venerdì 20 maggio 2016

La mia vita torinese: giorno 1, in cui contemplo un numero considerevole di gatti

Beh, salve.
Come vi ho anticipato sulla pagina FB, e come avrete senz'altro notato, sono diversi giorni che non riesco ad aggiornare decentemente il blog: l'ultimo periodo è stato davvero estenuante, tra virus più resistenti dei rotoloni Regina, cadute dalle scale (ebbene sì, non vi posto una foto della mia gamba sinistra per non impressionarvi), impegni di lavoro ed extralavorativi, la nuova stesura del mio primo romanzo... insomma, non ce l'ho proprio fatta. Però sono stata a Torino per il Salone del Libro, e dovete credermi se vi dico che per tutto il weekend ho pensato a voi. Ho fatto perfino un elenco sul mio taccuino: le COSE BELLE da una parte e le COSE INQUIETANTI dall'altra, così da non dimenticare nulla di questa folle (?) avventura.
Mettetevi comodi, perché vi narrerò i miei tre giorni a Torino in tutte le loro stranezze. Si parte.


Giorno 1
In cui contemplo un numero considerevole di gatti


COSE BELLE: il Frecciabianca, Torino, alcune cose della stanza dell'hotel, gli Urania, i gatti del Miagola Caffè e il loro sguardo di esplicito disprezzo, i giappo increduli che si strappavano i capelli alla vista dei gatti prima di scapicollarsi dentro al Miagola.

COSE INQUIETANTI: Torino, alcune cose della stanza dell'hotel, il mio GPS, il mistero della bancarella mancante.




Potrei stare per ore a guardare un gatto che si lava le zampe. E il muso. E la pancia. E il... insomma, avete capito. Ma, anche in quel frangente, un gatto è poesia.
E' da qui che inizio a scrivervi, dal peloso reame felino in cui mi rifugio ogni volta che vengo a Torino: il Miagola Caffè, un'oasi di libri e torte profumate in mezzo alla città. E gatti, naturalmente, come potrete notare dalla diapositiva sottostante:



Lei è Erica, nonché brillante blogger librosa (La Leggivendola), nonché una delle mie migliori amiche, nonché amante dei gatti e delle foto sceme. Lei vive qui già da diversi mesi ed è forse per questo che l'espressione di quel povero gatto era tanto allarmata. Tutto è possibile.
Comunque, sono qui solo da poche ore e il terrore della consapevolezza negli occhi di questo micio è solo la più recente delle COSE INQUIETANTI a cui ho assistito. Ma andiamo con ordine.


Parto dopo varie peripezie su un Frecciabianca bello e scattante come Bolt. Solo che è bianco e rosso, qualità non necessariamente pregevole. Avevo trovato un biglietto di prima classe scontato allo stesso prezzo della seconda, perciò mi ci ero fiondata con l'emozione un po' adolescenziale di quando si fa per la prima volta qualcosa che credevamo riservato ai "grandi".


Insomma, salgo, trascinandomi dietro il mio trolley da cinquanta chili (vorrei tanto poter dire che pesava più di me), e prendo posto nello scompartimento più silenzioso, pacato e borghese che io abbia mai visto. Sono stata in biblioteche più rumorose, seriously. Comunque, mi guardo un po' attorno e vedo che tutti hanno un tablet davanti e che ci scrivono sopra sfiorando appena i tasti, mantenendo una posizione ergonomica che le sedie scassate che abbiamo noi in ufficio se la sognano. Cerco di imitarli, cacciando fuori la mia borsa portacomputer (strappata su un lato e ricucita amorevolmente), dalla quale sfilo il mio fidatissimo PC portatile di 5 anni fa. Noto con un filo di panico che è pieno di ditate, ma dato l'ambiente giudico che sia meglio far finta di niente e mettermi a scrivere.

E ci riesco, per la prima volta da un bel po' di tempo: scrivo con la libertà e il silenzio che bramo ogni giorno, ma che non posso mai avere a casa mia.
Ho giusto appena finito un paio di pagine niente male, che il treno arriva magicamente in stazione Porta Nuova e io mi ritrovo a dover tirare con tutte le mie forze il trolley per il corridoio dello scompartimento, mentre quello mi scodinzola obesamente dietro.

L'albergo San Giors, dove alloggerò per i prossimi tre giorni, è molto interessante: ricco di sculture e disegni particolari, zeppo di idee geniali da parte dei vari artisti che lo popolano e frequentano da anni. La scuola Holden di Baricco è a 200 metri da qui, peraltro, e io mi aggiro per gli ambienti comuni incrociandone gli allievi e sentendomi un po' più piccola di quanto vorrei.

