giovedì 16 luglio 2015

Traguardo: finalista del Premio letterario nazionale Neri Pozza!




Sì.
E' successo.
Dopo mesi che non scrivevo sul blog (temo di soffrire di una forma di sfanculismo acuto quando lo stress degli impegni si fa troppo pressante), finalmente ho una splendida notizia da comunicarvi.
Sono una delle dodici finaliste del Premio letterario nazionale Neri Pozza.
Hanno scelto la mia opera fra 1293. La mia. Io. Ansia. Felicità. Tripudio. ANSIA.
Sono anche fra le uniche due finaliste della sezione Under 35, dove sono pervenute 255 opere. Io. Una. Delle due. E l'altra ha già pubblicato o sta pubblicando ventordici libri con trentordici case editrici. Molto bene.
Eeeee ansia. Ansia senza fine. Ma sono anche felicissima, come se anni fa avessi gettato un sasso in un pozzo lunghissimo e solo ora, finalmente, avessi udito lo schiocco dell'acqua.
A settembre si saprà qualcosa di definitivo. Settembre. Ansia.
Ho già detto ansia?
Scherzi a parte, sono sinceramente lusingata. Per chi non la conoscesse, la Neri Pozza è la più grande casa editrice indipendente e il loro è un concorso serio, tanto che stento a credere di essermi meritata un riconoscimento così prestigioso. Spero che la rosa dei vincitori (l'anno scorso hanno pubblicato le primi 5 opere che si sono classificate) vedrà apparire anche il mio nome, ma comunque vada avrò un nuovo ricordo - il mio Expecto Patronum, se volete. Non dimenticherò mai la telefonata che ho ricevuto, una telefonata nel bel mezzo di un museo nella prima vacanza da sola della mia vita. E' stato come un segno, capite?, un punto esclamativo sul nuovo stile di vita che devo iniziare a condurre. Una vita più indipendente, sana e che manda al diavolo ciò che deve essere mandato al diavolo quando le circostanze lo richiedono. Una vita fatta di duro lavoro, certo, come adesso, ma anche di viaggi in solitaria, di gambe penzoloni da un molo di legno, di tramonti, aria di montagna e profumo dolce di caprifoglio tagliato. Una vita fatta di me, non di altri. Sarà magnifico.
Spero con tutto il cuore che gli anni di lunghe notti di lavoro fossero solo il seme di qualcosa di meraviglioso che, presto, sboccerà. Tutte le mie speranze, i momenti di crisi passati a credere di non saper più scrivere, quelli di delirio e di pianto, quelli di compiacimento... e gli anni precedenti, anni di rabbia e angoscia e odio nero per chi ha provato in tutti i modi a demolirmi... chissà, forse riuscirò a gettarmeli alle spalle. O a soffiarli via: una spora di dente di leone nel vento.
Spero di riuscire a iniziare a vivere nel presente. In fondo, perché guardare solo alle radici? Perché il tronco, e la chioma, e il profumo di fiori ancora racchiuso nelle tenere gemme, dovrebbero essere meno importanti?
Vi lascio con una citazione sulla quale sto riflettendo in questi giorni. E' negativa e positiva al tempo stesso... ma è vera. Vera come le ossa, come l'acqua amara sulle rocce di montagna, le briciole di terra nera, i vermi in quella terra, i morti ancora più sotto. Vera.

"Perché dovremmo guardare al passato per prepararci al futuro? Perché non c'è nessun altro posto in cui cercare."

                                                                                        James Burke

2 commenti:

  1. Ho sempre creduto in te. Per te questo tempo, riguardo allo scrivere, è stato sofferenza, per me attesa. Non so fino a che punto hai capito che ti vivo come una figlia, ma non importa: la vita deve guardare in avanti ed io, tutto sommato, non faccio neanche parte delle tue radici, quelle che è inutile guardare, in quanto si fanno sentire da sole. Un abbraccio.

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    1. Grazie di cuore Terry, anche tu sei spesso nei miei pensieri e sempre con tenerezza. Spero tanto di riuscire presto a credere di più in me stessa, è come se stessi cercando una Alice in un gioco di specchi. Un gioco che non è affatto un gioco... ti abbraccio.

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Tu.
Sì, proprio tu.
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