ciao!


      - Alice

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  3. Alice, dalle tue argomentate risposte, mi sono resa conto che la mia non era una domanda semplice.
    Ti ringrazio per avermi risposto su un tema complesso, visto che si parla del mercato editoriale del 1970, nel Maine!
    Attendo la prossima carrellata di scrittori! *_*

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    1. Eeeeeh la prossima mi intrippa tantissimo, ci sono alcuni dei miei nomi preferiti! Devo ancora iniziare a prepararla, spero di fare un buon lavoro! :-)


      - Alice

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Tu.
Sì, proprio tu.
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