La camera è... ehm... strana:





E c'è di più:


Sì, avete visto bene. C'erano tre figure umanoidi dipinte sulla parete di fianco al mio letto, e la notte erano fluorescenti. Ora, io non sono facilmente impressionabile, ma diciamo che fra loro tre e la mano/appendiabiti/dispositivoperfarinfartuarelagente in bagno un filo di ansia mi è salita. C'è anche da dire che qui ogni stanza è decorata in modo diverso e che sicuramente stimolano la fantasia e la creatività... solo, avrei preferito non avere degli alieni fluorescenti accanto al letto, ecco. Comunque, dopo una prima notte di diffidenza ho fatto amicizia con loro e li ho chiamati Mike, Henry e Georgia. Devo dire che mi tenevano compagnia, nel loro inquietante modo. Mi mancano un po'.

L'idea per la prima giornata era quella di visitare la mostra "Society, you're a crazy breed" di Botto&Bruno alla Fondazione Merz. Poi, avrei visitato il Museo di Antropologia Criminale di C. Lombroso oppure il Carcere LE NUOVE, dove alcune guide volontarie accompagnano i visitatori raccontando la storia della struttura e dei criminali che ivi sono stati rinchiusi.
Una volta sistemate le mie cose, scendo di sotto, pronta a scattare sempre tipo Bolt, ma con innumerevoli chili di troppo e il fiatone, e scopro l'amara verità: la Fondazione Merz è lontanissima da qui. Qualcosa del tipo 40 minuti di autobus all'andata e 40 al ritorno. Tradotto, una trentina di euro di taxi. Magari anche no, mi dico, quindi scarto l'ipotesi e scelgo accuratamente l'opzione più sensata: andare nel panico. Cosa faccio? Non lo so, mi ero preparata un piano dettagliato con tutti gli impegni a incastro, come piace a me (sì, giuro che mi piace). E adesso? Libertà? Cos'era costei? Libertà equivale a disorganizzazione, e disorganizzazione equivale ad ansia.

Cerco di controllarmi (con scarsi risultati) e mi dico: va beh, farò un giro per Torino, dovrebbero esserci delle bancarelle carine in Via Garibaldi. Quando arrivo, però (dopo che il mio navigatore, nonostante il GPS inserito, mi suggerisce ogni svolta sbagliata possibile, tipo triangolo delle Bermuda), la bella bancarella di orecchini di due artigiane talentuose che mi aveva colpita l'anno scorso non c'è più. Non solo: nel punto in cui dovrebbe esserci c'è una specie di rettangolo bianco, come se lo stand fosse stato risucchiato dagli alieni. Forse da Mike, Henry e Georgia, mi dico, ma intanto il malumore torna a farsi strada. Per tirarmi su entro da MAC e Sephora e sfioro con le dita cose che non posso comprarmi... ma le compro ugualmente, anche se facendo economia. Una matita nera che avevo finito. Un rossetto viola/blu che indosso subito e mi fa sentire un po' più me stessa.

Beh, alla fine decido di andare al Miagola Caffè, dove incontrerò Erica. Poco dopo, ho la prova che è stata una buona idea: incoccio un enorme stand di libri usati, dove mi attende la più grande piramide di Urania ed Edizioni Nord della mia vita. Da brava patita di fantascienza, mi ci inginocchio davanti come un muezzin a mezzogiorno e inizio a sfogliarli febbrilmente. Alla fine, il mio bottino è di soli due titoli, ma solo perché Erica mi aspetta.



Al Miagola, io e lei parliamo di libri, di progetti su libri, di libri che vorremmo leggere, di libri che non possiamo comprare per ragioni economiche, di libri di esordienti... sì, lo so, abbiamo un problema. Ma parlare del mio argomento preferito, circondata da un numero imprecisato di gatti che ti saltano sul tavolo in cerca di coccole, ascoltando musica classica e gustando una fetta di torta magica, mi fa sentire rinata.
A proposito, questa è la torta magica. Chiunque ne conosca la ricetta, sappia che sono pronta a pagarla a peso d'oro:


Mi godo gli sguardi sprezzanti dei gatti ancora per un po'. D'un tratto, odo delle urla e vedo che un gruppo di giapponesi è fermo davanti alla porta del Miagola. Sembrano orgiasticamente felici per tutti quei gatti e, poco dopo, entrano con occhi sgranati e lucidi che mi fanno ricordare quanto sia bello, quando si è lontani da casa propria, sentirsi al sicuro in un luogo familiare.

