domenica 13 gennaio 2019

Una rosa è una rosa è una rosa

Ci sono momenti in cui ti va di fare un sacco di cose. Sei sveglio, ispirato. Al mattino ti alzi, apri la finestra e inali un profumo che non è solamente aria, non è solamente inverno. E' anche foglie, umidore, e quel vago aroma affumicato che hanno tutte le cose quando fa particolarmente freddo.
In mattine così, una tazza di caffè, un foglio e una penna sono sufficienti per tirare fuori qualcosa. Una poesia, un pezzo di capitolo. O magari un disegno. Piccoli tratti che si intersecano con altri.

Oppure puoi decidere di andartene a fare una passeggiata. Magari ti fai due passi lungo il fiume, se hai la fortuna di averne uno vicino a casa. Macini un paio di chilometri fino alla piazza del mercato. Ti addentri in quel regno di teste di pesce e casse di verdure e ti lasci trasportare dagli odori, dal modo in cui il cibo ti parla. Me li consiglia, questi branzini? Ma certo, amico, sono appena pescati. Bene, ne prendo due. E anche le telline, ci voglio fare un sughetto.
Poi torni a casa, le sporte gonfie di mazzi di asparagi e conchiglie, e per tutta la mattina ti lanci nei più sfrenati esperimenti culinari, perché la creatività è arte, e l'arte è come Dio: in tutte le cose.

Mi mancano, quei momenti. Questa è la verità. Da mesi, apro le finestre, annuso, ma l'aria sa solo di aria. Il caffè è acqua sporca e il foglio, le sporte, il cuore restano vuoti.
Sarà una giornata storta, mi dicevo all'inizio. Poi: sarà una settimana. Ma la settimana è diventata un mese, e il mese un anno, e l'unica cosa che so è che le cose devono cambiare subito, adesso, o...
Già, cosa? Che accadrà, se al primo anno se ne inanellerà un secondo, e poi un terzo, ciascuno più vuoto del precedente?
Meglio non pensarci. Per ora preferisco pubblicare questo post così, senza neanche rileggerlo, solo per il gusto di aver scritto qualcosa in cui credo. Qualcosa che non è piazzato lì per dovere, o per scimmiottare qualche autore più bravo di me. Scrivo per esistere, e dunque oggi posso dirlo: esisto. E ho intenzione di farlo ancora a lungo.

Vi prometto che riprenderò in mano il blog, appena andrà meglio. Lo riprenderemo entrambe, io e la mia collega. Le cose ci vanno un po' storte, ma le raddrizzeremo. Il ka, come direbbe zio Steve, è una ruota. Già luccicano importanti novità all'orizzonte. Altre restano nascoste oltre la zona buia, sapete?, quella che si allunga sotto la ferita insanguinata dell'alba.
Basta saper attendere. Continuare a respirare. Continuare a sperare. Sarà un caso che queste parole si somiglino tanto?
Respira, Alice.
Spera, Alice.

"Una rosa è una rosa è una rosa."


- Alice

venerdì 9 novembre 2018

Il ventaglio sulla pelle, di Barbara Sarri

Non sono mai stata un’amante degli harmony, ma mia madre sì. Uno dei primissimi ricordi della mia infanzia mi vede scalare la sua libreria bianca, quella della nostra prima casa, intenta a spulciare tra i suoi titoli in cerca di qualcosa di proibito, come il libro sul parto. Dio, quello non mi ha fatto dormire per giorni!



Ehm, stavamo dicendo? Sì, gli harmony di mamma.
Crescendo non posso dire di aver mai condiviso la sua passione. Non mi piacevano le storie d’amore. Preferivo quelle che parlavano di foreste, di lupi. Di bambine forti che non si lasciavano mai sconfiggere dalle crudeltà della vita. Poi la vita ha giocato un brutto scherzo anche a me e le cose sono cambiate. Avevo bisogno di costruirmi un mondo nuovo, uno non troppo crudele in cui le cose brutte non succedevano per davvero. Così ho iniziato a leggere fantasy, a immaginare storie nella mia testa bacata. Non ho più preso in mano un harmony, nemmeno per sbaglio. Li guardavo da lontano, ripensando alla libreria che scalavo da piccina. Ripensando a mia madre e a quanto si arrabbiava con me quando le fregavo i libri. Poi, qualche settimana fa, una ragazza estremamente gentile ci ha contattate. Ci ha chiesto di leggere il suo romanzo, perché aveva un messaggio da diffondere, qualcosa che parlava di violenza sulle donne e di rinascita. Sulle prime ero molto dubbiosa; il libro che ci era stato spedito era un harmony, quel genere da cui avevo preso le distanze da tempo. Tuttavia, per i temi trattati, mi ricordava in qualche modo "Rose Madder", uno dei miei romanzi preferiti, e per questo ho deciso di dargli una possibilità.




