venerdì 9 novembre 2018

Il ventaglio sulla pelle, di Barbara Sarri

Non sono mai stata un’amante degli harmony, ma mia madre sì. Uno dei primissimi ricordi della mia infanzia mi vede scalare la sua libreria bianca, quella della nostra prima casa, intenta a spulciare tra i suoi titoli in cerca di qualcosa di proibito, come il libro sul parto. Dio, quello non mi ha fatto dormire per giorni!



Ehm, stavamo dicendo? Sì, gli harmony di mamma.
Crescendo non posso dire di aver mai condiviso la sua passione. Non mi piacevano le storie d’amore. Preferivo quelle che parlavano di foreste, di lupi. Di bambine forti che non si lasciavano mai sconfiggere dalle crudeltà della vita. Poi la vita ha giocato un brutto scherzo anche a me e le cose sono cambiate. Avevo bisogno di costruirmi un mondo nuovo, uno non troppo crudele in cui le cose brutte non succedevano per davvero. Così ho iniziato a leggere fantasy, a immaginare storie nella mia testa bacata. Non ho più preso in mano un harmony, nemmeno per sbaglio. Li guardavo da lontano, ripensando alla libreria che scalavo da piccina. Ripensando a mia madre e a quanto si arrabbiava con me quando le fregavo i libri. Poi, qualche settimana fa, una ragazza estremamente gentile ci ha contattate. Ci ha chiesto di leggere il suo romanzo, perché aveva un messaggio da diffondere, qualcosa che parlava di violenza sulle donne e di rinascita. Sulle prime ero molto dubbiosa; il libro che ci era stato spedito era un harmony, quel genere da cui avevo preso le distanze da tempo. Tuttavia, per i temi trattati, mi ricordava in qualche modo "Rose Madder", uno dei miei romanzi preferiti, e per questo ho deciso di dargli una possibilità.




"Il ventaglio sulla pelle" parla di Isabel Blanco, un’investigatrice di origini spagnole con la passione per il flamenco, passione che l’ha portata a diventare insegnante presso un centro antiviolenza chiamato “Una rosa non un pugno”.
Sin dalle prime pagine capiamo subito che, come le ragazze che aiuta, anche Isabel nasconde un passato turbolento nel suo bagaglio personale. Qualcosa l'ha sconvolta, è chiaro, eppure questo non sembra abbatterla, almeno fino a quando un misterioso killer inizia ad assassinare delle ballerine di flamenco. Insieme a Romeo, commissario di polizia, Isabel scopre di essere coinvolta sin troppo da vicino in una vicenda di cui non vorrebbe fare parte, una vicenda che parla direttamente dal passato.

Devo dire che, nonostante i dubbi iniziali, la lettura è stata piacevole. Parliamo di un romanzo non  impegnativo, di appena 186 pagine. La trama è lineare, non troppo complessa ed è proprio questa sua immediatezza a trasmettere bene il messaggio dell’autrice: a volte ci innamoriamo delle persone sbagliate, quelle capaci di renderti la vita un inferno. Possiamo iniziare e rompere una relazione anche cento volte prima di capire di doverla chiudere sul serio e, purtroppo, spesso riuscirci non è semplice. Superarla, non è semplice. Ma con l’aiuto e il sostegno di una famiglia (in questo caso il centro antiviolenza) la strada da compiere può essere meno ripida.





Ottimi i riferimenti alla Spagna e al flamenco, un po' meno buoni l'antagonista, forse troppo stereotipato nel suo essere cattivo, e la protagonista, a volte vittima della troppa "perfezione" che in genere si tende ad affidare ai propri personaggi. Insomma, qualche difetto in più alla cara Isabel non mi sarebbe dispiaciuto, anche se devo ammettere di averla apprezzata nella parte quarta del libro (che non voglio spoilerare). In conclusione, parliamo di un romanzo che ho letto abbastanza volentieri, pur allontanandosi dal mio genere di lettura abituale. Un libro adatto a chi cerca qualcosa di leggero, ma foriero di un messaggio forte. Dunque sì, se sei un’amante del genere o senti di capire fin troppo da vicino i temi trattati da Barbara Sarri, te ne consiglio la lettura. Il primo passo per uscire dal vortice della violenza è realizzare di non essere sole, sapere che ci sono altre persone, là fuori, capaci di capirti e tenderti una mano.

