Non sono mai stata un’amante degli harmony, ma mia madre sì. Uno dei primissimi ricordi della mia infanzia mi vede scalare la sua libreria bianca, quella della nostra prima casa, intenta a spulciare tra i suoi titoli in cerca di qualcosa di proibito, come il libro sul parto. Dio, quello non mi ha fatto dormire per giorni!
Ehm, stavamo dicendo? Sì, gli harmony di mamma.
Crescendo non posso dire di aver mai condiviso la sua passione. Non mi piacevano le storie d’amore. Preferivo quelle che parlavano di foreste, di lupi. Di bambine forti che non si lasciavano mai sconfiggere dalle crudeltà della vita. Poi la vita ha giocato un brutto scherzo anche a me e le cose sono cambiate. Avevo bisogno di costruirmi un mondo nuovo, uno non troppo crudele in cui le cose brutte non succedevano per davvero. Così ho iniziato a leggere fantasy, a immaginare storie nella mia testa bacata. Non ho più preso in mano un harmony, nemmeno per sbaglio. Li guardavo da lontano, ripensando alla libreria che scalavo da piccina. Ripensando a mia madre e a quanto si arrabbiava con me quando le fregavo i libri. Poi, qualche settimana fa, una ragazza estremamente gentile ci ha contattate. Ci ha chiesto di leggere il suo romanzo, perché aveva un messaggio da diffondere, qualcosa che parlava di violenza sulle donne e di rinascita. Sulle prime ero molto dubbiosa; il libro che ci era stato spedito era un harmony, quel genere da cui avevo preso le distanze da tempo. Tuttavia, per i temi trattati, mi ricordava in qualche modo "Rose Madder", uno dei miei romanzi preferiti, e per questo ho deciso di dargli una possibilità.
"Il ventaglio sulla pelle" parla di Isabel Blanco, un’investigatrice di origini spagnole con la passione per il flamenco, passione che l’ha portata a diventare insegnante presso un centro antiviolenza chiamato “Una rosa non un pugno”.
Sin dalle prime pagine capiamo subito che, come le ragazze che aiuta, anche Isabel nasconde un passato turbolento nel suo bagaglio personale. Qualcosa l'ha sconvolta, è chiaro, eppure questo non sembra abbatterla, almeno fino a quando un misterioso killer inizia ad assassinare delle ballerine di flamenco. Insieme a Romeo, commissario di polizia, Isabel scopre di essere coinvolta sin troppo da vicino in una vicenda di cui non vorrebbe fare parte, una vicenda che parla direttamente dal passato.
Devo dire che, nonostante i dubbi iniziali, la lettura è stata piacevole. Parliamo di un romanzo non impegnativo, di appena 186 pagine. La trama è lineare, non troppo complessa ed è proprio questa sua immediatezza a trasmettere bene il messaggio dell’autrice: a volte ci innamoriamo delle persone sbagliate, quelle capaci di renderti la vita un inferno. Possiamo iniziare e rompere una relazione anche cento volte prima di capire di doverla chiudere sul serio e, purtroppo, spesso riuscirci non è semplice. Superarla, non è semplice. Ma con l’aiuto e il sostegno di una famiglia (in questo caso il centro antiviolenza) la strada da compiere può essere meno ripida.
Ottimi i riferimenti alla Spagna e al flamenco, un po' meno buoni l'antagonista, forse troppo stereotipato nel suo essere cattivo, e la protagonista, a volte vittima della troppa "perfezione" che in genere si tende ad affidare ai propri personaggi. Insomma, qualche difetto in più alla cara Isabel non mi sarebbe dispiaciuto, anche se devo ammettere di averla apprezzata nella parte quarta del libro (che non voglio spoilerare). In conclusione, parliamo di un romanzo che ho letto abbastanza volentieri, pur allontanandosi dal mio genere di lettura abituale. Un libro adatto a chi cerca qualcosa di leggero, ma foriero di un messaggio forte. Dunque sì, se sei un’amante del genere o senti di capire fin troppo da vicino i temi trattati da Barbara Sarri, te ne consiglio la lettura. Il primo passo per uscire dal vortice della violenza è realizzare di non essere sole, sapere che ci sono altre persone, là fuori, capaci di capirti e tenderti una mano.
- Francesca