"Il ventaglio sulla pelle" parla di Isabel Blanco, un’investigatrice di origini spagnole con la passione per il flamenco, passione che l’ha portata a diventare insegnante presso un centro antiviolenza chiamato “Una rosa non un pugno”.
Sin dalle prime pagine capiamo subito che, come le ragazze che aiuta, anche Isabel nasconde un passato turbolento nel suo bagaglio personale. Qualcosa l'ha sconvolta, è chiaro, eppure questo non sembra abbatterla, almeno fino a quando un misterioso killer inizia ad assassinare delle ballerine di flamenco. Insieme a Romeo, commissario di polizia, Isabel scopre di essere coinvolta sin troppo da vicino in una vicenda di cui non vorrebbe fare parte, una vicenda che parla direttamente dal passato.

Devo dire che, nonostante i dubbi iniziali, la lettura è stata piacevole. Parliamo di un romanzo non  impegnativo, di appena 186 pagine. La trama è lineare, non troppo complessa ed è proprio questa sua immediatezza a trasmettere bene il messaggio dell’autrice: a volte ci innamoriamo delle persone sbagliate, quelle capaci di renderti la vita un inferno. Possiamo iniziare e rompere una relazione anche cento volte prima di capire di doverla chiudere sul serio e, purtroppo, spesso riuscirci non è semplice. Superarla, non è semplice. Ma con l’aiuto e il sostegno di una famiglia (in questo caso il centro antiviolenza) la strada da compiere può essere meno ripida.





Ottimi i riferimenti alla Spagna e al flamenco, un po' meno buoni l'antagonista, forse troppo stereotipato nel suo essere cattivo, e la protagonista, a volte vittima della troppa "perfezione" che in genere si tende ad affidare ai propri personaggi. Insomma, qualche difetto in più alla cara Isabel non mi sarebbe dispiaciuto, anche se devo ammettere di averla apprezzata nella parte quarta del libro (che non voglio spoilerare). In conclusione, parliamo di un romanzo che ho letto abbastanza volentieri, pur allontanandosi dal mio genere di lettura abituale. Un libro adatto a chi cerca qualcosa di leggero, ma foriero di un messaggio forte. Dunque sì, se sei un’amante del genere o senti di capire fin troppo da vicino i temi trattati da Barbara Sarri, te ne consiglio la lettura. Il primo passo per uscire dal vortice della violenza è realizzare di non essere sole, sapere che ci sono altre persone, là fuori, capaci di capirti e tenderti una mano.

- Francesca

venerdì 2 novembre 2018

Nuove realtà editoriali: Sad Dog Project, tra fantascienza, horror e glassa di zucchero


Immaginate un futuro distorto in cui la piccola e media editoria indipendente abbia, alla fine, perso la sua battaglia contro i colossi dei maggiori editori.
Fatto? Bene.
Ora fingete di essere un giovane autore esordiente, uno di quelli che non si caga nessuno. In tasca avete qualche spicciolo, fazzoletti accartocciati e un grande sogno: quello di pubblicare. Anzi, qualcosa di meglio: un manoscritto. Ci avete lavorato per anni, tra una tazza di caffè e l'altra alle due di notte, distrutti dalla stanchezza dopo l'ennesima, grigia giornata di lavoro, ma ora, finalmente, l'opera è pronta. Bisogna solo trovare qualcuno che ve la legga.
Peccato. Di cosa? Beh, che in questo mondo ipotetico non ci siano più editor, né concorsi letterari. Le agenzie letterarie free? Puff, scomparse. Esistono solo questi grossi colossi irraggiungibili, asserragliati nei loro grattacieli grigi, le cui vie d'accesso sono sbarrate da una durissima selezione indetta dalle agenzie letterarie rimaste. Agenzie gigantesche, mastodontiche, che hanno inglobato tutte le più piccole e ora chiedono cifre altissime agli esordienti solo per leggere il loro libro, senza alcuna garanzia di passarlo al big boss alle loro spalle. Cifre che voi non potete permettervi.
Cominciate a sentirvi scoraggiati e a disagio? E' normale, ragazzi: un mondo del genere è la morte della fantasia.
Ma non dell'editoria. Già, perché esistono progetti, anche ai giorni nostri, che riescono a ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto nel panorama culturale. Non sto alludendo al self-publishing, bensì a forme sperimentali editoriali che, anche in un futuro distopico, riuscirebbero comunque a sopravvivere e moltiplicarsi, diventando la nuova forma di aggregazione tra giovani autori decisi a difendere la libertà e l'universalità della scrittura.