- Francesca

venerdì 2 novembre 2018

Nuove realtà editoriali: Sad Dog Project, tra fantascienza, horror e glassa di zucchero


Immaginate un futuro distorto in cui la piccola e media editoria indipendente abbia, alla fine, perso la sua battaglia contro i colossi dei maggiori editori.
Fatto? Bene.
Ora fingete di essere un giovane autore esordiente, uno di quelli che non si caga nessuno. In tasca avete qualche spicciolo, fazzoletti accartocciati e un grande sogno: quello di pubblicare. Anzi, qualcosa di meglio: un manoscritto. Ci avete lavorato per anni, tra una tazza di caffè e l'altra alle due di notte, distrutti dalla stanchezza dopo l'ennesima, grigia giornata di lavoro, ma ora, finalmente, l'opera è pronta. Bisogna solo trovare qualcuno che ve la legga.
Peccato. Di cosa? Beh, che in questo mondo ipotetico non ci siano più editor, né concorsi letterari. Le agenzie letterarie free? Puff, scomparse. Esistono solo questi grossi colossi irraggiungibili, asserragliati nei loro grattacieli grigi, le cui vie d'accesso sono sbarrate da una durissima selezione indetta dalle agenzie letterarie rimaste. Agenzie gigantesche, mastodontiche, che hanno inglobato tutte le più piccole e ora chiedono cifre altissime agli esordienti solo per leggere il loro libro, senza alcuna garanzia di passarlo al big boss alle loro spalle. Cifre che voi non potete permettervi.
Cominciate a sentirvi scoraggiati e a disagio? E' normale, ragazzi: un mondo del genere è la morte della fantasia.
Ma non dell'editoria. Già, perché esistono progetti, anche ai giorni nostri, che riescono a ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto nel panorama culturale. Non sto alludendo al self-publishing, bensì a forme sperimentali editoriali che, anche in un futuro distopico, riuscirebbero comunque a sopravvivere e moltiplicarsi, diventando la nuova forma di aggregazione tra giovani autori decisi a difendere la libertà e l'universalità della scrittura.

Sto parlando di Sad Dog Project, un'interessantissima realtà editoriale nata pochi anni fa in risposta al self-publishing indiscriminato e alla decisione di molte case editrici di non dare spazio al racconto breve e lungo, soffocando un polmone verde della produzione letteraria di genere.
Ma perché non parlo chiaramente di casa editrice?
Beh, semplice: perché Sad Dog non la è. E non è nemmeno un luogo in cui trovare servizi editoriali. Il modo migliore per definirla è "un collettivo di autori emergenti indie", ossia indipendenti. Ma leggiamo insieme:


Geniale. Non posso definire in altro modo questo progetto, fondato da quattro autori di grande pregio: Diego Tonini, Lorenzo Sartori, Ilaria Pasqua e Mario Pacchiarotti, tutti provenienti da città diversissime sparse sul territorio italiano, riunitisi nell'ottica di ricucire il patrimonio nazionale in fatto di letteratura breve, di genere che spazia dall'horror, alla fantascienza, al fantastico, alla weird novel.
Di loro non avevo ancora avuto il piacere di leggere nulla, fino a quando io e la mia socia non siamo andate a Stranimondi 2018, a Milano, la più grossa fiera di fantascienza e letteratura di genere che ci sia in Italia. Posticino piccolo e non troppo ben servito dal punto di vista delle cibarie, va detto, ma non per questo inadatto a ospitare, da parte degli organizzatori (DelosEdizioni Hypnos e Zona 42), nomi di levatura spaventosa: Licia Troisi e Ian McDonald, tanto per citarne un paio. A proposito: Ian, anche se non leggerai mai questo blog, grazie. Per la splendida conferenza, per le fotografie, gli autografi, la tua incredibile gentilezza da orso buono. Ti voglio bene e sappi che le tue parole mi hanno davvero illuminata. 