E' tempo anche per me di tornare all'hotel. Ho promesso di cenare con Mike, Henry e Georgia, ma all'ultimo decido di dargli buca e andare a mangiare a "La casa del demone", un ristorante a tema horror che mi piace da impazzire, dove cucinano carne di qualità (e non solo) come Dio comanda:




Devo dire che, dopo aver cenato su una tomba in compagnia di un paio di scheletri conficcati da picche insanguinate, l'ira dei miei tre amici alieni sarà una bazzecola.
Mentre cammino verso l'hotel, schivando un paio di sguardi inquietanti da parte di uomini fermi a parlottare tra loro delle loro possibili vittim partner dei sogni, penso all'indomani, a quello che proverò quando metterò piede al Salone del Libro e nei musei che ho in programma di visitare. Sono ancora ignara che non rispetterò il 90% del programma nemmeno il giorno successivo, ma in quel momento non m'importa. Sto respirando l'aria di Torino, della mia città del cuore. Nella bruma della sera appaiono e scompaiono i profili maestosi di enormi edifici e palazzi storici. Nell'aria c'è odore di gas di scarico, pesce e vecchie verdure mentre attraverso la piazza del mercato, e poco dopo sono a casa.
Pronta per la mia prima notte di passione con gli alieni fluorescenti, che non so ancora essere fluorescenti. Pronta per sognare il Salone del Libro e quanto sarà bello conoscere nuove case editrici.
Pronta.

Fine prima parte

8 commenti:

  1. Il racconto sarà diviso in tre parti? :O Santo cielo, donna!, ti succedono un sacco di cose, peggio che a me – che comunque vivo cose assurde giornalmente, più o meno –. Finalmente qualcuno che mi capisce, che sa che in 24 ore possono succedere un sacco di cose e soprattutto un sacco di cose STRANE. Grazie, mi sento compresa, grazie.

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    1. Ahahah, ti adoro! Io ci provo, ho pensato di dividerlo in tre parti perché sono state tre giornate inquietanti e magnifiche al tempo stesso :D
      E sono successe cose. Cose strane, specialmente il primo giorno, ma anche i successivi. E poi, Mike, Henry e Georgia non approverebbero, se non lo facessi.
      Ancora oggi mi sveglio per andare a fare pipì nella notte e mi sembra di vederli.
      Dio.

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  2. Ciao,veramente divertente la prima parte del tuo racconto! *_*
    Accidenti che avventure...
    Personalmente non credo che sarei riuscita a dormire in quella stanza con 3 forme umane fluorescenti!
    Ti ammiro tanto per questo!
    Comunque non vedo l'ora di continuare a leggere la seconda parte.
    Non ci tenere sulle spine..XD

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    1. Forme aliene. Sembravano esseri umani, ma non li erano. Io so che non li erano.
      Comunque, a breve leggerai anche la seconda parte, forse non così ricca di COSE INQUIETANTI, ma di avventure sì :D

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  3. Leggere di tutti voi che siete andati a Torino è sempre un colpo al cuore... eppure non vedo l'ora che pubblichi la seconda e la terza parte. Che diavolo è la torta magica? E quel ristorante a tema horror è un posto in cui potrei decisamente cenare.
    Comunque, oltre farti sapere che adoro leggere delle avventure (altrui e.e) al SalTo2016, volevo anche dirti che ti ho nominata per il Liebster Award, anche perché come me sei un'appassionata di scrittura, oltre che di libri, e quindi era di dovere.
    Passa di qui, se ti interessa: https://thehatequeen.blogspot.it/2016/05/se-cera-una-cosa-che-non-mi-aspettavo.html
    Ciaoo! C:

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    1. Ma ciao! *-* Grazie per il commento!
      Dunque, la torta magica è qualcosa di paradisiaco che la tipa del Miagola ha definito come "un impasto tipo quello del pan di spagna ma cotto in modo diverso". Ma quale? QUALE?
      Ho provato a estorcerle la ricetta, ma non ha ceduto.
      Pensa che mi sentivo sola al ristorante, dato che in genere vado a Torino da sola... avrei gradito sicuramente un po' di compagnia librosa! ;)
      Ma sai che non ero a conoscenza di questo riconoscimento? Sono felicissima e lusingata, grazie di cuore! *-* Risponderò alle tue domande e premierò a mia volta altri blog che ammiro! Grazie davvero <3

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  4. Awww, non mi avevi detto di aver dato un nome alle tre forme inquietanti. Io darei un nome anche al gatto terrorizzato. Che un nome ce l'ha già, ma niente, ne merita un altro solo per l'espressione.
    (comunque quando sali a trovarmi stiamo tutta la giornata a spulciare bancarelle <3)

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    1. Direi che il nome potrebbe essere GOMBLODDO. Oppure INFARDO. Comunque, non vedo proprio l'ora di salire di nuovo *_* mi manchi già, Ericuzza!

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Tu.
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