Sto parlando di Sad Dog Project, un'interessantissima realtà editoriale nata pochi anni fa in risposta al self-publishing indiscriminato e alla decisione di molte case editrici di non dare spazio al racconto breve e lungo, soffocando un polmone verde della produzione letteraria di genere.
Ma perché non parlo chiaramente di casa editrice?
Beh, semplice: perché Sad Dog non la è. E non è nemmeno un luogo in cui trovare servizi editoriali. Il modo migliore per definirla è "un collettivo di autori emergenti indie", ossia indipendenti. Ma leggiamo insieme:


Geniale. Non posso definire in altro modo questo progetto, fondato da quattro autori di grande pregio: Diego Tonini, Lorenzo Sartori, Ilaria Pasqua e Mario Pacchiarotti, tutti provenienti da città diversissime sparse sul territorio italiano, riunitisi nell'ottica di ricucire il patrimonio nazionale in fatto di letteratura breve, di genere che spazia dall'horror, alla fantascienza, al fantastico, alla weird novel.
Di loro non avevo ancora avuto il piacere di leggere nulla, fino a quando io e la mia socia non siamo andate a Stranimondi 2018, a Milano, la più grossa fiera di fantascienza e letteratura di genere che ci sia in Italia. Posticino piccolo e non troppo ben servito dal punto di vista delle cibarie, va detto, ma non per questo inadatto a ospitare, da parte degli organizzatori (DelosEdizioni Hypnos e Zona 42), nomi di levatura spaventosa: Licia Troisi e Ian McDonald, tanto per citarne un paio. A proposito: Ian, anche se non leggerai mai questo blog, grazie. Per la splendida conferenza, per le fotografie, gli autografi, la tua incredibile gentilezza da orso buono. Ti voglio bene e sappi che le tue parole mi hanno davvero illuminata. 

Tornando a Sad Dog: il loro processo editoriale è unico, veloce e pronto a offrire risposte agili alle richieste del mercato. Ciascuno degli autori, infatti, verifica il lavoro degli altri in un processo di editing condiviso e in un confronto costante che accompagna l’intero work in progress della scrittura. Devo ammettere che qua e là qualche refuso ed erroruccio di punteggiatura si trova, ma i racconti sono talmente trascinanti da farli dimenticare.
La proposta di Sad Dog è mirata: "Abbiamo deciso di concentrarci sui racconti di genere, un prodotto che le case editrici non hanno interesse a pubblicare. Troppo lavoro a fronte di profitti minimi", spiega Lorenzo Sartori. "Ma noi in questo formato crediamo e riteniamo sia un peccato che storie avvincenti che si leggono in una o due serate o durante gli spostamenti sui mezzi pubblici non possano venire condivise", gli fa eco Ilaria Pasqua.

I racconti di genere pertanto non rappresentano un vincolo, ma sono una risorsa che caratterizza l’originalità di Sad Dog, aperta a storie brevi che spaziano dal noir al thriller, dalla fantascienza all’horror al giallo. "Sad Dog va a colmare quello spazio che le case editrici spesso non prendono in considerazione", dice Mario Pacchiarotti, "ma quando si tratta di romanzi e di formati più convenzionali, tutti noi pubblichiamo con altri editori."

I tempi di incubazione e lavorazione dei racconti sono rapidi, perché Sad Dog riunisce figure differenti che si occupano della grafica, del marketing, della promozione e comunicazione, mescolando la competenza di un professionista con l’entusiasmo di un autore che cerca il meglio per il suo lavoro e fa di tutto per pubblicarlo senza lunghe attese. Flessibilità, ascolto e creatività sono le parole chiave di Sad Dog.

Concetti che ho ritrovato anche nei loro libri, perlopiù storie-lampo da leggere come uno shot, tutte in un sorso: di Ilaria Pasqua, "Danger", "Verso la barriera" e "Cecità bianca"; firmato invece da Diego Tonini ho avuto modo di gustarmi "Murder, she baked", una delle storie più deliziosamente horror e appiccicose di sangue e glassa di zucchero che io abbia mai letto. Dei tre della Pasqua mi è piaciuto specialmente "Verso la barriera", ma ho trovato interessante anche "Danger" e a dir poco entusiasmante i primi tre quarti di "Cecità bianca", che potrebbe benissimo diventare una sceneggiatura per uno dei prossimi episodi di Black Mirror. Dico tre quarti perché sia in "Danger" che in "Cecità bianca" ho trovato ottime premesse che poi ho fatto fatica a incastrare in maniera non dissonante con i finali proposti, ma che proprio per questa peculiarità mi hanno stregata, spingendomi a chiedermi quale fosse la corretta interpretazione della storia e se la chiave di lettura che ho trovato io fosse l'unica possibile.
Il prossimo che leggerò sarà "Home run" di Lorenzo Sartori, di cui ho acquistato anche "Lo strano caso di Michael Farner", edito da Nativi Digitali Edizioni. Fra l'altro, con Lorenzo ho avuto il piacere di chiacchierare per qualche minuto e posso dirvi che l'ho trovato una persona umile, gentile e davvero piacevole.

Non posso far altro che consigliarvi di sfogliare il catalogo Sad Dog, in cui stanno iniziando a figurare anche nuovi autori, qualche romanzo breve e tante, stuzzicanti novità.