Tornando a Sad Dog: il loro processo editoriale è unico, veloce e pronto a offrire risposte agili alle richieste del mercato. Ciascuno degli autori, infatti, verifica il lavoro degli altri in un processo di editing condiviso e in un confronto costante che accompagna l’intero work in progress della scrittura. Devo ammettere che qua e là qualche refuso ed erroruccio di punteggiatura si trova, ma i racconti sono talmente trascinanti da farli dimenticare.
La proposta di Sad Dog è mirata: "Abbiamo deciso di concentrarci sui racconti di genere, un prodotto che le case editrici non hanno interesse a pubblicare. Troppo lavoro a fronte di profitti minimi", spiega Lorenzo Sartori. "Ma noi in questo formato crediamo e riteniamo sia un peccato che storie avvincenti che si leggono in una o due serate o durante gli spostamenti sui mezzi pubblici non possano venire condivise", gli fa eco Ilaria Pasqua.

I racconti di genere pertanto non rappresentano un vincolo, ma sono una risorsa che caratterizza l’originalità di Sad Dog, aperta a storie brevi che spaziano dal noir al thriller, dalla fantascienza all’horror al giallo. "Sad Dog va a colmare quello spazio che le case editrici spesso non prendono in considerazione", dice Mario Pacchiarotti, "ma quando si tratta di romanzi e di formati più convenzionali, tutti noi pubblichiamo con altri editori."

I tempi di incubazione e lavorazione dei racconti sono rapidi, perché Sad Dog riunisce figure differenti che si occupano della grafica, del marketing, della promozione e comunicazione, mescolando la competenza di un professionista con l’entusiasmo di un autore che cerca il meglio per il suo lavoro e fa di tutto per pubblicarlo senza lunghe attese. Flessibilità, ascolto e creatività sono le parole chiave di Sad Dog.

Concetti che ho ritrovato anche nei loro libri, perlopiù storie-lampo da leggere come uno shot, tutte in un sorso: di Ilaria Pasqua, "Danger", "Verso la barriera" e "Cecità bianca"; firmato invece da Diego Tonini ho avuto modo di gustarmi "Murder, she baked", una delle storie più deliziosamente horror e appiccicose di sangue e glassa di zucchero che io abbia mai letto. Dei tre della Pasqua mi è piaciuto specialmente "Verso la barriera", ma ho trovato interessante anche "Danger" e a dir poco entusiasmante i primi tre quarti di "Cecità bianca", che potrebbe benissimo diventare una sceneggiatura per uno dei prossimi episodi di Black Mirror. Dico tre quarti perché sia in "Danger" che in "Cecità bianca" ho trovato ottime premesse che poi ho fatto fatica a incastrare in maniera non dissonante con i finali proposti, ma che proprio per questa peculiarità mi hanno stregata, spingendomi a chiedermi quale fosse la corretta interpretazione della storia e se la chiave di lettura che ho trovato io fosse l'unica possibile.
Il prossimo che leggerò sarà "Home run" di Lorenzo Sartori, di cui ho acquistato anche "Lo strano caso di Michael Farner", edito da Nativi Digitali Edizioni. Fra l'altro, con Lorenzo ho avuto il piacere di chiacchierare per qualche minuto e posso dirvi che l'ho trovato una persona umile, gentile e davvero piacevole.

Non posso far altro che consigliarvi di sfogliare il catalogo Sad Dog, in cui stanno iniziando a figurare anche nuovi autori, qualche romanzo breve e tante, stuzzicanti novità.

E per quanto riguarda il nome?
Ve lo faccio spiegare direttamente da Diego Tonini: "stavo scrivendo un racconto e ho visto la mia cagnolina seduta lì vicino con la sua espressione triste e ho pensato: se avrò una casa editrice la chiamerò sad dog".


- Alice