E per quanto riguarda il nome?
Ve lo faccio spiegare direttamente da Diego Tonini: "stavo scrivendo un racconto e ho visto la mia cagnolina seduta lì vicino con la sua espressione triste e ho pensato: se avrò una casa editrice la chiamerò sad dog".


- Alice

giovedì 18 ottobre 2018

Sospiri e novità: in cui si parla di successi personali e di una valanga incontenibile di libri

E' parecchio che non scrivo. Sul blog, in generale. Lo so e me ne dispiaccio. Diamine: mi fa star male da morire. Ma immagino che siano i periodi della vita: fino a pochi mesi prima credevi di aver ingranato la quarta con la scrittura, e poi all'improvviso ti ritrovi a fissare il muro, con gli occhi gonfi di lacrime e il pavimento invaso da fogli accartocciati, e la cosa peggiore è che non sai nemmeno spiegarti il perché. Come è successo? Che cosa ti ha trasformato da un giovane esordiente che batteva con gusto sulla tastiera a questa... cosa?
Sì, lo so: vi sto deprimendo. Abbiate pazienza, miei cari. La vostra vecchia, buona Alice è giù di morale, oggi. Lasciatemi sfogare giusto qualche riga, prima di rimettermi in carreggiata e raccontarvi le novità dell'ultimo periodo. Perché ce ne sono, di notizie, nonostante il tono lugubre con cui ho iniziato questo post. Per l'esattezza, ne ho una buona, una pisciosamente buona e altre che sono notizie e basta, ma che avranno comunque un ottimo sapore, da accompagnare al nostro profumato tè pomeridiano.

Ordunque, partiamo dalla notizia molto buona. Francesca vi aveva già anticipato qualcosa in questo post: pochi giorni fa è uscito il mio primo racconto edito, "Quelli nei muri". Lo trovate in "Strane creature - vol. 1", edito da Watson Edizioni, una raccolta di dieci racconti che esprimono il lato più oscuro, straniante e animalesco della natura umana... e non solo.
Ecco la copertina:


Non è bellissima? Io non so come faccia, Marzio Mereggia, a realizzare illustrazioni simili! Il massimo che riesco a fare io con una matita è pulirmici un orecchio. Per fortuna, con la scrittura pare che me la cavi un po' meglio, motivo per cui in alto a destra, in copertina, leggete anche il mio cognome. Sì, lo so che i vostri occhi sono ancora strabuzzati su quello di Joe Hill, il figlio di Stephen King, più sotto, ma siate buoni e datemi questa soddisfazione.
Per me è stata enorme, devo ammetterlo. Non solo perché finalmente il mio sogno di pubblicare qualcosa di mio si è avverato, ma soprattutto perché Watson e il curatore della raccolta, Lorenzo Crescentini, che non ringrazierò mai abbastanza, hanno creduto nel mio racconto e mi hanno dato l'opportunità di figurare tra alcune delle penne più straordinarie del panorama fantascientifico italiano e internazionale. Un'emozione mica da poco.
Peraltro, come vi dicevo, il libro è disponibile, perciò, se siete curiosi di scoprire chi sono quelli nei muri e perché un gruppo di persone sembra sia stata imprigionata proprio da loro, potete acquistare una copia di "Strane creature" qui. A breve, comunque, sarà disponibile anche su Ibs, Amazon, varie piattaforme online e in libreria. Restate sintonizzati.

Notizia numero due, quella buona e basta: sono incinta.
No, non è vero, vi prendevo per il deretano.
La notizia è, in realtà, mescolata alle tante altre notizie che fanno da sfondo, ma che rendono comunque vivido e importante il periodo che sto vivendo. Tipo: ho un sacco di carne al fuoco con il mio romanzo, e si vedrà come andrà a finire (bene, Signore, ti prego, falla finire bene); ho iniziato, insieme a Francesca, a tenere il corso avanzato di scrittura creativa; ho un sacco di libri nuovi che non vedo l'ora di leggere; e però è un po' che non riesco a leggere; ma comunque mi sto sbloccando sul fronte ansie & paturnie in merito all'editoria e alle fiere del libro, motivo per cui, oltre a Stranimondi 2018, di cui in realtà ho un sacchissimo da narrare, qualche settimana prima sono stata anche al Bookpride di Genova, dove ho avuto l'onore di conoscere di persona Martino, il direttore editoriale di CasaSirio, e Antonella, la direttrice di Liberaria, due professionisti davvero eccezionali. Fra l'altro, diversi dei libri che mi fissano dalla pila accanto al letto provengono dai loro stand, perciò mi sento un po' in colpa a non essere ancora riuscita a recensirli, ma non temete: mi rifarò presto.

Anzi, visto che su Stranimondi vorrei scrivere un post a parte, intanto vi faccio una carrellata di tutti i libri che ho comprato/trovato/adottato/accettato al Bookpride:

1) "Elementare, Cowboy" di Steve Hockensmith (CasaSirio)
2) "Grande madre acqua" di Živko Čingo (CasaSirio)
3)  "Mucho Mojo Club - Lavoro sporco" di autori vari (CasaSirio; ho scritto una recensione entusiasta di uno dei racconti qui)
4) "Ti scriverò prima del confine" di Diego Barbera (CasaSirio; questo l'ho iniziato e mi sta piacendo un mucchio)
5) "Come ti scopro l'America" di Emanuela Crosetti (Exòrma; non vedo l'ora di leggerti, ragazzaccio)
6) "Fiabe così belle che non immaginerete mai" di Ivano Porpora (Liberaria; uno stile di scrittura che ti tiene incollato alle pagine fin dalla prima riga)
7) "Comportati da uomo" di Giovanni Battista Menzani (Liberaria)
8) "L'odore della plastica bruciata" di Giovanni Battista Menzani (Liberaria)

Ne conoscete qualcuno? Da quale mi consigliate di partire?

In verità, mi vergogno un po' a rileggere la lista. A parte questi, ho una valanga di libri in arretrato,
ma, come vi dicevo all'inizio del post, è un periodaccio. Non riesco a scrivere, perciò spero, a breve, di riuscire perlomeno a rimettermi a leggere. Perché così non può andare, baby, come diceva la canzone. Non va, non va, mi serve una fiala di felicità. Se solo l'avessi, la berrei tutta d'un fiato, tipo Felix Felicis. Poi mi siederei comoda, con gli occhi chiusi, per meglio assaporare il calore e il formicolio che sentirei salire dalla punta delle dita. Su, su, fino allo stomaco, alla gola, alle guance - finché, dorata e frizzante, la felicità non mi traboccherebbe dagli occhi, rigandomi il viso di lacrime di gioia.


- Alice

venerdì 5 ottobre 2018

StraniMondi e "Strane Creature": anteprima e una grande novità!

Ho sempre detestato la fantascienza.
Sì, è inutile che fate quella faccia. L'ho sempre odiata, non posso farci niente. La fantascienza e i viaggi interstellari. La fantascienza e la robotica. La fantascienza... e gli alieni.


(ATTENZIONE, IMMAGINI FORTI)


CAPITE IL MIO ODIO?


Tutto è nato quando avevo tre anni, forse quattro, il giorno in cui mio padre ha pensato di comprare un videoregistratore, qualcosa che i ragazzi nati nel nuovo millennio forse non hanno mai visto. Mi dispiace per voi, ragazzi. Era bello avere un videoregistratore. Io ne ho rotti almeno due, a suon di ficcarci le matite dentro, ma che ci posso fare? Volevo scoprire come funzionavano.
Ma non è per un videoregistratore che ho sempre odiato la fantascienza. No. È per quel "genio" di mio padre. Scusa, pa', lo sai che ti voglio bene, ma tra tutti i film che potevi scegliere dovevi per forza prendere ET l'extraterrestre? Voglio dire, c'erano Terminator, C'era una volta in America, Stand by me... Labyrinth! Ma no, tu hai dovuto prendere quello. Dio santo.

E comunque l'ha fatto. Si era giustificato dicendo che era un film adatto a me, che ero piccola, perché parlava di bambini. Tsk. Ancora mi ricordo ingenua e speranzosa mentre appoggiavo le mie sudicie manine sullo schermo del televisore, in attesa di vedere ET, il bambino (secondo la balla cosmica di mio padre) che si era smarrito sulla Terra e ora doveva far di tutto per tornare a casa.
Ma quando il film è partito, con un sospiro stupito dei miei, e i cani hanno iniziato ad abbaiare, ho capito che qualcosa non andava e il "bambino" si è rivelato per quello che era: un mostro.

Il mio mostro.

Immaginate ET al posto dello struzzo. La reazione è calzante.

Da allora è nata la mia negazione per la fantascienza.
Ogni volta che vedevo un trailer di qualche nuova uscita, non appena l'inquadratura si spostava sullo spazio o qualcuno parlava di viaggi nel tempo, io spegnevo la televisione o abbassavo il volume. Avevo paura che facessero vedere ET, capite? Una paura maniacale, tipo veri e propri attacchi di panico. Pensate che una volta avevo fatto una festicciola a casa. Avevo vent'anni e fra i miei ospiti c'era anche il mio ex fidanzato. Naturalmente volevo farmi vedere bella, precisa... perfetta. Una fantastica padrona di casa. E ci stavo anche riuscendo, finché non è successo... 

Alla TV, è iniziato il trailer di ET.

È partita una musica, quella musica, e mi sono voltata. ET era là e mi guardava sollevando quel suo dannatissimo dito luminoso. Sono certa che lo sapesse, che io ero là e lo stavo fissando. Lo sentiva. 
Tralasciando i dettagli sulla mia imminente reazione, vi dico solo che ho trascorso almeno una mezz'ora nascosta dietro l'armadio, a piangere mentre mi tappavo le orecchie perché temevo di sentire ancora quella musica. Pochi mesi dopo il fidanzato mi ha piantata.


Insomma, capite dove voglio arrivare? Non avrei mai pensato di poter cambiare idea. Un po' come con i fagioli. Merda, quanto odiavo i fagioli, da bambina. Invece eccomi qua. Non solo mangio i fagioli, non solo sto scrivendo una saga fantascientifica (e sono anche riuscita a farle vedere Rogue One, by Alice), ma domani andrò allo StraniMondi, a Milano. Per quelli di voi che non ne hanno sentito parlare (molto male), si tratta di una specie di fiera del libro. Dico "una specie" perché in realtà è molto di più: un evento librario spalmato su due giorni a cui parteciperanno editori, autori e (naturalmente) lettori. Ci saranno presentazioni, officine, laboratori, incontri, lezioni e la possibilità di prendere un caffè con autori di eccellenza, come Ian McDonald, Bruno Bozzetto e Licia Troisi. Sì, proprio lei. Licia Troisi. Ma la cosa ancora più fantastica è il tema della fiera. E voi riuscite a immaginare quale sia?
Esatto, fantascienza e fantastico. Qui il programma completo.

Ho aspettato questo evento per mesi, nella speranza di potermi addentrare tra gli stand dei vari editori e trovare qualcosa che facesse al caso mio. Non parlo di viaggi nello spazio (per quelli non sono ancora pronta), ma di distopie, ucronie... un sacco di ie. Poi, da semplice meta, questa fiera è diventata qualcos'altro. Poche settimane fa è successa una cosa. Non una cosa brutta, stranamente, ma una vera e propria notizia, un colpo al cuore.
Un racconto scritto da Alice, intitolato "Quelli nei muri", è stato scelto e inserito all'interno di "Strane creature - vol. 1", un'antologia di racconti fantascientifici/weird/fanta-horror curata da Lorenzo Crescentini e edita da Watson Edizioni, una delle più interessanti case indipendenti del panorama editoriale italiano. Nella raccolta, oltre al suo, potrete leggere le opere di alcuni autori molto talentuosi, come Giovanna Repetto, Davide Schito, Andrea Viscusi... e addirittura Joe Hill, il figlio di Stephen King.
Sì. Sto urlando internamente *_*

Ed ecco la copertina in anteprima:
TA DAAAN!!!
Non è splendida? Opera di Marzio Mereggia, autore anche delle illustrazioni dei singoli racconti. Purtroppo io non ho ancora avuto l'opportunità di leggerli tutti (ma domani sera potrò); in compenso, ho avuto l'occasione di leggere in anteprima quello della Ali. Ragazzi, non è perché è mia amica, ma è roba che spacca! Non vedo l'ora di potermi gustare anche gli altri, magari dopo aver fatto incetta di autografi, perciò, che ve lo dico a fare?


NON PERDETEVELO!


Se ne avrete l'occasione, vi invito a raggiungerci allo StraniMondi, a Milano, dove la Watson Edizioni presenterà le sue prossime uscite, tra cui "Strane Creature" (la presentazione si terrà sabato alle ore 11.00). Noi saremo lì entrambe le giornate, fra una conferenza e l'altra, ma se verrete a trovarci potremo prendere un caffè insieme, conoscerci e consigliarci libri a vicenda.

Fateci sapere cosa ne pensate e seguiteci sui social! Vi terremo costantemente aggiornati per tutta la durata della fiera ;-)

Un abbraccio, a domani!

- Francesca

PS: so di essere scomparsa per delle settimane, ma purtroppo è stato un periodo denso di impegni e imprevisti. Però non siate arrabbiati. Sappiate che mentre stavo cercando quell'immagine degli alieni mi è comparso ET e il suo ditone luminoso. Sono già stata punita a sufficienza. 

lunedì 24 settembre 2018

"The outsider", il nuovo thriller di Stephen King: ecco la copertina

Sapete, io non sono una patita delle date. Ce ne sono un paio di importanti attorno alle quali gravitano alcuni dei miei impegni, è vero, ma succede solo un paio di volte l'anno.
La prima, quella da cui dipende la mia quota di felicità autunnale, è la data del Lucca Comics & Games. Capitemi: ci sono così poche occasioni in cui poter uscire per la città travestiti da personaggi dei cartoni (senza venire internati, s'intende) che al Lucca Comics non posso proprio resistere.
E poi c'è una seconda data, e questa cambia ogni anno: quella di uscita di un nuovo libro di Stephen King.

Ve ne do atto: gli ultimi non mi hanno fatta impazzire. "La scatola dei bottoni di Gwendy", scritto a quattro mani con Richard Chizmar, era poco più di un racconto lungo un po' all'acqua di rose, sulla falsariga di un film horror - in verità, piuttosto figo - che ho visto ultimamente, "Wish upon". Ve lo consiglio, se non siete particolarmente schizzinosi. O affezionati ai cani. Non so ancora come ho fatto a non spegnere la TV.
Ma sono sempre pronta a dare una nuova possibilità a Zio Steve, soprattutto con una copertina del genere. Sì, lo so che volete vederla, ma dovrete attendere ancora qualche riga. Poche poche, lo giuro.

Prima, il titolo: "The outsider", edito da Sperling & Kupfer.

Data della release: 23 ottobre 2018 (in America il libro è uscito il 22 maggio scorso. I soliti fortunati).

Poi, due parole sulla trama: "Il cadavere di un ragazzino di undici anni viene ritrovato in un parco cittadino. I testimoni e le impronte digitali riconducono senza dubbio a uno degli abitanti più noti della città di Flint: Terry Maitland, allenatore della Little League locale di baseball, marito e padre di due figlie. Il detective Ralph Anderson, il cui figlio è allenato da Maitland, ordina un arresto pubblico immediato. Maitland ha un alibi, ma Anderson e il procuratore distrettuale aggiungono il DNA come prova schiacciante.
Mentre l'indagine si espande ed emergono risposte raccapriccianti, la storia di King genera una tensione e una suspense sempre maggiori. Terry Maitland sembra una brava persona. Indossa forse una doppia faccia?"

Ok, ammetto che preferisco il King in versione horror rispetto a quello thriller, ma sembra comunque una quarta stuzzicante. Ed ecco a voi, finalmente, la copertina che vedremo in libreria:


Spettacolo. Non posso dire altro. Dettaglio interessante: è stata mantenuta la stessa grafica della versione americana dell'editore Scribner. Un'ottima scelta.

Una curiosità sul traduttore: dopo un glorioso passato in cui King veniva tradotto da Tullio Dobner (se udite un sospiro sconsolato, sono io), e una parentesi firmata Wu Ming 1, più qualche altra sporadica collaborazione, questo nuovo gioiellino sarà tradotto nientemeno che da Luca Briasco, attualmente editor di narrativa straniera per Minimum Fax. Inutile dire che sono molto incuriosita e che non vedo l'ora di scoprire se la sua interpretazione dello stile kinghiano mi appassionerà più di quella, forse un po' fredda, a mio parere, offerte dal gruppo Wu Ming.

Beh, che ne pensate? Io sono praticamente già in fila davanti alla libreria. Se volete farmi compagnia, siete i benvenuti. Nel frattempo, possiamo ingannare i giorni guardando e riguardando il booktrailer del libro, che potete trovare qui.
Non solo: se vi va di ammazzare il tempo in un modo particolarmente gustoso, vi consiglio di leggere il nuovo racconto che King ha fatto uscire in occasione del suo 71esimo compleanno, dal titolo "Laurie", scaricabile gratuitamente da qui. Un assaggio della trama: "Lloyd Sunderland ha perso la moglie da sei mesi. Un giorno la sorella Beth va a trovarlo e si presenta con una cagnolina, un incrocio tra un border collie e un mudi. Lloyd è all'inizio contrario all'idea di occuparsi di un animale, ma tra lui e Laurie - così Lloyd decide di chiamare la cagnetta - sboccerà un tenerissimo legame..."

Non mi resta che augurarvi una buona visione, una buona lettura... e una buona attesa.

- Alice

martedì 11 settembre 2018

"Kid Cooper e l'uomo scimmia di Blackwood" di Adam Howe

11 settembre. Sono passati quasi vent'anni, eppure nella giornata di oggi è impossibile far mordere la briglia ai ricordi. Tutti noi abbiamo impresso nella memoria che cosa stavamo facendo in quell'esatto momento di diciassette anni fa. Io ero in salotto e stavo per uscire con una mia amica dark di cui i miei non sapevano granché. Mi piaceva fare le cose di nascosto. Mi faceva sentire furba, potente, invincibile. Addosso avevo un paio di jeans e una maglietta, ma nello zaino avevo ficcato una t-shirt goth a rete e un rossetto nero trovato su non so più quale numero di Cioè. Mi sarei cambiata a qualche centinaio di metri da casa, sotto un portico o roba simile, e poi avrei incontrato la mia amica. Non pensavo ad altro che a dove avrei potuto nascondermi per cambiarmi quando, all'improvviso, mio padre, seduto sul divano a guardare la TV, urlò a mia madre che un aereo si era appena schiantato su una delle Torri Gemelle. Ricordo che rimasi perplessa, ma allungai comunque la mano verso la maniglia... finché mio padre non gridò di nuovo.
C'era stato un secondo aereo.
Che aveva colpito la seconda Torre.
Che aveva dato inizio al crollo.

Ebbene, voi direte: ma come si connette tutto questo a Adam Howe? Lasciate che ci arrivi. Ho detto che so dove ero quel giorno, ma non posso dire lo stesso del 1994, quando in tutte le vetrine delle librerie del mondo qualche migliaio di librai posizionò "Mucho Mojo", firmato dalla penna di Joe R. Lansdale. Ed è un peccato, perché so che, anche se all'epoca ero solo una bambina, il titolo e la copertina di quel libro mi avrebbero colpita. Sarebbero rimasti marchiati a fuoco nelle mie memorie fino al 2016, quando CasaSirio ha pubblicato "Mucho Mojo Club", una raccolta spietata di racconti firmati dagli "scrittori più cattivi del panorama internazionale". Protagonisti - richiamando il concetto sporco, crudo e graffiante del mojo di Lansdale - erano homeless, prostitute, assassini, ladri, tagliagole - tutto ciò che striscia e si muove nell'oscurità, insomma. Come avrebbe detto la nonna di Florida: "magia nera", tribale, africana, creola, allo stato puro. Ma non conoscevo Lansdale, nel 2016, e così non mi sono accorta di questa uscita imperdibile di CasaSirio. Per fortuna, però, lo sporco era ancora troppo. Si era annidato ovunque e così, quest'anno, il 21 settembre uscirà un nuovo capitolo della famiglia del mojo: "Mucho Mojo Club - lavoro sporco". Altra antologia, altri rivoli neri di luridume da ripulire.

Il lato positivo è che, questa volta, parte del lavoraccio è toccata anche a me. Sì, perché il racconto disponibile in anteprima, "Kid Cooper e l'uomo scimmia di Blackwood" di Adam Howe, mi è finito tra le mani per caso, come le cose migliori, e io non ho potuto fare a meno di leggerlo. Amarlo. Divorarlo. Rotolarmi e ansimare nel fango di cui è imbrattato.
Ma andiamo con ordine.

America, quella brutale, povera, che non fa sconti. Kid Cooper e suo padre si fanno una cittadina sperduta dopo l'altra, sfidando a pugni il campione del posto, per poi ripulire le tasche degli scommettitori e proseguire verso la tappa successiva. Non che combattano entrambi: è solo Kid a rischiare di venire massacrato, mentre suo padre resta a guardare. Non hanno avuto una vita semplice, e di certo il loro passato non è esente da macchie di dolore, come quella per la morte della madre di Kid. Ma i due vanno avanti, e una sera arrivano a Blackwood, dove ad accoglierli, nella bettola dell'accampamento, non trovano un gruppo di ubriaconi che ha voglia di veder menare pugni. Lì li attende Boss Taggart, un individuo losco, grasso e spregiudicato che obbliga il ragazzo, tenendo suo padre sotto scacco, a non sfidare un uomo qualunque, bensì l'uomo scimmia, uno scimpanzé che vive in un buco fetido e pieno di verdure marce e liquami. Kid si ritrova a dover affrontare la bestia in questo ring allucinante e ben presto si rende conto che, se vuole sperare di uscire vivo da lì con suo padre, dovrà versare fino all'ultima goccia di sangue.

Adam Howe è stato in grado di costruire un racconto breve, semplice e folgorante, che mi ha tenuta avvinta fino all'ultima pagina. Stile giusto, scorrevole ma imbevuto di dettagli luridi, paura e sudore che mi hanno dato l'impressione di aver visto un film, più che di aver letto delle parole nere su una pagina bianca. E non un film qualunque: impossibile non notare i richiami allo scontro animalesco di Luke Skywalker contro il Rancor in "Episodio VI: Il ritorno dello Jedi", richiamato poi anche dalla lotta di Han Solo contro Chewbecca in "Solo: a Star Wars story", ma il concept è stato del tutto rielaborato, infangato, adattato allo sfondo del lavoro sporco. In questo racconto funziona tutto, ogni singola parola si trova in equilibrio e in proporzione perfetta rispetto alle altre. Una traduzione magistrale, editing da paura. Inutile dirlo: CasaSirio si riconferma una delle case editrici indipendenti più interessanti del panorama editoriale, con una particolare attenzione a tutto ciò che è pop, noir, intenso e bollente come caffè amaro.

Se non avete paura di sporcarvi, consiglio anche a voi di leggere questo racconto. Come? Semplice: potete trovarlo qui, cliccando in fondo alla pagina su "Leggi KID COOPER di Adam Howe". Non solo. A quel link potete anche preordinare l'antologia di racconti in uscita il 21 settembre, così da assicurarvi di riceverla insieme alla borsa shopper in edizione limitata. Fossi in voi, non ci penserei due volte. Io, per conto mio, ho già fatto il mio pre-ordine e ora sono qui, a mordermi le labbra mentre pregusto gli altri racconti dell'antologia, sperando che siano intrisi di quel mucho mojo che qui mi ha stregata.


- Alice